Itziar Ituño grazie alla serie “La casa di carta” ha raggiunto la fama internazionale; lei è una star molto amata in Spagna dove nel 2014 ha recitato nel film “Loreak” ed è stata la protagonista per molti anni di “Goenkale”, la più longeva telenovela prodotta dalla televisione ufficiale dei Paesi Baschi. Ed è proprio l’attrice e cantante spagnola l’ospite internazionale della nona edizione del Social world film Festival di Vico Equense. La incontriamo e quello che colpisce è la sua vitalità e sicurezza.
Si aspettava un successo tale con la serie “La casa di carta”?
«No nessuno di noi pensava che potesse diventare una serie mondiale. Per noi è stata una sorpresa. Così come è incredibile sentire il mio personaggio quando parla in italiano, una sensazione strana perché non parlo nemmeno una parola di italiano. La serie ha avuto un successo enorme nel vostro paese così come in Argentina ed in America. Sul set, nonostante la fisicità delle scene da noi interpretate, ci divertiamo molto, siamo molto complici».
Come è stata scelta per il ruolo dell’ispettore Raquel?
«Ho già interpretato a lungo un poliziotto in un’altra serie e quindi non volere essere scelta. Invece mi hanno presa, evidentemente è il mio destino interpretare un poliziotto».
Il suo personaggio si divide tra la famiglia e il lavoro ma come è lei nella vita?
«Con il mio personaggio ho in comune solo l’età per il resto siamo molto diversi. Io amo viaggiare, sono curiosa, forse l’unico aspetto in comune è quello di essere state entrambe educate a migliorarci sempre. In amore per esempio Raquel non è fortunata o forse fa sempre le scelte sbagliate, io nella vita ho più olfatto, cerco di non buttarmi nelle storie sbagliate e lascio molta libertà».
Nel cast ci sono più uomini che donne, è un problema?
«Da una parte si perché viene fuori il lato maschilista del cinema che favorisce gli uomini in tutto, non ci sono assistenti sul set donne, non ci sono registe e tanto altro ancora. I personaggi femminili, però, sono drammaturgicamente più curati e belli».
Lei è una femminista convinta e molto legata al Pais Vasco, suo paese d’origine, come mai?
«Sono legata al paese basco perché sono di lì e come sai abbiamo una lingua autonoma che si sta perdendo, io l’ho imparata verso i diciannove anni quando ho capito che bisogna avere cura delle proprie radici, soprattutto quando si tratta di piccole realtà che si stanno perdendo. Sono femminista perché mia mamma mi ha fatto capire quanto sia importante esserlo. Lei lo è diventata da grande».
A cosa sta lavorando?
«Stiamo girando la quarta stagione de “La casa di carta”, che si compone di otto puntate, e siamo impegnati fino alla metà di agosto. Poi girerò un film nel paese basco in dialetto euskera, un giallo».
Vorrebbe lavorare con qualche attore o attrice italiana?
«Si con Ivana Lotito che ho conosciuto qui a Vico e siamo diventate molto amiche».
Cosa manca nel suo percorso da artista?
«Tanto ma quello che vorrei davvero fare è una commedia perché è un genere che no ho mai potuto approcciare».
Canta anche in un gruppo musicale, che differenza dalla recitazione?
«La musica è una esperienza stupenda, io ho un gruppo ma è sempre molto difficile trovare spazio per suonare. Come per la lingua anche nella musica bisogna recuperare le nostre origine che sono profonde e interessanti. Sono sue arti magnifiche ed ho piacere nel dedicarmi ad entrambe anche perché mi permettono di viaggiare molto cosa che amo».
Cosa pensa della costiera sorrentina?
«Sono rimasta sbalordita dalla bellezza di questi luoghi. Non ho avuto modo di documentarmi molto sul posto e quando sono arrivata sono stata letteralmente travolta dalla bellezza del paesaggio. Il cibo è un paradiso, ho rinunciato alla dieta per assaggiare le cose buonissime. Le persone hanno una vitalità molto simile a quella degli spagnoli. Voglio tornare qui per fare il bagno, per godermi il posto senza fretta, lo merita».