«La Nothomb torna in libreria con Gli aerostati, romanzo frizzante e molto letterario che racconta il rapporto tra un ragazzo viziato e la sua insegnante. Da leggere fino all’ultima riga» Daria Galateria
Lo scorso 25 febbraio è uscito anche in Italia l’ultimo romanzo della scrittrice belga Amèlie Nothomb dal titolo Gli aerostati per la Casa Editrice Voland, nella Collana Amazzoni,pag.128. Dopo aver risposto ad un annuncio Ange, una brillante studentessa diciannovenne di filologia, inizia a dare ripetizioni a Pie, uno strano ragazzo sedicenne, dislessico ed incompreso dai suoi genitori piuttosto rozzi ed inconcludenti. Pie è affascinato dalla matematica, in particolare dal funzionamento degli aerostati balene volanti,silenziose ed aggraziate e disprezza la letteratura. Ange lo incoraggia a leggere un classico dopo l’altro. Il rapporto tra i due giovani diventa speciale ed anche Ange avrà tanto da imparare dal suo allievo.
In diretta streaming hanno dialogato con l’autrice Daria Galateria e Daniela Di Sora.
La prima domanda è scontata. Quale libro porterebbe con sé da leggere su un’isola deserta?
«Il Don Chisciotte di Miguèl de Cervantes, non avrei alcun dubbio».
E un libro della letteratura francese contemporanea?
«Pacific di Stephanie Hochet che parla del Giappone del 1945, una lettura sconvolgente (N.d.r. Sarà pubblicato in Italia nel mese di aprile)».
Gli aerostati è il suo 29esimo romanzo, scritto in uno stato di grazia. C’è qualcosa di autobiografico? Ange e Pie, i protagonisti devono conquistare una spensieratezza nonostante la giovane età.
«Anche io a 19 anni ero spaventata e molto seria, quasi rigida e davo ripetizioni di francese. Un miracolo che poi sia andato tutto bene».
Angie a soli 19 anni, tende ad essere una critica letteraria per Pie, un ragazzino molto insicuro. La caratteristica umoristica del romanzo la dà il giovane che prende lezioni, dicendo per esempio che Il rosso e il nero di Stendhal fa schifo. La critica letteraria è quindi rovesciata, come mai?
«Nello scrivere questo romanzo ho tratto ispirazione dalle numerose esperienze fatte con i miei allievi. Io amo mantenere una corrispondenza con i giovani ai quali consiglio spesso libri difficili. I giovani sono capaci di fare una critica brillante dei libri che leggono e bisognerebbe spingerli sempre e comunque alla lettura».
In questo romanzo, rispetto agli altri, c’è di più il mondo moderno?
«Io ho un rapporto strano con il mondo moderno,sono più regime ma sono anche molto apprezzata dai giovani. Consiglio spesso la lettura de l’Iliade e dell’Odissea perché le ritengo due opere molto attuali e i giovani si appassionano alle storie degli eroi greci ed alle loro avventure. Ne sono veramente affascinati. Tempo fa ho tradotto metà dell’Iliade dal greco antico».
Nel romanzo si citano le Metamorfosi di Kafka, Il diavolo in corpo di Raymond Radiguet, Il rosso e il nero di Stenfhal. L’identità viene vista come scoperta o come scelta?
«Tutta la questione risiede nell’identità. Gli adolescenti oggi hanno la capacità di scegliere. Io ho scelto di essere una donna letteraria e non politica come avrebbero voluto i miei genitori».
Quando è avvenuta questa scelta?
«Avevo 17 anni ed il libro determinante per questa scelta fu Lettere ad un giovane poeta di Rainer Maria Rilke».
La lettura di determinati libri offre una maggiore possibilità di scelta?
«Certo è così. Abbiamo il diritto di scegliere anche contro il parere dei genitori. Io ho fatto tutto questo, come ho detto, a 17 anni».
I titoli dei suoi libri sono dei gioielli letterari. Perché aerostati?
«Il titolo è l’esplicazione mistica dei contenuti del libro. Nella scelta sono fondamentali due criteri: la bellezza e la chiave di lettura. È necessario scegliere sempre un buon titolo. Se non lo si trova vuol dire che quel libro non è un buon libro. In Germania il mio penultimo libro dal titolo Sete è stato tradotto con il termine Passione. Non va bene,volevo morire!».
C’è bisogno di avere dei nemici per crescere , per diventare forti ,come diceva Nietzsche ?
«Anche la famiglia, i genitori possono essere dei nemici. Pie ha dei genitori tremendi e quindi si può liberare più facilmente. Io avevo dei genitori splendidi eppure mi sono ugualmente liberata di loro per percorrere la mia strada. Bisogna ucciderli, metaforicamente parlando».
Che tipi di delitti sono questi? Servono a liberarci e a liberare la vita, non motivare la morte come accade nei romanzi gialli o nei noir?
«Io scrivo per liberarmi anche dai sensi di colpa e per essere se stessi bisogna liberarsi di tutto, anche della famiglia,della società. È un combattimento quotidiano».
Nei suoi romanzi si trovano spesso nomi epicemi che non rivelano da subito il sesso del personaggio. Come mai questa scelta?
«In Francia e in Italia siamo sempre costretti a fare una scelta ,a scegliere uomo o donna. Io penso che dobbiamo rimanere nell’incertezza,nell’ambiguità. Sei un uomo o sei una donna? Non lo so. Dipende dall’orario, dal giorno, dagli incontri fatti, da tante cose. Non vedo la necessità di separare drasticamente il maschile dal femminile. Diamo valore all’ambiguità».
Lei è giunta ad una pacificazione con il suo passato, con il Belgio e Bruxelles?
«A Bruxelles c’è una forte opposizione tra la cultura fiamminga e quella francese anche se non se ne parla molto. La prima di origine germanica è organizzata e precisa, la seconda latino-romanza si basa sulla fantasia,la creatività. Le due cose possono conciliarsi anche senza una scelta precisa, basta restare nel mezzo. Penso che questo libro è frutto di una riconciliazione».