La sua energia e quell’aria sbarazzina non ce la dimenticheremo mai. Pamela Petrarolo, l’ex ragazza prodigio del programma cult degli anni ’90 “Non è la rai”, torna alla musica e pubblica il nuovo singolo “Vivere a metà”. Mamma, ballerina e cantante, Pamela non hai mai messo da parte la sua passione e adesso torna più carica che mai. Il brano scritto dal giovanissimo e talentuoso Nicola Lombardo e accompagnato dal remix del dj producer VAGO, è stato realizzato da Stefano Acqua, chitarrista fuoriclasse e autore di pietre miliari della canzone come Niente di importante, il successo di Pamela scelto da Raffaella Carrà per il suo repertorio discografico e diverse esibizioni televisive. Il 19 ottobre sarà rilasciato l’attesissimo terzo album “A metà”.
Da quale esigenza nasce l’idea di fare un disco?
«L’amore per la musica. La musica è la mia vita. Dopo la fine di “Non è la Rai” non ho mai smesso di portare le mie canzoni sui palchi di tutta Italia, dalle discoteche ai festival musicali, le piazze, i club. Il mio è un pubblico affezionato che non ha mai smesso di seguirmi. In realtà il mio terzo album era in cantiere da tempo, se non da sempre. Avevo anche pronte delle canzoni inedite, provinate e registrate, che però non sentivo mi rappresentassero e ho deciso di accantonare. L’idea di questo album in particolare nasce dallo stimolo continuo dei miei fan, che da sempre avrebbero voluto ascoltare le mie canzoni sugli store digitali come iTunes e Spotify. I miei primi due album, “Io non vivo senza te” e “Niente di importante”, furono infatti pubblicati su CD e musicassetta negli anni ’90, e mai resi disponibili sulle piattaforme di streaming e download nate e cresciute negli anni 2000. Inizialmente l’idea era di riproporre tutte le canzoni in italiano incluse nel mio secondo album, tutte inedite e originali, scritte apposta per me da maestri della scrittura come Migliacci, Bracardi, Acqua e altri ancora. Poi, da cosa nasce cosa, e ho preferito riproporre le canzoni principali che più hanno rappresentato la mia storia televisiva, perciò ho selezionato i miei brani originali più belli e le cover più rappresentative che ho interpretato in TV e ancora oggi sono cliccatissime in video su YouTube e Facebook».
Che ricordi hai dell’esperienza a “Non è la Rai”?
«Un’infinità di ricordi emozionanti e indelebili. Per me è stata una scuola, e anche un doposcuola direi (ride, n.d.r.), ma soprattutto una casa, dove ho conosciuto persone meravigliose che ancora oggi fanno parte della mia vita. Molte delle mie amiche più care hanno partecipato con me a “Non è la Rai”. Ricordo l’emozione delle prime esibizioni soliste e in gruppo come ballerina, le prime esperienze in studio di registrazione, scoprendo di avere una naturale predisposizione per il canto che neanche immaginavo e solo grazie a Gianni Boncompagni ho scoperto e coltivato. Ricordo sessioni interminabili in sala prove per preparare la puntata del giorno dopo. Le prime responsabilità, oltre che come solista anche come coreografa, quindi l’impegno di dover gestire e seguire un gruppo di ballerine che dipendevano da me. Ricordo i pianti, le gioie, i sorrisi, l’affetto dei fan, e qualche delusione, come è naturale che sia quando lavori. L’esperienza che più di tutte mi ha formata e resa la professionista che sono oggi».
Ti mancano gli anni ’90?
«Mi mancano certamente, ma senza rimpianto. È una dolce nostalgia avvolta di magia. Nostalgia verso un periodo unico che come ogni momento storico porta con se una ricchezza culturale e artistica irripetibile. Sono molto contenta che in questi ultimi mesi si stia tornando a parlare molto di quel periodo. Con le mie ex colleghe del programma sono stata ospite di “90 SPECIAL”, il programma tributo di Nicola Savino, ed è stato un vero successo!».
Quali differenze ci sono con la tv di oggi?
«Per quella che è stata la mia esperienza televisiva posso dire che oggi manca il varietà che faceva da padrone negli anni ’80 e ’90. Oggi mancano i balletti maestosi alla Lorella Cuccarini e Heather Parisi, mancano le grandi orchestre che davano lustro alle più celebri trasmissioni del prime time. Manca la spensieratezza, il gioco, il divertimento che in quegli anni facevano sognare ad occhi aperti i telespettatori, portando a casa degli show di cui oggi possiamo godere solamente andando a teatro. Non critico la televisione di oggi, fatta di reality e talent, anzi alcuni mi divertono e appassionano, ed io stessa vi ho partecipato (“La Fattoria”, ndr), sono lo specchio della cultura attuale che si riflette nei social. Però, ecco, manca un po’ di magia, paillettes e lustrini».
La maternità ti ha cambiata?
«Naturalmente sì. Mi ha reso donna, e mi ha fatto capire che bisogna lasciar andare le delusioni e insoddisfazioni sorridendo sempre alla vita. La mia priorità sono le mie due figlie, il resto viene dopo. Se viene, bene. Altrimenti, ci sarà sempre un’altra occasione o una nuova via da percorrere».
Le tue figlie stanno seguendo le tue orme?
«Le mie figlie sono ancora piccole, amano cantare e ballare ma è presto per dire cosa faranno da grandi. Alice ha partecipato a un lavoro cinematografico di Asia Argento, che conosco molto bene e considero un’amica, ma è nato tutto per gioco».
Adesso cosa ti aspetti?
«Che questo album a cui ho lavorato per ben tre anni venga accolto come già sta accadendo con grande entusiasmo da parte di addetti ai lavori e fan. In pochi giorni dall’annuncio ufficiale dell’uscita ho ricevuto parecchi riscontri positivi e questo mi basta. Chiaramente mi aspetta un duro lavoro di promozione tra ospitate in tv ed esibizioni in giro per l’Italia che stiamo schedulando in questi giorni. Sono molto contenta e mi sento contornata da un’aura positiva stupenda».
Con chi ti piacerebbe duettare?
«Tiziano Ferro e Loredana Bertè».
C’è ancora un desiderio che vorresti realizzare?
«Mi piacerebbe mi venisse offerto uno spazio musicale tutto mio in cui cantare, ballare e intrattenere il pubblico televisivo con un feeling fresco e sbarazzino, per strappare qualche sorriso in più a chi lavora duramente ogni giorno e quando si siede in poltrona vuole svagarsi. Ma come dicevamo prima, la TV di oggi è cambiata e c’è sempre meno spazio per il varietà».