“L’ ammore, l’arraggia e ll’addore d’ ‘o mare” dell’attrice e scrittrice Anita Pavone è stato rappresentato a Napoli nel salotto culturale dell’associazione “La città che vogliamo” di Rita Pardo.
«Il nostro impegno, che portiamo avanti facendo rete con altre associazioni presenti sul territorio – ha sottolineato la dottoressa Rita Pardo – è quello di occuparci di donne vittime di violenza. Stasera lo spettacolo gode del patrocinio dell’associazione “Freedomine” e del “Circolo Legambiente e Parco letterario Vesuvio onlus».
La presidentessa di quest’ ultimo Paola Silvi ha posto l’accento sulla attuale condizione della donna, che ha affermato sempre più i propri diritti, ma allo stesso tempo è soggetta a maggiori violenze e soprusi da parte dell’uomo. Myriam Lattanzio (percussioni e voce), Ugo Gangheri (chitarra e voce), Anita Pavone (canto e recitazione) danno vita a una performance elegante, intensa e mai scontata, che si fa sofferto grido di aiuto e simbolo delle donne che faticosamente cercano di uscire dalla sofferenza e disperazione accumulate nei secoli.
«Attraverso i miei testi – puntualizza l’autrice Anita Pavone – racconto le mille sfaccettature dell’animo femminile, che pur con modalità diverse, hanno come filo conduttore l’amore in tutte le sue forme».
Lo spettacolo tocca le corde più profonde dell’animo trattando temi scottanti quali pedofilia, inadeguatezza delle forze dell’ordine nell’arginare il fenomeno di violenza di genere,prostituzione,voglia di riscatto e coraggio. Chiudono lo spettacolo la poetica altamente evocativa dei versi di Eduardo De Filippo (Te scite nà matine e ‘o tiempe d’ ‘e cerase è già passate…) e una poesia sull’amore di Laura Costagliola. Il messaggio che arriva al pubblico da parte di questi artisti accomunati dallo stesso sentire è di ottimismo e amore, con l’auspicio nel futuro della nostra martoriata società di una maggiore comprensione possibile tra uomo e donna. La gentilezza e l’attenta ospitalità della padrona di casa hanno fatto da cornice ideale al riuscitissimo spettacolo.
Share On
