Dal 20 giugno è nelle sale cinematografiche Chevalier della regista greca Athina Rachel Tsangari, girato nel 2015, vincitore del London Film Festival nello stesso anno.
Grazie al successo internazionale tributato ai film di Yorgos Lanthimos , il cinema greco sta vivendo un periodo d’oro che spinge la distribuzione a recuperare produzioni precedenti come è appunto il caso di Chevalier e di Attenberg.
Nel bel mezzo del mare Egeo, sei uomini su uno yacht di lusso, decidono di intraprendere una gara per eleggere il migliore tra loro che si aggiudicherà l’anello della vittoria: lo Chevalier.
Quali sono le prove a cui si sottopongono il dottore (Yorgos Kendros), Josef (Vangelis Mourikis), Yorgos(Panos Koronis), Dimitris (Makis Papadimitriou), Christos (Sakis Rouvas), Yannis ( Kostas Filippoglou). Muniti di taccuino e penna si danno voti giudicando ad altranza gli aspetti più folli del maschio Alfa: dalla prestanza fisica all’abbigliamento, dalla capacità di montare in meno tempo un mobile Ikea ai valori delle analisi del sangue, dalle posizioni che i corpi assumono durante il sonno all’immancabile confronto sulle misure dei genitali nonché la potenza e la durata di un’ erezione. Chi vincerà questa gara che coinvolge anche il personale di bordo? Ovviamente non lo sveliamo per non togliere agli spettatori il finale non prevedibile.
Il film , originale e ben girato, è la metafora della competizione maschile ed il votarsi degli uomini alla lotta e alla prevaricazione sull’altro, una satira sulla vanità maschile vista con gli occhi di una regista intelligente e disincantata che condanna il maschilismo rendendo i protagonisti del film surreali, grotteschi, comici, infantili.
Chevalier è un film più maturo del precedente Attenberg che abbiamo recensito di recente perché si nota che la Tsangari, sostenuta questa volta dallo sceneggiatore Efthymis Filippou, tanto caro a Yorgos Lanthimos, opera una riscrittura delle regole sociali e dei comportamenti umani osservandoli in modo cinico e critico. Un film decisamente femminista perché racconta l’universo maschile dal punto di vista di una donna ( la regista) che punta il dito sui comportamenti maschilisti che pesano e determinano la quotidianità delle nostre vite e che sono alla base dei reiterati femminicidi. I sei protagonisti del film pertanto rappresentano la quintessenza dei difetti e dei comportamenti errati e tossici dei maschi a cui non bisogna guardare con benevolenza ma esprimendo una forte condanna.
Dai toni della commedia leggera si passa a quelli drammatici con l’aiuto della cinepresa che indugia sui volti e sui corpi dei protagonisti carpendone gli odori e gli umori. La lotta per emergere si fa sempre più serrata fino a mettere in ridicolo i comportamenti dei più deboli a cui è stato attribuito un punteggio basso. E in questa corsa al punto ciascun giocatore vuole ingraziarsi l’altro con ogni mezzo , corrompendo anche il personale di bordo che parteggia ora per l’uno, ora per l’altro.
Da Chevalier in poi possiamo dire che il cinema ellenico è vitale. Attendiamo con ansia altri film , autori, sceneggiatori, registi e attori che lo confermino. Siamo sulla buona strada.