«Conviene ignorare che la vita non è che un lungo cammino difficile, nel quale ci accompagna ora per ora una speranza che non riusciamo mai a trasformare in realtà» Alba de Cèspedes
Spesso capita che un libro, quasi nascosto dagli altri, muto ed impolverato, conquisti con il tempo una posizione scomoda nella libreria che non può più essere ignorata. Posto di traverso agli altri deve rassegnarsi a cambiare collocazione in modo che altri volumi possano sistemarsi nel suo spazio ormai vuoto e raggiungere compagni simili in altri ripiani.
È quanto è accaduto al Quaderno proibito di Alba de Cèspedes acquistato diversi anni or sono, edito dalla Mondadori-De Agostini per la collana Gli indimenticabili Grandi romanzi d’amore con la sua bella copertina in brossura a fiori delicati, disegnati in tinte pastello.
Non ricordiamo di averlo letto all’epoca. Le pagine un po’ ingiallite sono quasi intonse. Ci accorgiamo che qualcuna di esse è po’ bruciacchiata ai margini e qualche parola a fine rigo è illeggibile.
La grafia ordinata e lineare delle prime pagine diventa fitta e spigolosa man mano che ne leggiamo il contenuto che ci attrae sempre di più. Non possiamo riporlo nello scaffale o differirne la lettura che avviene tutta d’un fiato quasi per riguadagnare il tempo perduto.
Domenica,26 novembre 1950: «Ho fatto male a comprare questo quaderno, malissimo. Ma ormai è troppo tardi, il danno è fatto. Non so neppure cosa mi abbia spinto ad acquistarlo, è stato un caso…». Chi scrive è Valeria Cossati, una donna sulla quarantina, moglie Michele, un modesto impiegato di banca Michele dal quale ha avuto due figli: Mirella e Riccardo, entrambi universitari.
Le vicende, narrate sotto forma di diario, iniziano da una piccola trasgressione: l’acquisto di un quaderno che il tabaccaio sotto casa si rifiuta di darle insieme alle sigarette temendo una multa da parte delle guardie perché tali articoli all’epoca, non potevano essere venduti di domenica. Ma Valeria ne sente prepotente il bisogno. La lucida copertina nera, le pagine bianche che non aspettano altro che essere riempite dai suoi pensieri riportati in bella grafia le fanno provare l’irresistibile impulso di comprarlo. Con un movimento repentino lo nasconde sotto il soprabito e, una volta giunta a casa, anche agli occhi dei suoi familiari. Da questo momento in poi Valeria scrive e scrive tanto alternando memorie, riflessioni, stati d’animo, pensieri che diventano sempre più chiari e inesorabili.
In un primo momento Valeria scrive per raccogliere in un diario la storia della sua famiglia, un insieme di bei ricordi da far leggere al marito e ai ragazzi con un cero orgoglio negli anni amari della vecchiaia. Ma poi la scrittura prende un’altra piega per i tanti sentimenti che affollano la sua mente e il suo cuore: rabbia, amore, rivalità, ribellione, perbenismo, gelosia, paura.
Valeria si accorge che non le viene riconosciuto nell’ambito familiare un ruolo autonomo ma subordinato alle esigenze del marito e dei figli che le scaricano addosso ansie e problemi e la ritengono la causa dei loro fallimenti. Il lavoro di impiegata, di cui è orgogliosa, viene visto soltanto come una fonte di reddito e non come un’occupazione che possa gratificarla. Eppure, soltanto in ufficio si sente ancora una donna desiderabile tanto da far innamorare di sé, Guido, il suo datore di lavoro. «Forse li disturbava il pensiero che tra loro due dividessi la mia vita, le mie giornate. Appartenevo a loro due, insomma. A entrambi, seppure per ragioni diverse, dovevo ubbidire». (pag 86).
Nell’arco di appena sei mesi, quanto è il tempo annotato sul quaderno, il suo mondo apparentemente perfetto si sgretola. Valeria comprende che i suoi familiari non le sono per nulla riconoscenti del tempo a loro dedicato in premure e in piatti da lavare. Per Michele lei non è più una donna desiderabile ma mammà come la chiamano in modo legittimo Riccardo e Mirella. I suoi rapporti con l’anziana madre, con sua figlia Mirella e la futura nuora Marina sono difficili e tesi. Non vi è alcuna solidarietà femminile nel contrastare il modello voluto dall’uomo della donna moglie e madre e in breve tempo la rigida educazione ricevuta, il forte senso del dovere, le responsabilità familiari prendono il sopravvento. Valeria brucerà il quaderno e rinuncerà ad una vita diversa e appagante.
Quaderno proibito, scritto dalla de Cèspedes nel 1952 è un romanzo che fa ancora riflettere per la sua attualità e perché ogni donna può riconoscersi in Valeria a causa di un’irrisolta questione femminile. Ancora oggi le donne vengono considerate solo come mogli e madri e il loro lavoro, a parità di mansioni, sottopagato. Ma ci sono aspetti ancora più inquietanti quali: una sorta di sottomissione della donna ai voleri dell’uomo tanto da diventarne una sua proprietà, la diversa educazione che si impartisce ai figli a seconda del loro sesso, la scarsa attenzione all’universo femminile in tutti i suoi aspetti. Alcune frasi riportate dal diario sono rivelatrici di un’inquietudine profonda: «Michele l’altra sera mi ha sorpreso alzata a tarda ora e ha sospettato forse che scrivessi ad un uomo. Non immaginerebbe mai che ho un diario: gli è più facile credere che io ubbidisca a un sentimento colpevole, piuttosto che riconoscermi capace di pensare». (pag 85) E ancora: «Michele ora non vede più nulla, non mi vede più; ci sono i figli tra di noi, e Marina (la futura nuora) e Cantoni (il fidanzato sposato di Mirella), e tutte le montagne di piatti che ho lavato, e tutte le minestre che ho scodellato, come facevo ieri sera, mentre il vapore mi appannava gli occhi». (pag 193) E prosegue: «So che le mie reazioni ai fatti che annoto con minuzia mi portano a conoscermi ogni giorno più intimamente. Forse ci sono persone che, conoscendosi, riescono a migliorarsi; io invece più mi conosco e più mi perdo…». (pag 231)
Alba de Cèspedes realizzò nel 1963 una versione teatrale del suo romanzo portata in tournèe dall’immensa Andreina Pagnani nel ruolo di Valeria di cui restano su internet le numerose recensioni. La RAI ne propose nel 1980 uno sceneggiato in quattro puntate per la regia di Marco Leto con Lea Massari, Omero Antonutti (recentemente scomparso), Giancarlo Sbragia, Roberta Paladini, Andrea Occhipinti ed Elena Zareschi. Vi suggeriamo caldamente di rivederlo su Raiplay.