Esce oggi, 21 aprile 2015, “Io sono”, il nuovo album di Paola Turci. Lavoro che racchiude e celebra i 50 anni anagrafici dell’artista e i suoi 30 di carriera. Un album che, volendo continuare ad usare numeri, va assaporato almeno tre volte prima di poter essere interiorizzato come si deve.
Al primo ascolto, infatti, ci si smarrisce tra gli arrangiamenti utilizzati per le dodici tracce edite di Paola: ogni singolo brano ha sicuramente fatto parte in maniera diretta o meno della nostra storia, eppure nessun di essi sembra somigliare al pezzo che conosciamo già. Questo porta a un capovolgimento dei brani e anche delle emozioni.
Ecco che il cd deve ricominciare dalla prima traccia: “Volo così” e tornare poi a chiudersi con “Ti amerò lo stesso”, al secondo ascolto sembra già di ritrovare dei vecchi amici più cresciuti. Riaffrontare l’album pezzo dopo pezzo equivale a un incontro del passato con la maturità del presente.
La magia però avviene al terzo tentativo e la consapevolezza che l’artista romana è riuscita impeccabilmente a reinventarsi si ha su una delle sue canzoni più conosciute, quella che a mio avviso può essere definita il fiore all’occhiello di quest’album: “Bambini”.
Stupisce il nuovo arrangiamento che, per chi come me la segue da sempre, supera di gran lunga quello dell’album “Volo così 1986-1996” altro suo best of.
Ciò però che più incuriosisce di questo lavoro, quello che rende ingordi e curiosi di capire cos’altro possiamo e dobbiamo aspettarci ancora da Paola Turci è racchiuso nei suoi tre inediti, distribuiti non a caso tra le 15 tracce.
“Io sono”, singolo d’apertura dell’omonimo album, è sicuramente il più radiofonico ma anche il più efficace per testo e musica. Leggerezza, brio e parole ben pesate: “nella vita l’abitudine non fa vedere mai la verità”. E la Turci cerca da trent’anni di riproporsi al suo pubblico in maniera sincera, ancora una volta è riuscita nell’impresa. “Questa non è una canzone” e “Quante vite viviamo” fanno il resto.
Durante la presentazione di “Io sono” l’artista romana ha spiegato che quest’album è nato in registrazioni notturne in studio. Ebbene, al famoso terzo ascolto, brano dopo brano si avverte la luminosità e la limpidezza della notte.
Tutto è presentato all’ascoltatore nella sua notturna nudità.
Dopo 15 tracce resta tanto silenzio, lo stesso presente negli arrangiamenti di questo album così essenziale. Termina l’album e sulla scia di quest’ultimo vien quasi da comunicare senza parole per non disturbare le dichiarazioni sussurate da Paola Turci cantando sottovoce.
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