“È questa la notte” è il titolo del nuovo singolo di Adolfo Durante. “Il video di È questa la notte, per la regia di Michele Pastrello – racconta l’artista di origini salernitane – si pone l’obiettivo, attraverso l’uso di immagini evocative, di sensibilizzare lo spettatore ed invogliarlo a riflettere su uno dei drammi più diffusi al mondo: le spose bambine”. Un contenuto che sublima il lavoro musicale di Adolfo Durante. Un profondo intreccio tra la musica ed il sociale. Artista e cantante dal particolare timbro vocale, Durante nel 2006 ha esordito con il progetto Mimì in Jazz, una serie di concerti per piano e voce in omaggio a Mia Martini. Nel 2012 ha pubblicato “Stanza 2019 ed altre storie”, un album di cover della musica italiana, spaziando da Luigi Tenco a Domenico Modugno, passando per Ornella Vanoni. Nel 2015 ha pubblicato il suo primo album di inediti, dal titolo “Libertà”. Un viaggio tra timbriche folk e suoni rock. Nel 2016 il singolo “Una voce per te”, dedicato ai prigionieri di coscienza e coprodotto per Amnesty International Italia. Da qui il coinvolgimento per il sociale. Uno svisceramento riconoscibile nel brano: “Non sono più forte”, un testo di Alessandro Hellmann. Nel 2018, “Le parole vere”. Oggi si riparte con “È questa la notte”, un progetto in collaborazione con “Voci per la libertà-Una canzone per Amnesty”. Abbiamo intervistato Adolfo Durante per conoscere il motivo ispiratore del suo viaggio in musica.
È in distribuzione il brano “È Questa La Notte” incentrato sul tema del matrimonio infantile. Come ti sei avvicinato a questa tematica? C’è stato un caso in particolare che ti ha spinto a scriverne un brano?
«Nel 2016 sono stato ospite del contest “Voci per la libertà – Una canzone per Amnesty” e tra le campagne di sensibilizzazione ce n’era una che aveva per tema “Mai più spose bambine”, per fermare subito l’orrenda pratica dei matrimoni forzati e precoci. L’argomento mi aveva profondamente colpito e lentamente, dentro di me, era maturata la consapevolezza di voler approfondire e contribuire alla riflessione su una tematica così importante, nel solo modo che mi è più congeniale: la musica. Il problema era capire come trattare un tema di così estrema delicatezza senza cadere nella retorica e nella banalità, quindi ho scelto un gruppo di persone che sapessero interpretare le mie sensazioni e le mie emozioni».
I fondi ricavati dal progetto sono interamente devoluti ad Amnesty International Italia. Il progetto infatti è in collaborazione con “Voci Per La Libertà – Una Canzone Per Amnesty”. In questo progetto la musica incontra il sociale. Ci vuoi parlare di questa iniziativa?
«Mi è sorto spontaneo pensare a una collaborazione con “Voci per la libertà – Una canzone per Amnesty”, dal momento che in quel contesto ho preso maggiore consapevolezza delle pratiche legate ai matrimoni infantili, che presuppongono una grave violazione dei diritti dei bambini e delle bambine, ne impediscono la libertà fisica e la capacità di decidere del proprio futuro. Le spose bambine nella loro infanzia devono farsi carico dei ruoli e delle responsabilità per lo più ricoperti dagli adulti, sono più vulnerabili e più esposte a subire violenze e abusi sessuali. Ho pensato che la musica potesse essere uno dei veicoli più diretti e immediati da usare in questo caso e capace di spingere a maggiori consapevolezze insieme alla collaborazione con “Voci per la libertà – Una canzone per Amnesty”, un contest nato con l’intento di diffondere i principi della Dichiarazione universale dei diritti umani (firmata a Parigi il 10 dicembre 1948) attraverso la musica e, in generale, l’arte. Un festival che da 20 anni è legato ad Amnesty International Italia, a cui ho voluto devolvere tutto ciò che riuscirò a ricavare da questo singolo».
Puoi descrivere chi è Adolfo cantante e chi è Adolfo uomo e la complicità che esiste tra i due.
«Credo che entrambe le personalità confluiscano al punto da non diversificare l’uomo e l’artista: l’uno ha bisogno dell’altro, si compensano. La musica è per me un tramite, mi permette di superare quella riservatezza che nella vita di tutti i giorni può farmi apparire un po’ freddo, distaccato nei rapporti interpersonali. È un atteggiamento dettato da un’insicurezza e timidezza che, attraverso la musica, riesco a superare e a non far trasparire. L’uomo, invece, riversa nell’artista la passionalità con cui affronto la vita, le questioni di principio, i miei ideali e quindi mi rende meno timido. Praticamente sono complementari».
Un canto intimo. Dai toni delicati. Una drammaticità colma di riflessione. Quanto cambiamento possiamo riconoscere tra l’esordio con “Mimì in… Jazz” fino all’arrivo del lavoro con “È Questa La Notte”?
«Quei concerti che poi sono sfociati in un disco di rivisitazioni in chiave jazz mi hanno permesso di affinare e sviluppare timbriche che mi appartengono, ma che dovevano trovare una collocazione in progetti discografici inediti. Un repertorio difficile quello di Mia Martini e di Tenco che mi ha permesso poi di affrontare con più sicurezza i miei inediti senza avere il timore del confronto. Grazie all’album “Libertà” e al prossimo “Nell’attesa Di Un Bacio” ho potuto trovare la mia dimensione, essere pienamente me stesso. Sicuramente, nei brani che interpreto oggi, mi porto dietro tutto il bagaglio culturale di ciò che ho ascoltato in questi anni e di cui ho fatto tesoro».
Il brano anticipa l’album di prossima pubblicazione dal titolo “Nell’attesa Di Un Bacio”. Ci racconti come sarà questo lavoro? Quando è prevista l’uscita?
«Il disco, la cui uscita è prevista per febbraio 2019, ha 8 tracce nelle quali si possono cogliere aspetti diversi della mia vocalità. Sarà un disco più immediato nelle composizioni, filtrate da testi mai banali, che arrivano al cuore di chi ascolta. Non credo che per dire cose importanti servano concetti espressi in modo ermetico, il problema più grosso per chi scrive è cercare di arginare la banalità che nelle canzoni trovo insopportabile. Mi sono però concesso anche qualche brano di nicchia. Il disco sarà prodotto da Alberto Lombardi, che ne ha curato anche gli arrangiamenti, mentre i testi sono di Alessandro Hellmann. Tra i compositori c’è anche Rosario Di Bella che firma due brani del disco, uno dei quali dà il titolo all’album».