A 50 anni dall’uscita di “A love Supreme” di John Coltrane arriva da Napoli un omaggio da parte del trombettista Pino Melfi a colui che può essere definito uno dei più grandi sassofonisti della storia del jazz.
Pino Melfi quartet feat. Nico Gori, supportato da Fabrizio Alessandrini e Carlo Ventura proprietari dell’etichetta campana “No Voices Record – Wakepress”, ha realizzato il cd “Re-playing John Coltrane”.
Il lavoro si avvale inoltre della collaborazione artistica del batterista Stefano Costanzo, del contrabbassista Renato Grieco e del milanese Marco Pezzenati al vibrafono.
Insieme alle riletture dei celebri brani di Coltrane “Fifth house”, “Naima”, “Pursuance” suite tratta proprio da “A Love Supreme”, “Transition” e “Big Nick” troviamo due inediti di Melfi “Conflict” e “De-Bodazz”.
Nelle note di copertina al cd il maestro Bruno Tommaso ha così scritto: “Un album questo in cui emerge la voglia di rileggere il passato attraverso nuove sensibilità e con un uso dei colori e delle dinamiche aggiornate ai linguaggi contemporanei, figlio della ricerca e dell’ispirazione del trombettista Pino Melfi che in compagnia di valenti giovani e del virtuoso ospite Nico Gori, realizza un personale percorso sulle musiche di Coltrane valorizzandone gli aspetti poetici attraverso un vivace trattamento ritmico e contrappuntistico.
Anche le composizioni originali ci confermano la presenza di uno zoccolo duro nel nostro jazz attuale, composto da musicisti in grado di gestire l’evoluzione di questo linguaggio con brillante consapevolezza e ampiezza di vedute”.
Melfi ha invece affermato che «È difficile e pericoloso cimentarsi e manipolare la musica di Coltrane: bisogna necessariamente porsi in una posizione di timore reverenziale. In quest’album non sfioriamo lontanamente l’idea del tributo al grande musicista. Il lavoro rischierebbe di sembrare ovvio e si correrebbe il rischio di compiere un sacrilegio dissacrando un’artista così intenso. Coltrane viene esplorato da una diversa angolazione. Non è il suo aspetto mistico ad essere enfatizzato, né tantomeno la sua arditezza armonica con le profonde e complicate architetture che hanno aperto un mondo nuovo alla strada dell’improvvisazione. In questo lavoro l’artista in questione è “solo” (si fa per dire) compositore di bellissimi temi, e in quanto tali, materiali ideali ad esser riarrangiati, manipolati e reinterpretati in atmosfere varie.»