Oggi più che mai non sei al passo con i tempi se non sei “social”. È l’inevitabile progresso con i suoi effetti collaterali: le principali vittime, al contrario di quanto si possa pensare, non sono gli adolescenti che conoscono bene lo strumento, ma i loro genitori. Le generazioni degli anta sono quelle maggiormente in pericolo e proprio questo “dramma” è andato in scena ieri 8 marzo al Teatro Augusteo di Napoli. Lo spettacolo “Non mi dire te l’ho detto” scritto e diretto da Paolo Caiazzo, in replica fino al 17 marzo. Il regista (che interpreta Vincenzo, amico di Guglielmo) era in scena con Ciro Ceruti (il dottor Guglielmo Martinelli), Yuliya Mayarchuck (Raffaella, moglie di Guglielmo, una ricca e affascinante donna russa), Franco Pennasilico (don Giusto, prete e amico di famiglia), Ettore Massa (ispettore dell’ufficio immigrazioni), Felicia del Prete (amante di Guglielmo) e Feliciana Tufano (assistente sociale) .
Il testo è stato scritto nel 1994, quando le prime chat e il corteggiamento anonimo cominciavano ad affascinare il popolo di internet, oggi lo spettacolo è stato rivisto e reso attuale anche attraverso l’utilizzo di modi di dire propri della nostra epoca. Il sipario si apre e il pubblico, inconsapevole, si ritrova catapultato in una scena che anticipa quello che sarà l’epilogo di questa storia. La storia che segue infatti, non sarà altro che un flashback utile per far capire il senso della scena iniziale.
La trama, il cui filone principale è quello del tradimento, racconta la storia di Vincenzo e Guglielmo, due amici che tra un equivoco e un altro si trovano a dover affrontare situazioni grottesche. La commedia si svolge negli interni della casa di un piccolo paese di campagna i cui proprietari (Guglielmo e Raffaella) hanno caratteri diversi: Guglielmo è impotente, colleziona storie extraconiugali e per non perdere il matrimonio con Raffaella, che desidera fortemente avere un bimbo, le fa credere che sia lei a non essere fertile. Raffaella invece è presa dal desiderio di maternità, vuole adottare un bambino, sotto sotto è legata al marito ma lo tratta con altrettanta rigidità ed isterismo. Vincenzo invece è un programmatore informatico che passa giornate intere davanti al computer. E’ introverso, imbranato e inesperto con le donne e solo grazie a Facebook riesce a conoscere una donna misteriosa che si fa chiamare con il nickname di “Madame Eiffel”. I due chattano, si inviano su Facebook messaggi d’amore e Vincenzo riesce ad ottenere un appuntamento a casa dell’amico Guglielmo che racconta alla moglie di dover partire per un convegno fuori città. Entrambi i protagonisti però sono ignari del fatto che la donna misteriosa è proprio Raffaella, la moglie di Guglielmo. A complicare questa già ingarbugliata situazione contribuiscono gli altri personaggi della commedia: l’assistente sociale Tedeschi, che visita la coppia per una probabile adozione, la sbronzatissima amante del dottore, un eclettico e poco perspicace ispettore dell’ufficio immigrazioni e don Giusto, con il quale è meglio non confessarsi molto.
La commedia è piena di piccoli colpi di scena svelati da non sense, equivoci, giochi di parole che dimostrano la trasversalità della lingua napoletana ed italiana. Caiazzo dimostra non solo di avere dei buonissimi tempi comici ma anche una scrittura moderna e fresca, che quando si aggrappa a luoghi comuni non è mai banalissimo. Ottima la recitazione, soprattutto quella di Ciro Ceruti che assieme a Paolo Caiazzo è riuscito a tenere il ritmo della commedia molto elevato tanto che le circa due ore sono passate velocemente. La regia è essenziale ma efficace soprattutto nell’entrata e nell’uscita dei personaggi che non sono mai in scena per caso. La frase “Non mi dire te l’ho detto” risulta infine il tormentone dello spettacolo, che ha il semplice scopo di sottolineare, con leggerezza, che cambiano i tempi, le mode e gli strumenti, ma restano invariate le umane debolezze.
Chiamatela commedia italiana, cabaret o come vi sembra più giusto; fate conto che non ve l’ho detto ma non ditemelo, andate a teatro.