Il Teatro Bellini di Napoli ospita fino al 2 novembre La grande magia di Eduardo De Filippo, per la regia di Gabriele Russo con: Natalino Balasso, Michele Di Mauro, Veronica D’Elia, Gennaro Di Biase, Christian Di Domenico, Maria Laila Fernandez, Alessio Piazza, Manuel Severino, Sabrina Scuccimarra, Alice Spisa, Anna Rita Vitolo. Le scene sono di Roberto Crea, i costumi di Giuseppe Avallone, le luci di Pasquale Mari, le musiche di Antonio Della Ragione. Lo spettacolo è stato prodotto dalla Fondazione Teatro di Napoli-Teatro Bellini, Teatro Biondo di Palermo, Emilia Romagna Teatro ERT/Teatro Nazionale.
La grande Magia, scritta nel 1948 ed inserita dall’autore nella serie di opere chiamate Cantata dei giorni dispari, venne accolta con una certa ostilità dal pubblico forse perché troppo pirandelliana. Il testo analizza infatti il sorprendente rapporto tra realtà e illusione e tra vita e teatro.
In un grande albergo di una località termale frequentato da agiati borghesi, la direzione ,per divertire gli ospiti ,ha ingaggiato il mago Otto Marvuglia. Tra i clienti c’è Calogero Di Spelta che si rende ridicolo per la sua sfrenata gelosia nei confronti di sua moglie Marta. I suoi sospetti non sono infondati perché la bella signora, per incontrare il suo amante corrompe il mago simulando la sua sparizione. Marvuglia riesce a convincere il marito geloso e disperato che sua moglie è intrappolata in una scatola. La sua apertura significherebbe accettare il tradimento della donna. L’uomo non si separerà più dalla scatola e non l’aprirà preferendo credere all’illusione che sua moglie sia lì dentro, sempre con sé e fedele al suo amore.
A sipario aperto e luci soffuse, la voce di Eduardo viene ascoltata dagli spettatori con quella sacralità che si riserva ad uno dei più grandi drammaturghi. De Filippo stesso spiega agli spettatori come si senta più affezionato a questa commedia alla stregua di un padre che rivolge maggiori attenzioni al figlio incompreso E dice: “ E’ la commedia che forse mi sta più a cuore e che mi ha dato più dolore […]Ho voluto dire che la vita è un giuoco e questo giuoco ha bisogno di essere sorretto dall’illusione la quale a sua volta deve essere alimentata dalla fede . E ho voluto dire che ogni destino è legato al filo di altri destini in un giuoco eterno: un gran giuoco del quale non ci è dato scorgere che particolari irrilevanti”. ( Dal prologo della ripresa televisiva del 1964). E nell’allestimento proposto da Gabriele Russo queste parole assumono significati ancora più profondi e attuali vista la complessità del testo che si presta a numerose chiavi di lettura. La grande magia è infatti il luogo dell’incertezza, dell’illusione, delle visioni, delle sparizioni, dell’eterna domanda è vero o è falso?, del disperato attaccamento a qualcosa o a qualcuno che ci dimostri che la realtà poi non è così lontana da ciò che desideriamo. Otto Marvuglia, un ottimo Michele Di Mauro, riesce ad incarnare appieno questo non-luogo ricoprendo istrionicamente ora il mago visionario e ciarlatano, ora l’imbonitore, il consolatore,il fine persuasore, il possessore indiscusso del terzo occhio al pari di uno sciamano.E Calogero Di Spelta, portato in scena da uno straordinario Natalino Balasso, restituisce al pubblico un personaggio ricco di sfumature dove incertezze, paure e ossessioni diventano tangibili tanto da preoccupare il parentado. Il seducente fascino dell’illusione ha un potere catartico e salvifico al punto che preferisce non aprire mai quella scatola dove è rinchiusa sua moglie.
I due grandi interpreti , Michele Di Mauro e Natalino Balasso, vengono supportati dal resto della compagnia con un entusiasmo e una complicità davvero encomiabili attraverso una regia attenta, lucida, puntuale che convince gli spettatori a tributare lunghi e calorosi applausi.
Eduardo e il suo teatro hanno ancora una volta compiuto l’eterna magia.