La genesi del pluripremiato film The Father – Nulla è come sembra ha inizio nel 2012 quando il drammaturgo francese Florian Zeller metta in scena la sua pièce teatrale Il padre ottenendo larghi consensi di pubblico e critica. Quasi dieci anni dopo l’idea di trasformarla in un film che segna anche il debutto alla regia del suo autore. Protagonisti due attori straordinari, vincitori entrambi di un Premio Oscar: Anthony Hopkins e Olivia Colman rispettivamente nei ruoli di un padre Anthony e di una figlia Anne che inesorabilmente deve fare i conti con l’incipiente demenza senile di suo padre. Accanto a loro gli attori: Mark Gatiss (Bill), Imogen Poots (Laura), Rufus Sewell (Paul), Olivia Williams (Catherine). Il film è impreziosito dalle musiche di Ludovico. Einaudi.
In una recente intervista rilasciata a Valentina Colosimo per Vanity Fair alla domanda: “Cosa ha imparato da un grande attore come Sir Anthony Hopkins?”, Olivia Colman ha risposto: «Anthony è un uomo di grande dolcezza e gentilezza. Mi ha colpito il suo atteggiamento gioioso nei confronti della vita, la determinazione a godersela nonostante tutto. Non è un modo di fare molto comune tra gli anziani, è stata una grande lezione umana».
The Father non è il primo film a trattare di Alzheimer o demenza senile. Ne ricordiamo qualcuno: Le pagine della nostra vita (2004) di Nick Cassavetes, Lontano da lei(2008) di Sara Polley, Una sconfinata giovinezza (2012) del nostro Pupi Avati . Ma l’approccio di Florian Zeller nel trattare tale materia è rivoluzionario, innovativo . Egli ce ne parla attraverso lo sguardo di chi ne è vittima, mostrando a chi guarda il film ciò che il paziente vede, sente, vive. La memoria si confonde, i ricordi si accavallano, luoghi, tempo e spazio si mescolano nella mente dell’anziano protagonista come negli occhi dello spettatore che fino al termine della proiezione viene catapultato in uno stato confusionale perché nulla è come sembra.
Il racconto viene costruito sapientemente attraverso flashback, schegge di memoria, rabbia del protagonista, disperazione e commozione di chi gli ruota intorno impotente e lo stesso dramma di vivere una vita senza continuità e senza identità.
La bravura dei due attori protagonisti Anthony Hopkins e Olivia Colman risulta tangibile attraverso gli sguardi profondi ed espressivi , lo sfiorarsi alla ricerca di un sostegno e di una forza interiore, nei sorrisi complici, nel resistere alla lenta perdita di sé o banalmente nel ritrovare l’orologio o cuocere al forno il pollo per la cena.
La cinepresa si sofferma sui dettagli di una scenografia scarna ma efficace che riprende un solo appartamento che diventa al tempo stesso: la casa di Antony, la casa di sua figlia Anne, l’ospedale, l’ospizio. Tutto questo non fa che sottolineare l’incapacità del protagonista di riconoscere i luoghi che gli sono familiari e dare allo spettatore lo stesso senso di smarrimento.
La straziante scena finale basterebbe da sola l’intera visione del film: l’anziano Anthony piange e chiama disperatamente la sua mamma dicendo che sta perdendo le sue foglie come un albero in pieno autunno. Catherine cerca di consolarlo stringendolo a sé in un lungo abbraccio.
Intanto, in giardino il vento scuote i rami degli alberi le cui foglie cadono lievi come piume.