Bella, giovane, appassionata, ma soprattutto brava. Lei è Rosa Chiodo, l’artista napoletana in circuito con una reinterpretazione intensa del brano Vasame, portato al successo dal cantautore Enzo Gragnaniello, nel suo album Radice (2011). Il singolo in circolo dal 2 gennaio per l’etichetta Sud in Sound con la regia di Antonio Levita, rivela l’anima di una voce tutta partenopea. A far esplodere il talento di Rosa Chiodo è stata l’ultima edizione del Festival di Castrocaro (2016). Kermesse in cui la cantante si è esibita con il brano Quanto costa la Felicità, scritta dal cantautore Ario de Pompeis, aggiudicandosi il premio radiofonico. Un coinvolgimento quello per la musica che accompagna Rosa sin da piccola, spingendola con entusiasmo a percorrere la crescita verso questo binario, nonostante i momenti di avversità familiare che si è ritrovata ad affrontare. La cantante non ha mai abbandonato la sua grande passione tenendo per mano la vocazione in un percorso di ampio studio. Nel 2012 parteciperà per la prima volta all’edizione di Castrocaro, arrivando alla semifinali. Da lì l’esordio delle registrazioni insieme a collaborazioni con giovani autori emergenti, i primi momenti di popolarità. Rosa Chiodo comincerà a lavorare nei locali. In eventi e manifestazioni di piazza. Arriverà poi la partecipazione al tour “music fest” per due edizioni e di lì a poco tempo, la selezione come artista emergente, alla “Leuciane festival”. Decisivo sarà l’incontro con Fausto Mesolella. Un’interazione che darà una svolta alla sua “corsa” verso un binario rinnovato, diretto sempre un’unica destinazione. L’invito al Festival di Napoli new generation, dove interpreterà un brano scritto dal maestro Salvatore Palomba rappresenterà la prima, interessante soddisfazione per Rosa Chiodo. Nel 2013 seguirà il riconoscimento con la vittoria del premio Mia Martini. Da quel momento lo sviluppo di un percorso discografico in espansione. Noi abbiamo voluto percorrere con la cantante la sua salita, in una piacevole chiacchierata.
La partecipazione alla 59ima edizione del Festival di Castrocaro, con il brano Quanto costa la felicità, segna il tuo esordio nel mondo della musica.
«Quella di Castrocaro la sento tra le esperienze più forti che ho vissuto. Mi sono ritrovata in una diretta totale. Per la prima volta osservavo su di me, una piazza gremita di persone, con la Rai che stava trasmettendo ogni momento. Un’esperienza che ripercorro con la memoria, anche in qualità di esame. Quanto costa la felicità, il pezzo presentato, si è aggiudicato il premio radio. Un brano che ha ricevuto ampio consenso proprio tramite questo canale, tanto è vero che ne è nato un tour radiofonico di interessante diffusione».
Nonostante la tua giovane età, vanti una lunga esperienza. Prima di Castrocaro anche la partecipazione al Premio Mia Martini e al Festival di Napoli.
«Sebbene io sia del parere che queste esperienze siano fondamentali per la crescita, voglio precisare che il trampolino di lancio prende vita con i progetti musicali. Personalmente ho avuto la fortuna di incontrare e di essere seguita da nomi apprezzabili del panorama, tra cui Fausto Mesolella degli Avion Travel. Ho poi prodotto un disco con Salvatore Palomba, autore storico di Sergio Bruni. Entrambi mi hanno concesso di guardarmi dentro. Due figure che accompagnano il mio percorso di progettazione musicale e di crescita personale (anche perché trovo che entrambi viaggino insieme). Accanto a questi due illustri nomi, Ario de Pompeis, la mia attuale guida autorale.
Ascoltare il suono della tua voce trasmette passionalità, coinvolgimento e carisma. Ti riconosci in questa descrizione?
«Si tanto. Ed oltretutto è quello che mi sento sempre esprimere da chi mi ascolta. Un riconoscimento che mi entusiasma perché ci tengo a precisare che di belle voci ce ne sono tante, così come di persone preparate. Quindi sentire di questo trasferimento, diventa per me motivo di forza. Rosa è ben manifesta la tua vocalità partenopea. Come ti percepisci? Io penso sempre che nella nostra lingua ci si esprima appieno. Difatti quando voglio trasferire un concetto, utilizzo il dialetto perché è attraverso esso che comunico le mie radici. Anche se mi piace molto cantare in italiano, come dei brani che ho composto ed i progetti in corsa su quest’onda. Cantare in napoletano, mi permette però di unire le emozioni, la voce ed i contenuti in modo sinergico».
Ario de Pompeis, ti definisce un’artista vera. Tu fai coppia fissa con l’autore. Cosa pensi di lui?
«Ario è una figura un po’ emblematica nel mio percorso artistico perché lo abbraccia in modo totalitario. Dunque non è semplice rappresentarlo con una definizione unitaria. Ario mi segue come autore, come produttore artistico. È il mio musicista. In pratica è come se la sua persona si compenetrasse con la mia quasi a diventare il mio alter ego».
Nelle tue esibizioni spesso reinterpreti l’intramontabile Pino Daniele. Che legame interiore hai con il cantautore?
«Pino ha rappresentato un imponente punto di riferimento. Un artista che è riuscito a mettere insieme generi diversificati, contaminando la nostra musica in modo da renderla internazionale. Con Pino riconosci il ritmo primordiale del suono, ci trovi ogni luogo ed ogni spazio. Pino Daniele ha simboleggiato la chiave della rivoluzione musicale a Napoli, in un rapporto tra contemporaneità e suoni dell’epoca passata. Rosa in circuito c’è Vasame, il rifacimento del bellissimo brano di Enzo Gragnaniello».
Come è nato questo progetto?
«Riproporre Vasame ha rappresentato una bella opportunità. Partiamo da quest’estate. Un momento in cui c’è stata la possibilità di partecipare al provino di rifacimento del pezzo, in previsione del film di Ferzan Ozpetek, Napoli Velata di cui è divenuto la colonna sonora. Il provino difatti è nato proprio in relazione al film. La versione proposta da me in coppia con Ario, aveva convinto l’intera produzione. Poi a settembre, si è verificato un cambio di scena e l’interpretazione non ci è stata più affidata. Un grande rammarico, ci avevamo creduto. Io però sono abituata a guardare avanti. La ricerca di nuove opportunità. Da quando a dicembre il film è uscito nelle sale, la diffusione del provino della mia interpretazione di Vasame è stata molto notata. Sono stata contattata da tantissime persone e giornalisti, fino ad arrivare al videomaker che ha voluto eseguire il videoclip ufficiale. L’uscita il 2 gennaio 2018 grazie alla regia e produzione di Antonio Levita insieme all’acquisizione dell’etichetta Sud in Sound in rotazione diffusa».
Ci sono dei progetti in cantiere?
«Assolutamente sì. Abbiamo in lavorazione un disco che si comporrà di brani napoletani. Insieme al lavoro discografico, una serie di concerti. La prima data è prevista per il 4 marzo presso l’Auditorium Bianca d’Aponte con sede ad Aversa. Ho scelto questa location (che è quella dove abbiamo girato il video) anche perché è il luogo dove ho tenuto il mio primo concerto, sotto la guida di Fausto Mesolella. Da qui una serie di successive date in definizione».
Fausto Mesolella è un nome che menzioni spesso. Se molto legata?
«Io trovo che la vita sia fatta di incontri e nell’ambito artistico ci sono delle persone che ti segnano. Nel mio percorso, dopo la vittoria del Premio Mia Martini, l’incontro con Fausto Mesolella è stato quello che mi ha cambiato “le carte in tavola”. Fausto mi ha concesso, come ho già indicato all’esordio della nostra conversazione, di guardarmi dentro. Seguendomi, dandomi l’opportunità di aprire dei suoi concerti. Caratterizzando la direzione artistica del mio primo disco».