C’era un tempo in Italia in cui solo gli Articolo 31 e pochi altri portavano avanti in musica un modo di comunicare legato al rap americano. Tra i pochi altri c’erano i Gemelli Diversi, quartetto milanese sempre uscito dal collettivo Spaghetti Funk, al successo con pezzi melodici come Un Attimo Ancora (1998) e Mary (2002). Fino al 2013 tanti album e singoli di successo, anche il richiamo sanremese da parte di Paolo Bonolis (nel 2009) e poi la rottura. Nel senso che, “anche se non ci siamo mai sciolti, in 18 è capitato che qualcuno prendesse decisioni diverse”, ci dice oggi Strano, la voce melodica della band, il bruno alto di Cologno Monzese che è stato per anni anche l’immagine del lato pop dei Gemelli. Che oggi tornano con un album prodotto a due (Strano e Thema), con canzoni tra gli altri anche del mago del nuovo pop italiano Mario Cianchi, fine autore. Uppercut è un disco che riprende la vena popolare della musica della band milanese e la aggiorna, con un’interessante produzione di Luca Mattioni e Pietro Paletti. Sentite cosa ci dice Strano sul ritorno dei Gemelli Diversi nella discografia italiana.
La vostra matrice new school del rap oggi è vista come capostipite di un movimento. Come vi sentite?
«Non abbiamo inventato un certo genere di musica ma siamo stati dei pionieri. In quegli anni solo gli Articolo 31 facevano rap associato alla melodia. E anche oggi molti degli artisti che hanno successo si affidano a dei ritornelli cantati, perché alla fine abbiamo imparato la lezione dagli americani, importando il genere rap, ma siamo sempre italiani che come tradizione hanno il bel canto».
Questo vi ha facilitato anche nella diffusione all’estero della vostra musica?
«Abbiamo battuto molto anche l’Europa, e non solo perché all’estero è pregno di italiani e le nostre canzoni sono state apprezzate nelle comunità italiane in Germania e Svizzera. Abbiamo in Sud Africa e in Canada, dove c’è un italiano la nostra musica avrà sempre presa proprio perché si sente da dove arriviamo».
Con Uppercut cosa volevate dimostrare?
«Anzitutto, che il gruppo è ancora in piedi e non si è mai sciolto. Se guardo alla nostra carriera, sono molto soddisfatto, abbiamo fatto tutto, Ferstivalbar, Sanremo. Abbiamo avuto successo con una canzone, Mary, che ha avuto un risvolto sociale importante e tanti complimenti. Siamo riusciti a salvare qualche ragazza a uscire dalla piaga in cui parlavamo nella canzone. Due giorni fa Sfera Ebbasta e Ghali hanno avuto le palle per dire che sono nati e hanno iniziato facendo la nostra musica. Sai, c’era taboo su di noi, nessuno lo diceva fino a pochi anni fa. Mi sento gratificato perché se sono riusciti a fare successo seguendo noi, per osmosi siamo anche noi ad avbere successo».
Uppercut che disco è?
«Questo album non è assolutamente rap o trap. È album pop, siamo sempre stati crossover, mai fatto rap da puristi. La prima canzone famosa era tutta basata su una canzone dei Pooh, quindi figurati se potevamo essere rap. Non siamo della scena rap estrema, amiamo i ritornelli cantati, è la tradizione italiana il canto, non possiamo uscirne».
Come ti riguardi a fine anni 90, nel periodo degli esordi?
«È stato un plus essere tra i primi, l’occasione persa è stata la tecnologia che ha fagocitato la musica. Gli scarichi illegali hanno tarpato le ali non solo nel nostro caso. Noi ne abbiamo risentito, i fruitori della nostra musica erano un pubblico molto giovane che scaricava la musica gratis. Forse è stata occasione persa per crescere».
Sei da 18 anni la faccia riconoscibile di un gruppo di successo. Che vita conduci?
«Mi sono trasferito a Milano da 3 anni, ho sempre vissuto nell’hinterland. E me la giro in moto, tranquillamente, facendo le cose normali di tutti. Spesso non si scinde la persona dall’artista, io ho cercato di scinderla perché ho cercato di vivere come una persona di strada più che da artista. Quando esco c’è qualcuno che mi riconosce e mi chiede qualcosa, devo sorridere, rappresento un marchio che tuttora esiste il cui richiamo non si è affievolito, è ancora forte. Poi, essendo la voce melodica sono più identificabile e riconoscibile. Bisogna avere attitudine per riuscire a gestire il fatto di essere un personaggio pubblico. Ma non vediamo l’ora di tornare al nostro pubblico e cantare dal vivo i pezzi vecchi e nuovi».
I Gemelli Diversi incontrano il pubblico a Roma (26 ottobre, Discoteca Laziale) e Milano (27 ottobre, Mondadori via Marghera).
Questo il video de “La fiamma” il nuovo singolo: