Giuseppe Zeno, nato in una famiglia di pescatori, d’estate, dopo la scuola, aiutava il padre e il nonno, era questa la sua vacanza. Ha conseguito il diploma di Capitano di lungo corso, ma crescendo, la sua ambizione cinematografica, lo porta a studiare all’Accademia d’Arte Drammatica della Calabria e da lì iniziano i primi provini, l’incontro con il teatro.
Giuseppe Zeno diventa uno degli attori più amati e desiderati, l’incarnazione dei sogni proibiti, un affascinante oggetto di tanti desideri. Zeno, però, non è uno di quegli attori presuntuosi, rifiuta il divismo, la sua vera arte si muove dalla coscienza dell’artista, dalla sua sensibilità, dalla sua maestria.
Con la sua esibita virilità, nondimeno il suo talento, raggiunge un successo senza eguali nel ruolo di Francesco Russo, detto O’ Malese nella serie tv, Il Clan dei Camorristi.
Tra i tanti lavori, pochi sanno che Zeno ha partecipato anche a un episodio de I Soprano, intitolato Viaggio a Napoli, nel ruolo di Tanno (Tano).
Abbiamo incontrato e fatto quattro chiacchiere con Giuseppe Zeno durante il Social World Film Festival, in questi giorni a Vico Equense.
Hai da poco girato a Roma, Doppia Luce, un episodio pilota di un nuovo serial mystery – thriller…
«È un cortometraggio, un progetto assolutamente innovativo, i primi quindici minuti di un film vero, una sorta di puntata zero per un possibile plot televisivo o cinematografico. Un progetto nato, qualche tempo fa, dall’idea di Laszlo Barbo, un validissimo regista che ha lavorato con dei grandi del cinema e della televisione, non ultimo con Alexis Sweet, con cui ha collaborato in tantissimi lavori e, io ho avuto modo di conoscerlo, di incrociarlo sul set. Aveva pronto questo progetto da qualche anno, l’unico dubbio, di tanti anni fa, che forse la televisione italiana non fosse pronta per progetti del genere, oggi potrebbe esserlo, per cui si è deciso con grandi mezzi, perché poi ritrovandomi sul set con lui, tutto aveva, tranne che i mezzi di un cortometraggio, che in genere sono molto semplici, era una troupe vera e propria con dei mezzi tecnici, che neanche al cinema forse si trovano.»
Qual è il tuo personaggio?
«Il mio ruolo è di un commissario, una sorte di cattivo tenente, il famoso personaggio interpretato da Harvey Keitel, una sorta di corrotto, non si capisce bene perché la trama non è sviluppata alla lunga, è un’idea, una bozza, una pennellata di un qualcosa che spero diventi qualcosa di più.»
Ci sarà la seconda stagione della fiction Le mani dentro la città?
«Non lo so, non dipende chiaramente da noi, è la rete che, credo stia valutando, insieme al produttore, le possibilità di poter realizzare una seconda serie, in virtù anche di quello che sono stati gli ascolti della messa in onda. Credo che facciano dei loro calcoli, purtroppo la televisione vive di numeri, di pubblicità e bisogna darne conto.»
I primi anni della tua carriera hai fatto solo teatro…
«Dopo il percorso accademico, per degli anni, ho fatto soltanto teatro, alternandomi un po’ alla televisione e al cinema, è una sorta di percorso obbligato. Di solo teatro, purtroppo, è brutto dirlo, oggi non si vive, le forme di intrattenimento sono diventate altre, per cui devi poter, comunque, frequentarle, prenderne il bello, cercare di farle con grande responsabilità, nei limiti di quello che ti viene proposto, scegliere il meglio e andare avanti nell’economia di una carriera futura, di una crescita professionale.»
Nella stagione teatrale prossima ci sarà ancora ll compleanno di Baudelaire?
«Baudelaire è uno spettacolo al quale sono molto legato, spero venga decisamente ripreso, perché è un’idea molto bella, capisco che è un’intuizione commerciale poco valida, perché, è bruttissimo dirlo, ma veramente poche persone sanno chi è Baudelaire. È un progetto che potrebbe funzionare molto per le scuole, parliamo di un poeta, di un letterato che aveva una raffinatezza intellettuale unica, ma molti sono abituati a vedere e a conoscere Baudelaire solo come il poeta maledetto, lui era molto altro, e attraverso Il Compleanno di Baudelaire, si può scoprire tanto di questa persona, e tanto della sua vita, dei suoi tormenti, dei suoi conflitti, dei rapporti che ha avuto con la madre, con la compagna, con il suo amico storico Malassis, si vive anche la Francia dell’epoca, quelle che erano le idee rivoluzionarie di un periodo storico di grande passaggio per l’umanità all’inizio di fine Ottocento, è stato un periodo storico fondamentale.»
Chi ti ha visto a teatro non ha avuto un “trauma” vedendoti nei panni di Baudelaire, mentre si aspettavano il solito cattivo delle ultime fiction?
«Io non faccio sempre il cattivo, questa è una cosa che ti rilega, è più un problema degli addetti ai lavori, anche un po’ del pubblico, la tendenza di etichettare. Io ho fatto un po’ di tutto in televisione, dal romantico decadente al medico, chiaramente se parliamo delle ultime cose, ma neanche le ultimissime, ho interpretato dei personaggi scapestrati, drammaturgicamente intriganti, però assolutamente negativi. È stata una bella sfida, una bella prova attoriale, mi sono anche divertito,questo è un lavoro che ti deve portare a fare di tutto.»
Infatti, hai fatto anche teatro con Marisa Laurito. Riprenderà lo spettacolo?
«Una commedia brillante “La Signora delle Mele”, il famoso Angeli con la pistola, dove interpreto Dave “lo Sciccoso”. Anche in questo caso non si sa, il teatro vive una stagione molto difficile. È una compagnia di cinquanta persone. Portare in giro un’operazione del genere è problematico.»
Pratichi qualche hobby?
«Io ne ho tanti di hobby, mi piace occuparmi delle mie cose, amo stare a casa, sono poco mondano, esco poco, non sono sedentario, perché comunque pratico molto sport, gioco a calcio con la Nazionale Attori, vado in palestra, non dico tutti i giorni, ma quando ne ho la possibilità, tutta la settimana salto pochi giorni o quando non mi è possibile andare, vado in bicicletta. Poi, la mia grande fortuna è quella di aver sposato un lavoro che è anche una mia grande passione, sono pochi gli hobby e le cose che mi concedo.»
Hai iniziato da giovanissimo…
«Non proprio piccolissimo, però quando vivi in un territorio, quando nasci a Napoli e vivi in un contesto del genere, e facendo teatro a scuola, ti appassioni, poi cominciai a fare teatro con delle compagnie popolari in Calabria, dove mi sono trasferito a c ausa del lavoro di mio padre, e da lì è partita la passione.»
Hai fatto addirittura I Soldano. Qui in Italia? Che ruolo facevi?
«Abbiamo girato delle scene a Napoli e, altre sono andato a girarle a New York, ai Silvercup Studios nel quartiere Queens. È stata un’esperienza molto bella, parliamo del ’99, adesso sono giovane, allora ero un fanciulletto. Ho dei ricordi vaghi, al di là delle foto che mi sono rimaste, ma ricordo un’esperienza di set molto, molto, ma molto bella. Facevo la parte di un drogato, uno zingaro napoletano, era un episodio in cui loro venivano a Napoli per concludere degli affari.»
Come ci sei riuscito?
Facevano i provini a Napoli, io, allora, frequentavo l’accademia in Calabria, mi ricordo che seppi di questi provini, presi un treno di notte, venni a fare il provino a Napoli, poi quando arrivai in un hotel a Mergellina, mi trovai, per quel ruolo, circa settanta persone, rimasi solo perché avevo fatto tante ore di treno, senza dormire, e decisi di rimanere, alla fine lo vinsi, e, così ho avuto modo di vivere quella bella esperienza.»
Ti hanno mai proposto di fare un calendario?
«Quelli sono aspetti che possono far parte di questo lavoro, ma anche no, mi sono state proposte cose del genere, in passato mi sono state proposte delle pubblicità per boxer, mutande, di tutto, sarò un po’ eccessivo, estremista, ma ho grande rispetto per questo lavoro, per cui ritengo che devi fare una scelta drastica, o decidi di essere un attore o di decidi fare l’attore, farlo ti può portare sicuramente a fare delle cose molto bene, di lavorare anche al cinema, essere preso in considerazione da tutte una serie di cose, che alzano i livelli, però, se hai grande rispetto per questo lavoro e vuoi essere un attore, lo devi fare con grande responsabilità, con grande rispetto, e, poi dipende anche dal tuo pubblico, quando posto una foto diversa su internet o mi vedono in delle vesti un po’ diverse, il pubblico protesta, perché ti inquadrano in un certo modo, e io amo essere in quel modo. Un calendario, beh, io ho trentotto anni, non so, io cerco di tenermi in forma, ma ad oggi lo vivrei più come un gioco, che come un atto di fanatismo, se avessi dovuto farlo, lo avrei fatto in passato.»
Progetti futuri?
«Ho finito teatro questa primavera, adesso mi riposo e sto prendendo in considerazione dei progetti, che mi sono stati offerti e da qui a un paio di mesi dovrebbero partire.»