Ultimo capitolo di un’ideale trilogia criminale iniziata con Romanzo criminale e Suburra
Dal 14 dicembre è nelle sale Adagio di Stefano Sollima (Pierfrancesco Favino, Adriano Giannini, Gianmarco Franchini, Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Francesco Di Leva, Lorenzo Adorni, Silvia Salvatori) presentato in concorso all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, ultimo capitolo di un’ideale trilogia criminale iniziata con Romanzo criminale e Suburra.
Ecco alcune note di regia: «Dopo le esperienze all’estero (N.del r. Soldado 2018- Senza rimorso 2021 ) finalmente sono ritornato a raccontare la mia città. Roma è cambiata e anch’io. L’ho osservata con occhi diversi percorrendo le sue strade con un altro passo. Un adagio. Questo è il racconto del declino inesorabile e struggente di tre vecchie leggende della Roma criminale alla ricerca di una redenzione impossibile in un mondo ancora più cinico, caotico e feroce di quello che avevano governato negli anni d’oro. Un mondo che schiaccia relazioni familiari, amichevoli e fraterne senza lasciare altri legami tra gli uomini al di fuori del denaro. Una città governata dal caos , dalla corruzione, dal cinismo e asfissiata dal caldo torrido, devastata dagli incendi e dal buio dei blackout. Ma c’è uno spiraglio di luce. La nuova generazione».
Roma, ai nostri giorni. Manuel ( Gianmarco Franchini ), capelli rasati, orecchini, occhiali da sole, collane, sneaker e cuffie che costano un botto, ascolta il rapper Shiva. Ha 16 anni e come tutti i ragazzi della sua età vuole godersi la vita anche se deve fare da badante al padre Daytona (Toni Servillo) affetto da demenza senile. Vittima di un ricatto, si reca ad una festa esclusiva per fotografare con il suo cellulare un equivoco personaggio politico ma, accortosi delle telecamere, fugge. Inseguito dai ricattatori (Adriano Giannini- Francesco Di Leva- Lorenzo Adorni) che vogliono eliminarlo perché lo ritengono uno scomodo testimone, è costretto a chiedere aiuto a due ex criminali, amici del padre: Polniuman (Valerio Mastandrea) e Cammello ( Pierfrancesco Favino).
Insieme a Stefano Bises, Stefano Sollima ha scritto un film potente e profondo sostenuto da un cast d’eccezione in particolare stato di grazia. Mastandrea, Giannini, Servillo e i comprimari Di Leva e Adorni rendono i loro personaggi credibili perché accarezzati dal regista per la loro condizione umana decadente e attraversata dalla violenza.
Sollima si è servito della fisicità degli attori per delineare i suoi personaggi che sicuramente entreranno nell’immaginario collettivo degli spettatori. La cecità di Mastandrea, la vecchiaia di Servillo , il cinismo di Giannini , la fragilità di Favino sono e saranno da manuale.
Le atmosfere e i veleni di Romanzo criminale e Suburra si stemperano in un racconto lento, un adagio appunto, non privo però di suspance e colpi di scena. É un noir tenebroso e fiammeggiante dove la fotografia di Paolo Carnera e le musiche dei Subsonica ci restituiscono una Roma quasi distopica tra i continui blackout ed incendi da novella Pompei.
In questo ambiente senza tempo dove prevale un’atmosfera di sconfitta e di speranza i vecchi criminali cercano una redenzione a dispetto del loro passato intriso di ferocia. La salvezza di Manuel dipende da loro e sono disposti a tutto a costo della vita. Inoltre sono consapevoli che sulla scena criminale odierna si sono fatti avanti sgomitando, individui insospettabili le cui uniche virtù sono quelle di non provare alcuna pietà e di essere schiavi del dio denaro.
La scena finale in cui Manuel regala le sue cuffie al figlio di Vasco (Giancarlo Giannini ) ci fa comprendere che la speranza e la salvezza sono nelle mani dei giovani che non devono pagare per gli errori commessi dai loro genitori.
Adagio è un film elegante e perfettamente riuscito. Si resta incollati allo schermo e al termine della proiezione ci sentiamo meno sconfitti e parenti stretti di Manuel.