L’umanità affiora in ogni sequenza del film ed è realizzata attraverso sguardi, gesti misurati ed inchini come da tradizione giapponese.
Plan 75 è stato presentato al 25esimo Far East Film Festival di Udine dove l’attrice protagonista giapponese Chieko Baisho ha ricevuto il premio alla carriera e al Festival di Cannes 2022 nella sezione Un Certain Regard dove si è aggiudicato la Menzione speciale del Premio Caméra d’or.
Il lungometraggio di Chie Hayawaka, classe 1976, al suo esordio cinematografico, parla di eutanasia, un tema di grande attualità e fortemente divisivo soprattutto in Italia che con il Giappone ha in comune una forte presenza di anziani nella società ed una bassa natalità.
La sequenza iniziale del film è ispirata ad un fatto realmente accaduto in Giappone nel 2008, il massacro di Akihabara, perpetrato in una casa di riposo.
L’emergenza civile dovuta all’invecchiamento della popolazione ha costretto i governanti nipponici a varare il cosiddetto Plan75. Compiuti i 75 anni di età gli anziani possono sottoporsi volontariamente all’eutanasia potendo contare sul supporto economico , logistico e psicologico del governo ,facendo leva sullo spirito di sacrificio che tanta parte ha nella cultura giapponese.
Nel film si intrecciano i destini della settantenne Michi che perde il suo lavoro pur godendo di buona salute(Chieko Baisho), del giovane procacciatore di anziani e venditore del programma Hiromu ( Hayato Isomura) che cerca di riallacciare un rapporto affettivo con lo zio Yukio (Taka Takao) e dell’infermiera Maria (Stefanie Arianne) che accetta tale mansione per inviare più soldi al marito e alla figlioletta malata che risiedono nelle Filippine .
Da subito gli spettatori si affezionano a Michi e desiderano che ritrovi la volontà di vivere così come ai giovani personaggi che fanno da contraltare alla sua vicenda che le faranno riscoprire il valore del contatto umano, della vita e dell’assurdità del programma Plan 75.
L’umanità affiora in ogni sequenza del film ed è realizzata attraverso sguardi, gesti misurati ed inchini come da tradizione giapponese.
La telecamera indugia sulla visione di appartamenti grigi e disadorni, prossimi ad essere abbattuti per fare posto a complessi residenziali per ospitare giovani famiglie. E i ricordi di un’intera esistenza foto, stoviglie, mobili, oggetti personali finiranno in mani fredde ed estranee e trattati nella migliore delle ipotesi come materiali di riciclo.
Alcune scene sono di una bellezza struggente e poetica: la mano di Michi che cerca quella della sua amica, la partita di bowling, il risveglio di Michi dopo l’ultima notte trascorsa nel suo appartamento e la scena conclusiva del film che riprende , con studiata lentezza, uno splendido tramonto.
Plan 75 è un bel film, da vedere perché ci spinge a riflettere su questioni universali: il rapporto tra i giovani e gli anziani, la solitudine e il senso di inutilità di questi ultimi, il sacrosanto desiderio di morire con dignità respingendo il dolore fisico e l’accanimento terapeutico, il nostro dialogare con la morte e con il tempo che passa inesorabilmente. Eppure Plan 75 non è un film triste grazie a Michi e alla sua interprete Chieko Baisho che ne cattura tutte le sfumature cromatiche simili a quelle della visione del tramonto che prelude all’arrivo dell’alba, un nuovo giorno.