É nelle sale Maria di Pablo Larraìn che chiude una sorta di trilogia dedicata dal regista cileno a tre donne che hanno segnato la storia del secondo ‘900.
Dopo Jacqueline Kennedy (Jackie 2016) e Lady D. (Spencer 2021) che hanno visto protagoniste rispettivamente Natalie Portman e Kristen Stewart, ora è la volta di Maria Callas che sullo schermo ha il fascino di Angelina Jolie.
Pablo Larraìn , insieme al fido sceneggiatore Steven Knight , descrive con la potenza delle immagini e della musica , l’ultima settimana di vita del noto soprano che morì a Parigi il 16 settembre 1977 a soli 53 anni , protetta dal maggiordomo e autista Ferruccio Mezzadri ( Pierfrancesco Favino) e dalla governante Bruna Lupoli (Alba Rohrwacher). Attraverso flashback e flashforward in bianco e nero o a colori e inserti onirici che la Callas- Angelina chiama visioni , il film mostra la grandezza di Maria ma anche la sua profonda solitudine. Dopo aver speso una vita per la lirica rimane intrappolata nei personaggi che ha portato sulle scene di tutto il mondo esiliandosi volontariamente a Parigi nel lussuoso appartamento al terzo piano in Avenue Georges Mandel al civico 36 dalle cui finestre poteva vedere la Tour Eiffel.
Maria ha perso la voce proprio quel dono che l’ha resa unica nel mondo della lirica che, unita alla fine della sua della relazione con Aristotele Onassis, che le preferì come legittima consorte Jacqueline Kennedy, la portano sulla strada della depressione combattuta con farmaci sempre più potenti e distruttivi. Maria è succube del suo passato e non riesce a distinguere la realtà dalla dimensione onirica.
Ma cosa aveva di così particolare la sua voce? Un timbro non omogeneo e di grande volume che la Divina imparò a controllare insieme ad una notevole estensione ed agilità. La Callas per prima conferì al bel canto e ai personaggi la dimensione introspettiva e psicologica che la resero una cantante d’opera unica ed ineguagliabile. La Callas è Norma, Rosina, Madama Butterfly, Tosca, Carmen…
L’effetto perturbante del canto nel film è rappresentativo di un artificio magico e dal sapore miracoloso. Le arie scelte sono funzionali alla narrazione e si concludono con Vissi d’arte vissi d’amore dalla Tosca di Giacomo Puccini che rende alla perfezione il pathos delle sue ultime ore di vita.
E’ sorprendente some Angelina Jolie sia riuscita a calarsi anima, corpo e voce nella Callas imparandone le movenze, la profondità dello sguardo, il sorriso, la malinconia e la tristezza restituendo agli spettatori una donna fragile e appassionata, insicura ed elegante, bisognosa di cure, attenzioni e adulazioni.
Maria deve vivere sulla scena, la Callas potrebbe farne a meno.
Dare vita ad un personaggio realmente esistito e così sfaccettato rappresenta un banco di prova arduo per qualsiasi attrice. Angelina Jolie ne esce consapevolmente vittoriosa grazie alla sua magistrale bravura che profuma di Oscar. Al termine della proiezione non si può non voler bene a Maria-Angelina come è stato testimoniato dagli applausi tributati al regista e al cast del film , presentato all’81esima Edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.
Per coloro che volessero approfondire la vita di Maria Callas e averne un ritratto inedito, suggeriamo di leggere: Maria Callas lettere d’amore di Renzo Allegri Ed. Mondadori 2008 e Callas nemica mia di Maria Di Stefano e Francamaria Trapani Ed. Rusconi 1992.