Poliedrico e trasformista, uno dei comici cabarettisti più esplosivi della scena partenopea degli anni ‘90, Alan De Luca ha improvvisato nel corso della sua carriera di attore-comico, sketch di stravaganza originale diventando protagonista incontrastato dello schermo televisivo con una trasmissione locale che ricevette un successo di rilevanza senza precedenti. Con Telegaribaldi la figura di Alan De Luca è stata indiscutibilmente associata a chi è riuscito per la prima volta a regalare il primato ad una tv locale con un format capace di squarciare la tradizione, inaugurando un’innovativa stagione di arguzia e spirito leggero. Dalla navigata esperienza di animatore turistico agli esordi da deejay per varie stazioni radiofoniche tra cui Radio Kiss Kiss fino all’approdo teatrale e televisivo, Alan De Luca è stato i ìn grado di realizzare un prodotto innovativo, una fusione tra quelli che oggi sono i programmi sulla scia di Mai dire Goal e Striscia La Notizia, improntando un nuovo modo di fare televisione, coinvolgendo sempre più telespettatori.
Abbiamo incontrato ed intervistato De Luca, riconoscendone dunque la sua naturale spontaneità accompagnata da una sempre più rinvigorita energia.
Alan da Deejay ad animatore turistico fino all’approdo delle esilaranti novità che hai inaugurato in rete. Partiamo da qui.
«Si, dopo esperienze mutivariegate mi sono fatto conoscere in ambito più propriamente artistico e teatrale fino ad arrivare al canale locale Teleoggi conosciuto poi come Canale9 iniziando la programmazione di un format di meritato stravolgimento, Fischia la Notizia nel ‘95, un programma che segnò la mia crescita e soprattutto la scoperta di rendere credibile e coinvolgente un prodotto televisivo attraverso l’improvvisazione. Oltremodo fu quello il momento che sugellò l’incontro con Lino D’Angiò, stimato compagno di viaggio con il quale nacque un’immediata magia che esaltò non poco la mia natura professionale attraverso un vivace interscambio che permise ad entrambi di “sfondare lo schermo”. Un incastro empatico che ci portò in un lasso di tempo assai breve a rendere famoso il canale locale, rendendo la nostra comunicazione di carattere sempre più dilagante in termini nazionali.»
Confermi quindi che l’improvvisazione sia stato il segreto della riuscita?
«Trasversalmente è stato così ma più specificamente la mia improvvisazione si concentrava sul perfezionamento della propensione del personaggio “tamarroide” che riscosse uno scalpore in chiave assai positiva. Un elemento di grande gradimento, messo su tra comicità ed ispirazione leggera.»
Il successo vero e proprio è giunto poi con una tra le più seguite trasmissioni regionali , Telegaribaldi, quanto devi a questo programma e quanto conservi?
«Telegaribaldi è quel concetto televisivo che nacque dall’evoluzione di Fischia La Notizia e che come anticipato poc’anzi rese vivibile l’alchimia tra me è Lino D’Angiò. Portammo in scena un lavoro televisivo di elevata immediatezza, fondato sul principio di spontaneità, la cui comicità non era studiata a tavolino ma veniva fuori in maniera del tutto naturale. Ed in quel periodo ricordo di essere passato alla storia con l’imitazione divertentissima di Nino D’angelo il cantante partenopeo divenuto poi famoso nell’intero scenario nazionale. La mia fu una trovata a mò di parodia dove quel caschetto che “stonava” visibilmente, riscosse però sul circuito in onda un inaspettato clamore.»
Rispetto al legame artistico con Lino D’Angiò si è parlato in più occasioni di una vostra rottura, tu come rispondi?
«E’ un luogo comune che tutti abbiano così voluto interpretare la nostra “separazione”. La risposta si trova dietro ad una interpretazione di natura puramente fisiologica. Si è trattato di un allontanamento dovuto esclusivamente a scelte professionali diverse che ad un certo momento un duo può decidere di intraprendere differenziandosi. Del resto io ho sempre amato un gioco di squadra, appassionato del lavoro in gruppo e di coppia, provenendo da un trascorso di animatore, mentre Lino ritenne maggiormente proficuo esibirsi individualmente.»
Alan oggi ritorni a muoverti in ambito teatrale da “regista”, in qualità di coordinatore del Piccolo Teatro dell’aiuto. Alzi un nuovo sipario nella Napoli antica, come nasce questo progetto?
«Con il Piccolo Teatro dell’Aiuto che ha sede nel cuore di Napoli, in via Santa Maria la Nova, ho inaugurato un progetto che vede protagonista un palcoscenico il cui obiettivo è quello di dare impulso all’integrazione con i ragazzi del quartiere e con gli immigrati, attraverso la definizione di corsi di recitazione gratuiti per gli extracomunitari, percorsi interraziali e laboratori di recitazione. Uno spazio di ricongiungimento che può avvicinare i giovani alla lettura e ad una superficie di ricreazione e condivisione culturale, sociale, progettuale.»
Stai altresì lavorando ad un progetto che vedrà impegnati giovani artisti lanciati da te e messi in scena grazie alla tua dedizione. Mi racconti brevemente?
«Esattamente. Si tratta di un lavoro che andrà in scena a settembre. Un musical con cui presenterò 30 giovani artisti, cabarettisti, ballerini, cantanti; ragazzi di grande talentuosità. Una fucina di belle inclinazioni che avrà come location la maestosa Galleria Umberto di Napoli. O’Musical, questo il titolo che non poteva essere altrimenti. Uno slancio mirato a dare maggiore impeto a giovani di affascinante bravura.»