Immaginate di poter ospitare nella stessa stanza Haydn, Beethoven, Sollima, Razumovsky, Debussy e Dvorak. Aggiungete poi a questi ospiti d’onore anche Shostakovich, Shumann e Ravel e cercate di immaginare cosa accadrebbe se questi incontri avvenissero davvero.
Se non riuscite a lavorare di immaginazione, cercate invece di trovare nuovi spazi per lo spettacolo del Quartetto Mitja “Note Sensoriali”, perché un gioiello come quello a cui si è potuto assistere ieri 13 novembre 2014 merita spazi che permettano a queste incantevoli 16 corde di arrivare in territori inesplorati.
Una canzone di pochi anni fa (che non c’entra assolutamente nulla con l’intenso lavoro di Giorgiana Strazzullo, Sergio Martinoli, Carmine Caniani e Alessandro Mazzacane), racchiude però ciò che avviene nel loro spettacolo grazie a una frase molto semplice “Io le cose non le voglio solo capire, le voglio mangiare”.
I quattro artisti riescono a far arrivare la loro musica a ognuno dei cinque sensi: le note non vengono solo ascoltate ma soprattutto viste, odorate, toccate e assaporate.
Ecco allora che gli ospiti d’onore citati prima si ritrovano non a un semplice concerto, ma rivivono in quella che può essere definita una degustazione di vini in cui, grazie al quartetto, anche gli spettatori riescono a diventare esperti sommelier.
La giovane età degli artisti, i loro sorrisi, ma soprattutto i loro virtuosismi non si preoccupano di trasformare la classica musica elitaria in popolare ed è qui che avviene la magia.
Note sensoriali è uno spettacolo per tutti.
Grazie a questo minuzioso studio sui cinque sensi è infatti possibile avvicinare anche l’ascoltatore più distratto e diseducato a un genere musicale che non ha mai avuto spazio e tempo, solo eterna bellezza.
Ecco allora che bastano meno di undici minuti (il tempo del primo incontro tra Sollima e Razumovsky) per capire che limoni e cioccolatini in realtà non sono altro che un di più: i cinque sensi vengono rapiti e utilizzati dagli abbracci di cui solo le otto mani del quartetto sono capaci.
Tutto ha una durata ben precisa, esiste un perfetto sincronismo tra musica, video e fragranze nell’aria. Filo rosso dello spettacolo, però, resta l’empatia tra gli artisti e i loro strumenti.
Quando ormai si è completamente immersi nella musica, in perfetta sincronia con le vibrazioni delle corde, ecco che gli artisti e i compositori riportati in vita ci salutano. Lo spettacolo sembra finire troppo presto e questo fa parte della sua preziosità. Come ho detto prima: non parliamo di un semplice concerto, ma di una vera e propria degustazione musicale. Assaggi di note che avvengono quindi a piccole dosi, ma che hanno tanti calici da riempire ancora.
Un progetto unico nel suo genere, un imprevedibile viaggio nell’animo di ogni singolo ascoltatore. La dimostrazione concreta che Nietzsche aveva ragione: “La musica si trova ovunque ci sia vita e non importa se l’ascoltatore riconosce le note che sente, conta solo le sensazioni che esse producono.”
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