Con “Malfidano”, Raffaele Murru riporta alla luce un capitolo doloroso della storia sarda: lo sciopero dei minatori di Buggerru nel 1904, soffocato nel sangue dal Regio Esercito. Ma il cuore pulsante del romanzo è un altro: la voce delle donne, spesso dimenticate nelle lotte operaie. Madri, mogli e lavoratrici delle laverie minerarie non sono solo testimoni della tragedia, ma protagoniste di una resistenza silenziosa e quotidiana. Attraverso una scrittura intensa e immersiva, Murru rende omaggio a queste figure, restituendo loro il ruolo di custodi della memoria e della dignità. Il romanzo lo troviamo per la casa editrice Albatros il Filo.
Il tema della dignità umana è centrale in Malfidano: come il romanzo trasforma un evento locale in una riflessione universale sui diritti e sulla giustizia sociale?
Considerate le reazioni che ha scatenato in tutta Italia l’eccidio di Buggerru che racconto in Malfidano qualche giorno dopo i fatti, è evidente che non fosse solo la miniera un luogo di lavoro con alte tensioni sociali per via della privazione di diritti sui lavoratori. Qualche mese prima, il 16 maggio 1904 a Cerignola in Puglia, durante lo svolgimento di una dimostrazione popolare, ci furono cinque morti e quattordici feriti. Invece a seguito dei fatti del 4 settembre a Buggerru e subito dopo a Sestri Ponente in Liguria, l’11 settembre a Milano la Camera del Lavoro approvò una mozione per lo Sciopero Generale (per protestare contro la violenza esercitata dalle forze dell’ordine) da organizzare in tutta Italia entro otto giorni. Ma il 14 settembre a Castelluzzo in Sicilia, ai contadini che protestavano contro lo scioglimento di una riunione locale (e l’arresto del dirigente di una cooperativa agricola) i carabinieri spararono causando due morti e dieci feriti. Così il 16 settembre fu emanato il primo Sciopero Generale d’Italia e d’Europa che si concluse il 21 sett., dopo essersi diffuso a macchia di leopardo in tutta Italia. Dopo tutti questi eventi avvenuti nella calda estate del 1904, la dignità umana è stata oggetto d’indagine da parte di un’inchiesta parlamentare voluta da Giolitti. Nel 1906, al suo terzo mandato, Giolitti istituì un’inchiesta parlamentare (già negli anni ‘70 dell’800 Q. Sella ne istituì una) per accertarsi delle pessime condizioni lavorative dei minatori in Sardegna, ma fu istituita in realtà più per paura che potesse vacillare nuovamente il suo potere politico in parlamento a causa delle tensioni sociali che partivano dalle fabbriche. I risultati di questa inchiesta però furono pubblicati solo a posteriori, nel 1910-11, molti anni dopo i fatti di Buggerru, ed è pertanto potuta proseguire senza controllo e senza limiti l’ingiustizia sociale esercitata dalla borghesia sulla classe operaia, perché nulla in realtà cambiò e si pose solo un parziale rimedio alle tensioni sociali, nonostante i minatori mossero precise richieste. Le richieste toccavano ogni carenza della dignità al lavoro:
Contratto di lavoro; Ispettorato operaio sugli infortuni; Pensione di invalidità al lavoro o di vecchiaia per gli operai; Paghe quindicinali (non più mensili e costantemente in ritardo); Abolizione delle cantine privilegiate; Abolizione dei cottimi e del truck system; Ufficio di collocamento; Provvedimenti per il corretto funzionamento del Collegio dei Probiviri; Medicine gratuite; Libertà di riunione e organizzazione; Salario minimo aumentato.
Saranno passati pur 120 anni, ma le richieste, esclusa qualcuna, sembrano le stesse dei sindacalisti di oggi, che combattono la lotta alla povertà, all’ingiustizia sociale, chiedono pari dignità, sicurezza nei cantieri e contrastano il precariato.
Quanto è importante la letteratura, come Malfidano, nel recupero della memoria storica di eventi spesso trascurati dalla narrazione ufficiale?
La bellezza della letteratura è che arriva laddove la narrazione ufficiale volta la faccia alla conoscenza. Non è solo una carenza della divulgazione di questi eventi importanti per la storia recente del nostro paese, il problema, a destare più preoccupazione è proprio una mancanza di prospettiva culturale che sia volta al recupero delle memorie storiche, capaci di fornirci strumenti di critica e libero pensiero. Memorie che hanno fatto l’Unità d’Italia e con le quali possiamo comprendere l’origine del meridionalismo italiano, memorie che hanno condizionato la nostra società creando le basi del capitalismo – iniziato dopo la seconda rivoluzione industriale – che ha cambiato totalmente il nostro stile di vita umano, segnando una rottura netta con lo stile di vita del passato. La miniera si può analizzare, in questo senso, attraverso la storia contemporanea e l’archeologia industriale, come uno di quei luoghi dove questo cambiamento è stato più evidente che in altri territori e recuperare questi eventi trascurati può essere utile ad arricchire il patrimonio di conoscenza al quale ci appelliamo per rivendicate i nostri diritti sociali. Dico sempre che conoscere da dove vengono e nascono i problemi, ci aiuta a risolvere il problema.
In che modo il romanzo può contribuire a sensibilizzare le nuove generazioni sui sacrifici e sulle lotte del passato?
Malfidano, ma non solo lui, può aiutare dal momento che mostra una prospettiva poco conosciuta ed esplorata di quelle lotte sociali del passato, ma le nuove generazioni non sono prive di sensibilità in merito, i giovani hanno grandi capacità e molti strumenti di sensibilizzazione e conoscenza, lo vediamo con le lotte per l’ambiente, per la libertà della Palestina etc., per cui si vedono tutti i giorni giovani che lottano per far valere i nostri diritti, forse non conoscono tutti i fatti storici delle lotte d’altri tempi, ma questo perché gli non vengono insegnati, non perché meno interessati. Ho avuto un riscontro piuttosto positivo e di interesse da parte delle nuove generazioni nelle scuole, alle quali ho raccontato di Malfidano e delle vicende che tratta, quindi spero possa arricchire il loro bagaglio culturale. Perché la conoscenza delle lotte che combattono e combattiamo, capire da dove arrivano, può essere un mezzo in più di rivendicazione da usare come strumento, può aiutarci a scardinare la complessità del nostro tempo. Molti dei diritti che noi oggi abbiamo sono stati conquistati dai nostri avi con il sangue, poiché l’ottenimento dei diritti richiede vittime sacrificali purtroppo, e questo perché, prima che nasca una coscienza collettiva intorno ad un singolo diritto, altri uomini devono lottare combattendo le proprie paure di individui.
Qual è il messaggio che il romanzo vuole trasmettere ai lettori sul ruolo della resistenza, non solo come atto di lotta, ma come forma di sopravvivenza umana e sociale?
Esistono tanti tipi di resistenza, la più vicina a noi, quella più studiata e conosciuta, che incarna tutti i tipi di lotta e di dignità umana e sociale, è la resistenza italiana dei partigiani che durante la seconda guerra mondiale ha preso a calci nel c*lo i nazisti e poi i fascisti, opponendosi alla repressione della libertà umana da parte dei regimi. Lo dico con termini forti perché sembra stia tornando di moda con troppa enfasi e poco contrasto la nostalgia fascista nella società, non solo in Italia, ma mediante le destre nazionaliste, in tutta Europa. Così come accadde durante la seconda guerra mondiale, anche in Malfidano ci fu un movimento di resistenza, chiamato Lega di Resistenza e nacque per contrastare il monopolio dell’abuso di potere che la classe borghese francese a capo delle miniere esercitava sui minatori sardi della Société Anonime des Mines de Malfidano. I minatori si confrontavano nelle riunioni della Lega per rivendicare i propri diritti come individui e come lavoratori, la miniera era di per sé una costante lotta quotidiana per la sopravvivenza e questo lo sapevano, quindi l’unico modo per far valere la propria voce era quello di organizzare un’opposizione al potere classista. Voglio dire ai lettori che le resistenze sono indispensabili, perché si formano ovunque ci sia qualcuno nel mondo che esercita il proprio potere sugli altri attraverso l’oppressione e, indipendentemente dal sesso e dalla nazionalità, nascono per necessità della sopravvivenza umana.