Fin dai primi minuti della 74esima edizione del Festival di Sanremo capiamo che c’è qualcosa di diverso (non di nuovo, ma diverso). Lo si intuisce da Marco Mengoni che apre la serata e chiede un respiro per vincere l’emozione e fa un discorso sulle canzoni «che faranno parte delle nostre giornate».
Lo si capisce da Amadeus stesso che arrivato al suo quinto anno di conduzione sembra non avere filtri al punto da cogliere in fallo Ibra, prima sorpresa della serata, che torna sul palco dopo esserci stato nell’anno della pandemia. Amadeus ricorda quei tempi che ora ci sembrano così lontani, Ibra però vorrebbe solo sedersi nel palco che l’anno scorso fu di Mattarella ma il conduttore gli spiega che non si può. Il ragionamento del calciatore non fa una piega: «Quanti gol ha segnato lui?». Lo si capisce da Fiorello che sembra condurre un secondo festival fuori dall’Ariston, Fiorello che riappare in collegamento più volte durante la serata, Fiore nazionale che mostra uno striscione che dice tutto: «Ama pensati libero, questo è l’ultimo».
Soprattutto però, lo si capisce dalle canzoni. Poche lagne per questo Sanremo 2024: un mare di cassa dritta e wannabe tormentoni. Ed è doveroso ricordare che a voler far ballare così tanto gli italiani è stato proprio Amadeus che ha scelto con cura e dedizione i 30 brani in gara che per la prima volta nella storia del Festival scopriamo tutti nel corso di questa prima serata maratona.
A rompere il ghiaccio troviamo Clara, un “diamante grezzo” promettente e Sangiovanni che ce la mette tutta ma non riesce a convincere il pubblico, l’orchestra e forse anche se stesso.
Terza cantante in gara la nostra amata Fiorella Mannoia: quest’anno compie 70anni, l’ennesima partecipazione al Festival è un ottimo regalo per le cifre tonde. Proseguono rovinosamente i La Sad che sono la dimostrazione tangibile di come non basti una cresta punk o un ciuffo colorato per stare su un palco. E non serve nemmeno il messaggio dei cartelloni con le frasi anti suicidio: il pezzo non c’è. Non si può dire lo stesso di Irama che non si smentisce e regala da un lato il classico pezzo sanremese, dall’altro un’esibizione precisa e convincente.
Quota politica per Galhi con “Casa mia”. L’artista guarda il mondo con gli occhi di un alieno (realmente presente in sala) e si schiera contro la guerra.
Grandissimo ritorno per i Negramaro che presentano una ballatona stile Sangiorgi. A primo ascolto si spera in un podio.
Quota super tormentone per Annalisa: è matematico che il suo marchio di fabbrica sia quello di ipnotizzare e martellare Sinceramente.
Mahmood canta Mahmood, probabilmente non riuscirà nell’impresa di vincere per la terza volta ma la sua performance ce lo fa ritrovare in splendida forma.
Momento dolcezza grazie a “Ti muovi” di Diodato, ma momento movimento vero con “Pazza” Loredana Bertè.
Immancabile la quota napoletano che troviamo con Geolier e la sua “I p’ me, tu p’ te”. I detrattori avevano polemizzato sul napoletano usato per scrivere il pezzo, con la sua esibizione però il rapper fa dimenticare tutto e porta a casa un ottimo risultato. Momento super lagna sanremese con Alessandra Amoroso: ha pianto in conferenza stampa e vuole far piangere anche l’Ariston. Impresa che non le riesce.
Arrivano poi le canzoni che ascolteremo per tutta l’estate. I The Kolors prima e Angelina Mango dopo. Perfetti Il Volo, forse troppo perfetti.
Convince Bigmama che trasforma la sua rabbia in musica, perché – come dice il
brano – la rabbia non basta. Cassa dritta pure per i datati Ricchi e Poveri, ma dopo cinquant’anni di carriera tutto è concesso, no?
Niente lagne per Emma e la sua Apnea, pezzo da ascoltare e riascoltare. Si divertono anche Nek e Renga che portano un brano scritto da quest’ultimo: la gara non interessa a nessuno dei due, ma è tangibile che a entrambi piaccia essere su quel palco.
Nessuna sorpresa per Mr Rain che stavolta si esibisce senza bambini e ce li fa quasi rimpiangere. Niente di nuovo nemmeno con BNKR44, stesso discorso per Gazzelle. Insomma era davvero “Tutto qui”.
Vince facile dopo queste interpretazioni evitabili l’Onda Alta di Dargen D’Amico. Il cantautore si presenta con un brano impegnato e con l’appello doveroso ma che nessuno si aspettava: cessate il fuoco. Grazie Dargen.
Tormentoni mancati per Rose Villain e Fred De Palma, ma esibirsi quasi alle due di notte non aiuta, aspettiamo un nuovo ascolto.
Santi Francesi, Maninni, Alfa e Il Tre arrivano davvero quando la lucidità per l’ascolto è ai minimi storici. Speriamo nella seconda serata quando, per l’appunto, gli ultimi canteranno per primi.
Resta però una domanda per il caro Ama: 30 cantanti tutti di fila erano davvero necessari?