«Il cinema è il modo più diretto per entrare in competizione con Dio». Federico Fellini
Da qualche giorno è nelle sale cinematografiche il tanto atteso film scritto e diretto da Paolo Sorrentino “È stata la mano di Dio” che ha vinto alla 78esima Mostra del Cinema di Venezia il Leone d’argento mentre il protagonista Filippo Scotti, alla sua prima esperienza cinematografica, ha ricevuto il Premio Marcello Mastroianni. Il film è stato scelto per rappresentare l’Italia agli Oscar 2022 e sarà disponibile dal 15 dicembre in streaming sulla piattaforma Netflix.
Fiumi di inchiostro sono stati versati per descrivere il film e le interviste a Paolo Sorrentino e agli interpreti ormai non si contano più. Noi di Mydreams per essere originali dovremmo semplicemente esortarvi ad andare al cinema e godervi 2 ore e 10 di grande spettacolo. Tuttavia qualcosa dobbiamo pur dire e cercheremo di farlo evitando i luoghi comuni che aleggiano ormai sul genio creativo del regista napoletano, una per tutti l’espressione ispirazione felliniana centrando la nostra recensione sulle diverse chiavi di lettura che offre il film.
Innanzitutto esso è una struggente lettera d’amore a Napoli e al suo mare profondo che si rivela dalle prime inquadrature del film. Chi tene ‘o mare ‘o saje tene ‘na croce e lo sa benissimo Armando, il contrabbandiere amico di Fabio Schisa-Paolo Sorrentino che imita alla perfezione il rumore dei motoscafi a 200 all’ora: tuff..tuff. Lo sa zia Patrizia che non ha il coraggio di lanciarsi nel vuoto per raggiungerlo e mettere fine alle sue sofferenze. Lo sanno i genitori di Fabio che comprano una casa a Roccaraso dove troveranno la morte. Lo sa Maradona nella sua casa a Posillipo. Lo sa San Gennaro che protegge da secoli una città di mare che fa spuma come il suo sangue.
Il film è un omaggio sentito a Maradona, venerato da tutti come un Dio. El pibe de oro salva la vita al protagonista. Napoli e i suoi abitanti si fermano quando lo intravedono passare per le vie della città in una delle sue auto di grande cilindrata. E Maradona ha la perseveranza , una dote di cui è sprovvisto il fratello di Fabio Schisa che non riesce a superare un provino con Fellini. Il grande giocatore dice con modestia: “Ho fatto quello che ho potuto, non credo di essere andato così male”.
Il film è una descrizione amorevole, approfondita, reale della famiglia del regista che investe non solo i suoi componenti ma anche gli ambienti dove essi vivono. Nulla è lasciato al caso: la TV in bianco e nero che scandisce la cronologia degli eventi narrati, i ninnoli , i soprammobili, le tende e i parati di una casa anni ‘80. I numerosi parenti sono descritti minuziosamente anche nelle loro abitudini, passioni, fragilità. Il marito di zia Patrizia volgare e manesco, lo zio rivoluzionario , la sorella del protagonista che vive praticamente in bagno, i genitori che scherzano tra di loro fischiando, la zia zitella e chiattona che finalmente riesce a trovare chi l’impalma, la contessa con la puzza sotto il naso che avrà un ruolo determinante nell’educazione sessuale e sentimentale di Fabietto, la parente acquisita che sfoggia la pelliccia in pieno agosto e al cimitero declama Dante, la pazzia di zia Patrizia, il fratello che consola. E ancora : la preparazione delle bottiglie di pomodoro, gli interminabili pranzi domenicali, le gite in barca, i tuffi e il mare sul quale si affaccia una città dai mille colori.
Il film è un sentito ringraziamento al regista Antonio Capuano con il quale Paolo Sorrentino ha collaborato nella scrittura di Polvere di Napoli nel ‘98.
“Tieni cocche cos ‘a raccuntà?” e Fabio risponde con tutto il suo dolore e la sua rabbia: “Non me li hanno fatti vedere!“ E il regista incalza urlando: “Non disunirti”. E Fabio non comprende. C’è il mare in tempesta, il Vesuvio incombe maestoso e grigio, le alte nuvole attraversate da pallidi raggi di sole aguzzi e frastagliati come frammenti di specchi rotti.
E Fabio per non disunirsi va a Roma . Dalle cuffiette del suo walkman ascolta sul treno Napule è accompagnato dalla visione benaugurante del Monaciello, lo stesso apparso a zia Patrizia.
Durante il viaggio si trasformerà in Paolo Sorrentino che con È stata la mano di Dio ha realizzato un film potente, bellissimo, commovente.