“Peppe Diana. Il coraggio di avere paura” al Teatro Totò di Napoli. La memoria come diritto: non dimenticare persone come Don Peppe Diana è un obbligo per tutti noi, perché quest’ uomo ha ricordato che il compito della Chiesa deve essere un impegno profetico di denuncia che non deve e non può venire meno. “Dio – diceva Don Diana nella sua “predica” più famosa Per amore del mio popolo non tacerò – ci chiama ad essere profeti. Il Profeta fa da sentinella”. E lui ha seguito questa strada per tutta la sua breve vita, contro la camorra che a Casal di Principe occupa il vuoto creato dall’assenza dello Stato ma anche contro la chiesa che ha scelto la strada dell’omertà dimenticando al sua funzione principale. Uomo solo contro tutti ma coraggioso, determinato ed amato dalla gente.
Una figura ingombrante, che faceva paura per il suo coraggio, la sua voglia di fare di non nascondersi, di esporsi in primo piano, di non arrendersi. Questo piccolo grande uomo il 19 marzo del 1994, alle 7,20 del mattino, fu ucciso dalla camorra , su quell’altare che ospitava le sue omelie, le sue ˈiniezioniˈ di forza e coraggio.
Il teatro Totò in collaborazione con “Arteteca” ha voluto realizzare lo spettacolo “Peppe Diana. Il coraggio di avere paura” che ha avuto da subito il placet dell’associazione di promozione sociale “Comitato don Peppe Diana”.
Lo spettacolo debutterà al teatro Totò di via Frediano Cavara di Napoli lunedì 22 febbraio alle ore 10,30 in occasione della “mattinata sociale” e in serale martedì 23 febbraio alle ore 21,00, è stato scritto da Ciro Villano e Gaetano Liguori, con adattamento di Edoardo Guadagno e contributi video di Gennaro Silvestro. Protagonisti sono i trenta giovani attori, diplomatisi presso l’Accademia delle Arti teatrali del Teatro del Totò diretta da Gaetano Liguori con la volontà di completare, affrontando tematiche sociali come queste, non solo il percorso artistico dei giovani ma soprattutto quello umano e di vita.
Il racconto comincia nella chiesa di San Nicola a Casal di Principe, sono le 7:25 del 19 Marzo 1994 è san Giuseppe. Don Peppino Diana dirà messa molto presto quella mattina, poi si recherà ad Aversa all’ITIS A. Volta dove insegna. Per il pomeriggio i suoi amici gli hanno preparato una piccola festa per il suo onomastico, ma quella festa e quella messa annunciata per le 7:30 non saranno mai celebrate. I killer della camorra spezzeranno la sua vita con quattro colpi di pistola sparati a bruciapelo con rara ferocia in pieno viso. Peppino tre giorni prima della sua morte , era stato interrogato in procura sui rapporti d’affari tra politica e camorra.
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