A piedi nudi (psichedeliche ipnotiche nudità) è il nuovo disco di Silvia Conti, nome d’arte di Silvia Tognelli. Un gioco di parole compone il titolo di un album che sviscera un movimento pop-rock, dall’impetuoso suono. Dopo anni di grandi collaborazioni, di spettacoli teatrali, della vittoria al Festival di Castrocaro con la canzone Hey Ragazzo e della partecipazione nel 1985 al Festival di Sanremo, con il brano Luna Nuova, la cantautrice fiorentina torna sulle scene con un disco sociale, un disco d’amore, un disco assolutamente personale che restituisce Silvia Conti alla sua stessa musica.
A piedi nudi (psichedeliche ipnotiche nudità), edito RadiciMusic è un incontro tra corpo e spirito. Dodici brani dalle note dolci, ritmiche e di luminosa sacralità. La produzione artistica è quella di Gianfilippo Boni e del musicista Roberto Mangione, che insieme alla RadiciMusic Records e di Aldo Coppola curatore della pubblicazione, hanno dato forma ad un gran bel lavoro. Si parte con All Togheter Now in cui riconosciamo un melting pot vocale e sonoro. L’atmosfera spirituale, appare conclamata con le corde ritmiche che accompagnano Visioni. “Nel cielo l’alba di un nuovo giorno e un’altra volta mi guardo intorno, senza più niente da ricordare e tanta voglia di ricominciare”. A suon di ritmi afro pop, così canta con voce graffiante, Silvia Conti in Mattina. Noti psichedeliche, che si evolvono in un crescendo dalle linee sonore, ricche di echi immaginari, incontriamo in Borgognissanti. Un’invocazione di dolcezza e romanticismo poetico, dagli echi gotici, ascoltiamo in Mi minore dalla Leti. I suoni diventano decisamente rock nel brano Il canto della scimmia. “Noi le chiamiamo stelle ma forse sono solo desideri o sogni grandiosi di amici che sanno volare, oppure ricordi che bruciano ma non fanno più male”. Così si apre Opus Sufferta. Una traccia in cui l’accordo spirituale trionfa insieme ad un tripudio di suoni strumentali dal passaggio coinvolgente. La Conti porta alla ribalta nel suo A Piedi Nudi, una traduzione analogica del celebre Dancing Barefoot di Patti Smith. Timbrica decisa nei suoni e nelle parole di Tom Tom, un pezzo dall’intensa riflessione. “Mi guardi intanto e dici che è una storia, è dura anche per te uno strappo nella tua vita, ma vai”. Sembra quasi uno schiocco di dita che si “affianca” al sax quello che ascoltiamo in Vai. Espansione swing in Non dimenticar le mie parole. Un’interessante ripresa della cantautrice, del pezzo passato alla storia con Trio Lescano ed Emilio Livi, nato sotto la firma di Giovanni D’anzi nel 1937. Atmosfere zen in Midormi. “C’è un vento saporito che sussurra finalmente, la mia testa che si svuota poi di colpo si riempie…c’è pudore, c’è vergogna anche di quello che si sogna”. Riflessioni di crescita si accompagnano a sonorità vibranti, in un brano che fa da compendio ad un lavoro che abbraccia contenuti sociali a temperamenti d’amore, in un involucro dal pregiato disegno musicale.