Attenberg è un film del 2010 diretto da Athina Rachel Tsangari arrivato nelle nostre sale solo pochi giorni fa e precisamente lo scorso 13 giugno. É stato presentato in concorso alla 67esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia dove l’attrice Ariane Labed ha vinto la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile. (Il riconoscimento, indetto a partire dalla terza edizione della rassegna,1935,deve il suo nome al conte Giuseppe Volpi ,presidente della Biennale di Venezia e padre della Mostra del Cinema)
Il film è stato anche selezionato per rappresentare la Grecia come miglior film straniero ai Premi Oscar del 2012 e vede tra gli interpreti Yorgos Lanthimos nella sua unica prova di attore, il pluripremiato regista di Povere creature e nella vita marito della Labed, conosciuta proprio sul set di Attenberg.
La ventitreenne Marina (Ariane Labed) vive con il padre Spyros (Vangelis Mourikis), ex architetto e malato terminale di cancro in una imprecisata città industriale della Grecia dove lavora in un’acciaieria. Incapace di relazionarsi soprattutto con gli uomini, vive la sua vita attraverso i documentari televisivi di Sir David Attenborough e la sua amicizia con Bella (Evangelia Randou). Un giorno incontra un ingegnere (Yorgos Lanthinos) e consuma con lui il suo primo rapporto sessuale. Intanto Spyros sta sempre più male e Marina chiede alla sua amica Bella di concedersi a suo padre, quale ultimo regalo prima della morte.
Il film termina con le due ragazze che spargono le ceneri di Spyros nel mare.
Attenberg, il cui titolo è il cognome di David Attenborough storpiato da Belle, è un film lento, grigio, teso tra il desiderio di abbandonarsi alla scoperta dell’altro da sé nella relazione sessuale e una sorta di serpeggiante anaffettività che la protagonista prova nei confronti del proprio padre, della sua amica e dell’ingegnere. A nulla servono le camminate improvvisate anche con passi di danza con Belle, il cantare a squarciagola Tous les garcons et le filles di Francoise Hardy, il parlare durante il fare l’amore con l’ingegnere o il dialogare con il padre della morte : Marina resta fredda, algida nei rapporti interpersonali. Soltanto alla fine del film prova una sorta di pietà per il padre dando di sé un’immagine malinconica e disperata come lo è il paesaggio intorno a lei.
Attenberg avrebbe potuto essere un bel film se soltanto la regista Athina Rachel Tsangari che ne ha curato il soggetto e scritto la sceneggiatura, avesse osato di più ambientandolo per esempio in una città greca dai tratti più mediterranei in modo da esaltare le differenze tra gli stati d’animo dei personaggi e il luogo in cui essi vivono o magari se avesse scritturato attori più espressivi e dalle capacità recitative più sostenute. Siamo certi infatti che Vangelis Mourikis e Evangelia Randou non saranno ricordati per aver partecipato a questo film e soprattutto Lanthinos che, visto lo scarso talento di attore, è passato con migliore fortuna alla regia sfornando capolavori del calibro di La Favorita, Povere Creature e Kinds of Kindness. C’è anche da dire che la regista è stata produttrice dei suoi film d’esordio : Dogtooth(2009) e Alps(2011).
L’unica che ha sostenuto una prova attoriale accettabile è stata Ariane Labed, forse perché l’Italia e le giurie dei premi italiani sono spesso esterofile o seguono una sorta di criterio dell’alternanza attraverso il quale vengono premiati attori giovani di Paesi poco rappresentativi nel mondo del cinema. Non vorremmo che alla Labed succedesse quanto è accaduto all’attrice Adèle Exarchopoulos ,vincitrice del Premio Cesar quale migliore attrice esordiente nel 2014 per La vita di Adèle e di cui si sono perse un po’ le tracce.
Il prossimo 20 giugno uscirà nelle sale Chevalier, della Tsangari, girato nel 2015. Staremo a vedere.