Penelope, Sebastian è il titolo del nuovo album dei Winter Dies in June. La giovane band emiliana torna sulle scene dopo quattro anni dall’uscita dell’interessante disco d’esordio The Soft Century.
Penelope, Sebastian è un contenuto autoprodotto, in cui incontriamo la singolarità del fil rouge. La descrizione difatti è ritmata a ritroso. Un racconto che dall’epilogo, giunge fino al momento di primo incontro. Le dilatazioni strumentali, tipiche del post-rock con la melodia, il cantato più brit che dream pop, caratterizzano un lavoro maturo, dall’esaltante atipicità. La band è composta da cinque elementi: Alan Marenghi (vocal, synth), Luca Ori (chitarra), Nicola Rossi (chitarra), Andrea Ferrari (drums), Filippo Bergonzi (basso). Il giovane quintetto è riuscito in poco tempo ad imporre un sound dalle dinamiche indie post-rock. Influenzati da una molteplicità di contaminazioni, tra cui Explositions in the Sky, Mono, Band of Horses, Hefner, Fanfarlo, Blur e Pulp, i Winter Dies in June, debutteranno nel 2014 con l’album The Soft Century, un concept sovrastato da echi ed agganci. Oggi un ritorno con l’autoproduzione di otto tracce, che compongono Penelope, Sebastian. Un disco registrato in presa diretta ma in due luoghi diversi, per imprimere un rapporto tra posizione geografica e densità sonora. Il disco descrive il legame tra due persone che diventa insieme anche un legame di luoghi (Londra, San Francisco, New York), quelli dove si è sviluppato l’interscambio. Si parte con Aeroplanes in cui è facile immaginare un rimando alle timbriche dei Muse, arrivando però, ben scandito, quello che è il tempo ritmico dei Winter Dies in June. Un’elettronica melodiosa di piacevole suggestione riconosciamo in Sands. Si passa poi a Sebastian, il brano in cui la maturità sonora che accompagna l’album, incontra la sua più riconoscibile espressione. Vivace orchestralità in Boy. L’album si colora di contaminazioni. Il post rock si unisce alla melodia che caratterizza il cambio progettuale della band in Nowhere, in un passaggio dall’elettronica vorticosa che incontriamo in Space. Si giunge al pezzo Penelope. Anche qui viene diffusa una sonorità elettronica che fa da compagnia alla timbrica graffiante. Penelope e Sebastian si incontrano insieme a quello che li circonda, scandendo il legame tra tempo cronologico e tempo del ricordo. La melodia delicata di Different ci conduce alla chiusura dell’ascolto dell’intero lavoro discografico. L’accordo vocale diventa cadenzato, in perfetta sincronia con gli accordi acustici delle chitarre, in un incontro con le due voci quella presente e quella corale.
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