Dal piccolo palcoscenico del teatro Bellini, Pippo Delbono racconta se stesso e si mette a nudo nello spettacolo Racconti di Giugno: un monologo nato da una serie di incontri e conferenze sul tema dell’amore nell’ambito della rassegna Garofano Verde. L’attore-regista ha ampiamente abituato lo spettatore a questo mix di arte e vita. I suoi lavori sono sempre un po’ o molto autobiografici, a volte anche autoreferenziali. Questo “diario”, in scena al Piccolo Bellini dal 19 al 22 dicembre, non aggiunge nulla rispetto a quello che il suo pubblico più affezionato già conosce. Ripercorre, in una scena scabra dove troviamo solo un tavolino, una bottiglia d’acqua e una di birra, parte della sua carriera passando dai racconti di vita ai loro corrispettivi scenici. Primo fra tutti Il Tempo degli Assassini, metà anni’80, realizzato in coppia con Pepe Robledo (qui al Bellini manovra luci e musiche) in cui viene raccontata una fuga da una storia d’amore importante e distruttiva per Delbono e da un paese sudamericano comandato da generali per Robledo. Pippo Delbono ha un’indubbia presenza scenica, conosce i tempi, è vivido e intimista, il palco è suo in modo estremamente naturale. I monologhi, però, sono anche per lui un territorio difficile; non sempre riesce a tenere l’attenzione di un pubblico comunque dalla sua parte. Troppi sono i rimandi alla sua carriera tanto da sembrare solo semplici sketch pubblicitari, quasi piccoli trailer dei suoi spettacoli passati. La riflessione portante con la quale si potrebbe uscire da questo monologo è in relazione a tutte le esistenze e a come, molte volte, ci si sente come bloccati, vittime di eventi e traumi verso i quali sentiamo di non avere possibilità di scelta perché semplicemente ci capitano. Allora, seguendo la teoria di Anne Ancelin ShÜtzenberger e del suo libro La Sindrome degli Antenati, siamo solo semplici anelli di una catena generazionale e se sì, come possiamo rompere questo circolo vizioso e rinascere a nuova vita? Pippo Delbono sembra avercela fatta “diventando” omosessuale, buddista e sieropositivo, tre cose che non avrebbe mai potuto dire davanti a sua madre e alla sua famiglia.
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