Il Premio di Drammaturgia Internazionale “Carlo Annoni” 2020 è stato assegnato a Fortunato Calvino per il testo La Resistenza Negata, ed è stato consegnato oggi pomeriggio durante la cerimonia di premiazione presso il Chiostro Nina Vinchi del Piccolo Teatro Grassi di Milano, cui ha fatto seguito una lettura di alcuni brani a cura di Fabrizio Caleffi e Dorothy Barresi Rubin.
Il testo dell’autore e regista partenopeo debutterà, in anteprima nazionale, nell’ambito del Festival “Lecite Visioni”, che si terrà a fine marzo 2021 al Teatro Filodrammatici di Milano.
Giunto alla sua III edizione, il Premio Drammaturgico “Carlo Annoni”, organizzato in collaborazione con diversi teatri e festival di Milano, è dedicato a testi teatrali sulle diversità nella sfera dell’amore, a tutti coloro che in Italia e nel mondo lottano per aver riconosciuto il diritto di amare e contro le discriminazioni dovute all’orientamento sessuale.
Attraverso una open call internazionale, una qualificata giuria ha selezionato, come da regolamento, un testo in lingua italiana, uno in lingua inglese e una menzione speciale per un corto teatrale, fra i 759 pervenuti, di cui 601 in lingua inglese e 158 in lingua italiana.
Il testo La Resistenza Negata sulle Quattro Giornate di Napoli, è il racconto del ruolo, rimosso, che ebbero le donne e i femminielli di Napoli nella lotta contro i tedeschi.
La storia si svolge nel “Basso” di Mariasole che diventa il centro della storia. Da lì parte la ribellione delle donne, a cui si uniscono anche i femminielli del quartiere.
“Grazie alla testimonianza del partigiano Antonio Amoretti – spiega Fortunato Calvino – ho potuto ricostruire, dare voce e memoria a quelle giornate di lotta, dove le donne e i femminielli, insieme all’intera popolazione, combatterono sulle barricate per liberare Napoli dal nazifascismo, sacrificando la loro vita in nome della libertà”.
Così la motivazione del premio: “testo teatrale originale e significativo incentrato su Arcangelo, partigiano a Napoli negli anni di resistenza che decide di raccontare al nipote la sua giovinezza in armi. Arcangelo è circondato da personaggi colti nella dimensione di napoletanità e legati a espressioni devozionali in un’atmosfera della città partenopea che in quel contesto drammatico rimane la stessa di sempre.
Il tutto ben delineato dal ripensamento di tanti che hanno combattuto contro il nemico nazista in una lotta impari: uomini e donne storditi da sirene di allarmi, da esplosioni di bombe, sepolti vivi nei rifugi o nelle cantine; dall’evocazione di quanti sono morti e di quanti sono sopravvissuti alla prigionia e di quanti si sono armati e hanno combattuto per la libertà”.