Presentato alla 79esima Mostra dell’Arte Cinematografica di Venezia fuori concorso, il nuovo film di Paolo Virzì, Siccità, ripropone in chiave riveduta e corretta la stessa coralità di personaggi presenti in uno dei suoi film più iconici, ovvero Ferie d’agosto e nel cast addirittura la presenza di Silvio Orlando che questa volta veste i panni di un detenuto di Rebibbia. Ma procediamo con ordine iniziando dalla sinossi.
Roma ai giorni nostri. Da molto tempo non piove nella capitale. Il Tevere si è prosciugato e restituisce allo sguardo dei contemporanei molti tesori del passato. Numerosi personaggi si aggirano tra le strade, ognuno con le proprie storie e resi autentici forse da un problema comune: la mancanza d’acqua. File interminabili per assicurarsene una tanica tra spintoni ed improperi. Ma accanto a questi disperati ci sono altri che continuano a sprecarne tra vasche idromassaggio, fontane e piscine nelle loro aristocratiche residenze. Eppure tutti, ma proprio tutti vivono rabbia e solitudine e fanno fatica a comprendere che i loro destini sono legati a quelli degli altri e che sono ormai persone inaridite.
Ecco Antonio (Silvio Orlando) che si trova in prigione per aver ucciso la sua compagna e che quando ne ha l’occasione non sa godere della ritrovata libertà. Loris (Valerio Mastandrea), guidatore un tempo delle mitiche auto blu dei ministeri dialoga con le presenze inquietanti dei suoi genitori morti (Gianni Di Gregorio e Paola (Tiziana Cruciani ). Alfredo (Tommaso Ragno) attore sfigato ed ossessionato dai social. Mila (Elena Lietti), moglie di Alfredo, cassiera in un supermercato e madre isterica di un ragazzo adolescente introverso e problematico. Sara (Claudi Pandolfi) dottoressa all’ospedale Sant’Anna che scopre una nuova pandemia dovuta alle blatte. Luca (Vinicio Marchioni) suo marito e amante di Mila. Valentina (Monica Bellucci) che incurante dei divieti usa la sua vasca idromassaggio insieme al professore Del Vecchio (Diego Ribon), esperto in idrologia. Jacolucci (Max Tortora) un simpatico e iellato senzatetto, Giulia (Sara Serraiocco) una capace infermiera moglie di Valerio(Gabriel Montesi) guardia del corpo della paranoica Raffaella (Emanuela Finelli) e ancora tanti personaggi tutti da scoprire. Le loro storie si intersecano non senza difficoltà e in numerosi momenti del film la sceneggiatura arranca pur avendo le firme di Francesca Archibugi, Paolo Giordano, Francesco Piccolo e lo stesso Virzì.
La nostra impressione è che questa volta il noto regista livornese abbia messo sul fuoco troppa carne a cuocere e pertanto alcuni momenti del film risultano bruciati e non cotti a puntino.
C’è da chiedersi se con un cast così prestigioso si poteva fare di più e meglio. Certo, alcuni personaggi come quello di Antonio sono ben tratteggiati e strappano una riflessione e un sorriso ma sugli altri sarebbe meglio stendere un velo pietoso e ci riferiamo in particolare alla Valentina di Monica Bellucci che poteva avere, grazie alla notorietà dell’attrice, uno spessore ed una consistenza maggiori tale da avvicinarsi ad un ruolo degno de La grande bellezza.
Alcuni episodi funzionano meglio degli altri e non c’è da meravigliarsi vista la durata: 124 minuti!
Insomma il film non riesce a mantenere un ritmo costante e a dare un senso compiuto al discorso collettivo. Partito dall’ idea di dimostrare che tutti hanno bisogno di una redenzione, appare al termine involuto e sciatto. Peccato! Una grande occasione mancata.