Vince il rock dei Måneskin il Festival di Sanremo ed è quasi una novità perché di rado ha vinto una canzone del genere del resto è lo specchio dei tempi; ma ci sono degli artisti che avrebbero meritato senza dubbio la partecipazione o comunque un premio. Penso, ovviamente, a Peppino Di Capri con il quale ho scambiato quattro chiacchiere.
Cosa pensa di questa edizione del Festival di Sanremo?
«Mi è piaciuto, la strada intrapresa è sempre quella, però, ci allontaniamo dalla tradizione melodica italiana, ma se il percorso della musica è questo cerchiamo di starci dentro. I conduttori sono stati molto bravi e vorrei sottolineare la regia eccezionale, fantastica. Sulla durata ci sarebbe molto da dire perché erano tante le canzoni in gara, si parte con 18 o 20 e poi si arriva a 26 e con me saremmo stati in 27 (ride n.d.r.)».
In che modo si può seguire questo nuovo corso?
«Dobbiamo aspettare che cambi qualcosa perché fino a quando ci sarà il televoto saranno i giovani con i loro tanti stili emergenti ad avere la meglio. Io lavoro nella musica e devo dire che circa la metà dei big in gara non li conoscevo; questa cosa mi fa riflettere perché ripeto la musica è il mio pane».
Ha preparato qualche canzone per partecipare a questa edizione?
«No, ho due pezzi pronti che sono molto forti e che ovviamente sono brani tipici miei, ma che restano nel cassetto perché non sono convinto del sistema di votazione».
In definitiva è stato una edizione tutta positiva secondo lei?
«Divertente da un punto di vista visivo, il pubblico da casa ha potuto avere uno show di alto livello, perché poi diciamo tutti che non lo guardiamo ma alla fine stiamo incollati davanti allo schermo. Mi è dispiaciuto vedere che hanno dato spazio ad Orietta Berti, sempre giusta, intonata, grande professionalità, e non hanno pensato a me che potevo essere il contraltare maschile della nostra generazione. Del resto per me il Festival è casa vi ho partecipato per quindici volte e l’ho vinto in due occasioni. Poteva esserci uno spazio per me soprattutto pensando a quanti ospiti ci sono stati».
Non pensa che lo spazio riservato ai lavoratori dello spettacolo fermi da un anno si sia stato residuale?
«Si, forse dovevano essere i conduttori a cavalcare l’onda a mettere con decisione l’accento sul nostro settore che sta risentendo moltissimo della pandemia. Ci voleva coraggio e parlarne in maniera chiara e decisa con tutti sul palco a rivendicare attenzione, invece mi sembra che sia stato fatto in stile “vorrei ma non posso”».
Come immagina la prossima edizione?
«Sarebbe carino l’idea di abbracciare varie generazioni e scegliere artisti, soprattutto partenopei, che sappiano far rivivere la parte melodica della canzone. Come napoletani stiamo perdendo sempre più terreno della nostra tradizione, cerchiamo di fare qualcosa per Napoli».