Il nuovo film di Antonio Capuano dal titolo Il buco in testa è liberamente ispirato alla vicenda di Antonia Custra che nel 2007 volle incontrare l’uomo che uccise suo padre, il vicebrigadiere Antonio Custra, a Milano il 14 maggio 1977. Il suo assassino, Guido Mandelli, era un attivista di Autonomia operaia. Il film è stato presentato fuori concorso alla 38esima Edizione del Torino Film Festival.
Nel lungometraggio Antonia prende il nome di Maria Serra (Teresa Saponangelo), vive a Torre del Greco con sua madre Alba che è sempre più chiusa nel suo dolore e svolge lavori precari con frequentazioni a dir poco singolari: un poliziotto, un insegnante di strada, un ragazzo violento e vendicativo. Maria non ha conosciuto suo padre, ucciso un paio di mesi prima della sua nascita. La memoria di questa tragedia la investe non solo per l’altarino con la foto di eterno ragazzo del marito/ padre che la madre ha istallato in cucina ma perché è in costante attesa di risposte al suo dolore. Un giorno la sua psicologa la incoraggia ad incontrare a Milano l’uomo che ha ucciso suo padre e Maria va all’appuntamento con una pistola.
Antonio Capuano rende centrale la figura di Maria che si mostra agli spettatori rabbiosa, ribelle, con un’angoscia di vivere costante e vibrante dal primo all’ultimo fotogramma. E Teresa Saponangelo, ottenuto finalmente un ruolo da protagonista, incarna alla perfezione questa donna tormentata che buca lo schermo e riassume sul suo volto tutte le contraddizioni di una Storia con la quale il nostro Paese deve ancora fare i conti.
Francesco Di Leva è credibile nel ruolo di Fabio, il maestro di strada che incarna tutte le contraddizioni del suo mestiere : cade nel tranello dell’alunno provocatore, pensa utopisticamente di sottrarre i suoi alunni al degrado mentre affronta Maria con l’arma sbagliata della dolcezza prima e della caparbietà dopo.
Tommaso Ragno (Guido Mandelli), è un uomo tormentato dal rimorso in una Milano grigia, livida, dove non bastano due caffè serviti anche freddi per spiegare le ragioni di un gesto ritenuto necessario per cambiare la società ma vano e superato secondo il giudizio di suo figlio.
Da manuale le scene in bianco e nero girate in Via De Amicis, luogo dell’uccisione.
Particolarmente degna di nota la scena che vede protagonista Maria rannicchiata sull’asfalto, nel punto esatto dove è stato ucciso suo padre e l’indifferenza dei passanti anche quando compare un rivolo rosso di sangue.
Un film da vedere e da meditare perché le conseguenze di quegli anni hanno generato dolore, smarrimento, redenzione e tanta rabbia. E Antonio Capuano racconta tutto questo con geniale lucidità.
Il buco in testa è stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCC), con la seguente motivazione: «Per la vitalità lucida e appassionata che Antonio Capuano infonde in una vicenda di faticosa redenzione umana e difficile riconciliazione storica. L’autore si confronta con una delle pagine più buie del nostro Paese, delineando con sensibilità, passione e vigore il ritratto di una donna in cerca di pace nel suo presente e la libertà del passato che ne ha segnato l’esistenza».