Ieri sera, 16 dicembre 2013, al Teatro Diana di Napoli è andata in scena la canzone d’autore napoletana. Peppe Servillo insieme ai Solis String Quartet hanno omaggiato la tradizione grazie al loro spettacolo “Spassiunatamente”.
Le luci soffuse sul palco che lasciavano intravedere solo una chitarra, cinque leggii e un microfono hanno fatto sì che il pubblico aspettasse con ansia l’inizio dello spettacolo. La verità è che la cultura napoletana si associa sempre alla cultura degli eccessi. Eppure Peppe Servillo e i Solis sono riusciti nell’intento: hanno spogliato la canzone napoletana da tutti gli orpelli decorativi rivestendo ogni brano di eleganza e raffinatezza utilizzando solo il quartetto d’archi e la voce.
L’attore – cantante ha raccontato Spassiunatamente storie d’amore, di malinconia e di quotidianità. Inoltre ha raccontato l’uomo stesso, attraverso il quartetto d’archi che ha accompagnato versi incantevoli con una musica asciutta e funzionale che, brano dopo brano, ha saputo sublimare le emozioni.
I due violini, la viola e il violoncello hanno regalato al pubblico una potenza evocativa senza tempo: i Solis hanno spaziato dal valzer di “Era de Maggio” al tango di “Nustalgia”. Ancora, mentre in “Munasterio ‘e Santa Chiara” il quartetto ha regalato al pubblico note lunghe e struggenti, in “Guapparia” ha saputo sopperire alla mancanza di tamburelli e tammorre trasfigurando gli archi in mandolini.
Due i picchi più alti della serata: il primo quando Servillo ha lasciato il palco per permettere ai Solis di regalare al pubblico un momento esclusivamente strumentale in cui i quattro artisti hanno proposto la loro composizione dal titolo “Mozartango” in cui è stato possibile sperimentare l’intensità del Libertango di Piazzolla unita alla briosità del genio di Salisburgo.
Il secondo quando Servillo e i Solis hanno eseguito le loro versioni personali di “Està (Nun voglio fa’ niente)” e “Dove sta Zazà”.
Il segreto di questo concerto resta comunque nelle incantevoli interpretazioni del cantante che non ha recitato nessuno dei brani in scaletta, bensì li ha vissuti e fatti vivere ai suoi ascoltatori.
Nessuna performance è stata mai eccessiva, Servillo ha saputo dosare bene le emozioni. D’altronde “Spassiunatamente” sta per sinceramente, all’impronta, senza finzione ma con passione.
“Malinconico autunno”, “Dicitincello vuje”, “‘A serenata ‘e Pulecenella”, “O’ guappo ‘nnammurato”, “Che t’aggia di” sono stati invece i brani paragonati dal cantante a quelli che fanno parte del canzoniere dei trovatori a testimonianza che, nonostante i tempi cambino, le tribolazioni di ieri rivivono ancora nella storia dell’uomo di oggi.
Standing Ovation dunque per Servillo e i Solis String Quartet che, grazie alle loro meravigliose interpretazioni, sono riusciti a far capire al pubblico che la tradizione non fa parte del passato, bensì si proietta nel futuro. La tradizione, soprattutto quella della musica classica napoletana, non conosce barriere temporali, anzi: utilizza un linguaggio che non solo la rende attuale, ma universale.
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