Luca Guadagnino ritorna nelle sale cinematografiche con Bones and All, un’opera potente e profonda tratta dal romanzo Fino all’osso della scrittrice Camille De Angelis edito in Italia da Panini Books, vincitore di un Alex Award nel 2016.
Presentato alla 79esima Mostra del Cinema a Venezia, Bones and All ha vinto meritatamente due premi: Leone d’argento per la regia a Luca Guadagnino e Premio Marcello Mastroianni come Migliore Interprete esordiente a Tylor Russell.
Il film racconta la storia di due adolescenti Maren (Taylor Russel) e Lee (Timothèe Chalamet alla ricerca della loro identità e di un loro posto nel mondo pieno di insidie e pericoli che non riesce a tollerare la loro natura di cannibali. I due si incontrano per caso, come avviene nelle più classiche storie d’amore ed intraprendono un lungo viaggio nelle squallide periferie di un’America reaganiana senza più sogni e speranze. A dispetto di tutte le strade battute che riconducono sempre alla loro terrificante realtà, si arrenderanno ed uno dei due sarà nutrimento per l’altro.
Ecco come Luca Guadagnino ha parlato del suo film durante la conferenza stampa a Venezia: «C’è qualcosa nei diseredati, in coloro che vivono ai margini della società che mi attira e mi commuove. Amo questi personaggi. Il cuore del film batte teneramente e d affettuosamente nei loro confronti. Mi interessano i loro viaggi emotivi. Voglio vedere dove si aprono le possibilità per loro, intrappolati come sono nelle impossibilità che devono fronteggiare. Vedo questo film come una meditazione su chi siamo e come possiamo superare quello che sentiamo, soprattutto se si tratta di qualcosa che non riusciamo a controllare. Infine, e soprattutto, quando riusciremo a ritrovarci nello sguardo dell’altro?».
Il film, come ogni capolavoro, ha diverse chiavi di lettura, tutte intrecciate tra loro in un mosaico dai toni scuri dove prevale il colore rosso del sangue.
Il regista palermitano, insieme allo sceneggiatore Dave Kajganich, affronta il tema del cannibalismo e con esso il tema universale della diversità.
Maren e Lee hanno paura, vergogna delle loro azioni, tendono ad isolarsi e a vivere disperatamente il loro amore adolescenziale. Entrambi hanno un segreto e si fidano l’uno dell’altro. Maren è un personaggio molto autentico e sfaccettato, reso magistralmente sullo schermo da Tylor Russell. In questa storia è la strega cattiva, colei che azzanna il dito ad una compagna di classe e che ha provocato la morte a colpi di morsi della sua baby sitter all’età di tre anni. Ma è anche l’unica figlia di un padre che l’abbandona ed è alla ricerca di una madre che non ha mai conosciuto.
Lee, magro e scapigliato con i suoi capelli rossicci, un insuperabile Timothèe Chalamet, è scappato di casa ma desideroso di attenzioni e di affetto, roso dal dubbio se mai riuscirà a legarsi a qualcuno a dispetto del tremendo istinto che lo spinge a divorare anche le persone che ama.
Il gruppo dei Kiss è in tour con Lick it Up quando Maren incontra il cannibale dei suoi sogni dopo essersi fidata di Sally, un indimenticabile Mark Rylance, che le mostra una treccia confezionata con i capelli delle persone che ha sbranato.
È doveroso dire che le sequenze forti non sono mai gratuite e la cinepresa lascia campo all’immaginazione dello spettatore.
Altro argomento affrontato dal film: il viaggio.
Maren e Lee attraversano un’America degli anni ‘80 tra fatiscenti distributori di benzina, strade polverose e infangate, lavanderie a gettone, squallidi pub e rifugi di fortuna tappezzati di verde marcio e con porte dalle maniglie unte.
Un’America che non accoglie, non accetta, non dialoga. Un’America che ha spazzato per sempre l’illusione del sogno americano.
Bones and All parla dei giovani e delle loro fragilità.
Il cannibalismo è una metafora per introdurci non solo nel tema del diverso ma una lente di ingrandimento che esplora le difficoltà incontrate dalle nuove generazioni nel dare vita alla bellezza e ai propri pensieri. Non c’è spazio per chi si sente emarginato e perso soprattutto in età adolescenziale quando le figure di riferimento sono i genitori e la carica rivoluzionaria, propria dei giovani, viene respinta senza appello, asfaltata da un bigottismo di comodo.
Il film ancora punta il dito su coloro che non si prendono cura della natura e del pianeta abbandonato a causa gli interessi economici dei grandi della Terra attraverso inquadrature che all’inizio sembrano delle cartoline realizzate con la tecnica dell’acquerello ma che poi risultano ampie e minacciose con la visione di tramonti rosso fuoco e limpide ma fredde sorgenti.
Bones and All è un film da vedere e da ricordare anche per il suo tono profetico. Tre possono essere gli aggettivi per descriverlo: inquietante, emozionante e surreale.
Meren e Lee non vanno giudicati perché essi sono, come ha detto Luca Guadagnino: «il riflesso cinematografico di tutte le possibilità che fanno parte di noi in quanto esseri umani».