«Ho tanto cercato il mio posto nel mondo ed era dentro di me: proprio dove mi batte il cuore, dove fluisce il mio sangue, dove respiro, piango e rido restando viva. Il mio destino sono io. Non mi lascerò più trascinare dagli eventi. Nel bene e nel male tutto quello che mi accadrà l’avrò voluto io». (Da una lettera di Elsa pag.43)
Il noto e pluripremiato regista e sceneggiatore turco Ferzan Ozpetek, si cimenta per la terza volta a scrivere un romanzo. Dopo il bestseller Rosso Istanbul del 2013 e Sei la mia vita del 2015 è ora la volta di Come un respiro Ed. Mondadori, Collana Strade blu, pag.157.
Ambientato tra Istanbul e Roma, copre un lasso di tempo che va dal 1969 al 2019 e vede come protagoniste due sorelle Adele ed Elsa, innamorate dello stesso uomo ma così diverse nello scontare la loro colpa di essere donne in bilico tra il vivere ed il sopravvivere e nell’esternare i loro alterni sentimenti.
Dalla seconda di copertina leggiamo la prefazione intrigante e originale del romanzo: «È una domenica mattina di fine giugno e Sergio e Giovanna, come d’abitudine hanno invitato a pranzo nel loro appartamento al Testaccio due coppie di cari amici: Giulio ed Elena, Annamaria e Leonardo. Stanno facendo gli ultimi preparativi in attesa degli ospiti quando una sconosciuta si presenta alla loro porta. Molti anni prima ha vissuto in quella casa e vorrebbe rivederla per un’ultima volta. Il suo sguardo sembra smarrito come se cercasse qualcuno o qualcosa…». Il suo nome è Elsa Corti e dalla sua borsetta, oltre agli oggetti personali, si intravede un fascio di lettere mai aperte all’interno delle quali si nasconde un amaro segreto che sarà rivelato ai lettori quasi al termine del romanzo ma che i più smaliziati possono indovinare già dalle prima pagine, quasi leggendo la sceneggiatura di un film.
Elsa ha la certezza che certi luoghi hanno la capacità di trattenere le emozioni, proprio come fa un essere umano con il respiro e rilasciarle lentamente nell’aria rarefatta dei sentimenti e dei ricordi. Sente prepotentemente la voglia di ritornare in quella casa che l’ha vista soffrire. Ma il destino ha in serbo per lei una fine amara e sarà Adele a svelare i tanti segreti di un rapporto tra sorelle nutrito di odio, rancore, invidia, solidarietà femminile in un legame indissolubile tra loro e con la vita stessa.
Il romanzo ha come ordito le lettere che Elsa in tanti anni ha scritto a sua sorella Adele senza mai avere una risposta e come trama una prosa lineare ed accattivante che lega le missive tra loro costituita da un crescendo di emozioni e di sentimenti discordanti, di leggende orientali e di verità mai rivelate. È una storia che avvince ed ammalia il lettore perché è un viaggio nei sentimenti, una vicenda oscura che divide due sorelle e determina uno stato di attesa nella mescolanza tra passato e presente, oriente ed occidente, amore e tradimento. Domina tutto questo la descrizione di una città, Istanbul, magica e voluttuosa ai nostri occhi con gli alti minareti delle moschee, il suo Bazar colorato, i suoi hamam nelle viuzze dei quartieri popolari che trasudano degli odori di cibo speziato, l’aria salmastra del Bosforo, le ville ed i palazzi ottomani di rara architettura e bellezza.
Il romanzo, se pur con un finale prevedibile, si fa leggere per questo: la prosa fluida e scorrevole, l’impianto narrativo solido e ben costruito e sceneggiato, il ritmo narrativo sorprendente ed incalzante, l’attenzione costante dell’autore ai personaggi, il fascino delle descrizioni, il cammeo che vede protagonista lo stesso Ozpetek nei panni di Orhan, un giovane che manca un incontro amoroso per un ingresso sbagliato nell’atmosfera languida e sognante di un bagno turco,la visita all’harem dell’ultimo sultano che confonde come tutti gli uomini l’amore con il desiderio di possesso, l’avvicendarsi di fantasmi ed ombre tra sogno e realtà. Insomma un libro da leggere tutto d’un fiato per comprendere la personalità di Ozpetek uomo e regista.
Ferzan Ozpetek è nato ad Istanbul nel 1959 ma dal 1976 vive a Roma. Il suo debutto cinematografico è nel 1997 con il film Il bagno turco cui seguono Harem Suarè, Le fate ignoranti, La finestra di fronte, Cuore sacro, Saturno contro, Un giorno perfetto, Mine vaganti, Magnifica presenza, Allacciate le cinture, La Dea Fortuna. Nel 2011 intraprende una nuova avventura professionale debuttando come regista teatrale con l’opera lirica Aida a cui segue La Traviata nel 2012 per il Teatro San Carlo di Napoli. Il 27 settembre 2016, nella sala consiliare del Campidoglio di Roma si è unito in matrimonio con Simone Pontesilli, con cui conviveva da quattordici anni. Nel 2019 ha ottenuto la cittadinanza onoraria di Napoli.