Ottima accoglienza al Teatro Nuovo di Napoli per “La Tarantina” di Fortunato Calvino. Trasposizione teatrale dell’omonimo docufilm – ideato e diretto sempre dallo stesso Calvino – lo spettacolo ha debuttato all’Off Off Theatre di Roma, riscontrando un ottimo successo di pubblico e critica.
Al centro della storia Carmelo Cosma (in arte la Tarantina), l’ultimo femminiéllo dei Quartieri Spagnoli, che oggi ha 82 anni. Per rendere la narrazione meno amara e più leggera, la Tarantina accompagna la sua pièce-testimonianza con la “tombola scostumata”, dove il significato di alcuni numeri raccolti nel “panariello”, fanno da apripista alle sue storie.
Il racconto ha inizio nel ‘45, l’anno della sua partenza da Avetrana, in Puglia, suo paese di origine, e ripercorre alcuni momenti della sua vita. Si passa dal suo arrivo a Napoli, subito dopo la guerra, quando ancora minorenne entra nel giro della prostituzione alla persecuzione della polizia. E ancora la partenza per Roma, dove conosce personaggi del calibro di Pier Paolo Pasolini, Federico Fellini, Laura Betti, Goffredo Parise e Novella Parigini, fino al suo ritorno a Napoli, la città dove ancora oggi vive.
«Non immaginavo – dichiara La Tarantina – che il mio racconto potesse interessare a così tante persone. In questo spettacolo racconto la mia vita, la mia storia, non c’è nulla di inventato. Non avevo mai fatto teatro prima, quindi per me è stata una grande soddisfazione. E di questo devo ringraziare Fortunato Calvino, che mi ha convinto a portare in scena la mia vita. Sono abituata a stare tra la gente, parlare con loro, ma ciò che mi spaventava era il pubblico teatrale. Per fortuna mi sono resa conto che è stata una paura iniziale, perché alla fine ho vissuto questa esperienza con una normalità assoluta. In scena sono stata me stessa».
«Questa pièce – dice Calvino – è una ricostruzione storica di quello che è la vita della Tarantina. Lei ha una potenza scenica da fare invidia a qualsiasi altro attore che lavora da anni in palcoscenico. Riesce a gestire il pubblico con una forza e una vitalità che ammiro tantissimo. Ho ritenuto che fosse un’esperienza da raccontare, in particolar modo pe chi non ha vissuto lo strazio di una guerra, il dolore, la fame. La Tarantina ha vissuto questo e molto di più, ma con grande forza è andata avanti».
Questa messa in scena è un chiaro riferimento di quanto la vita possa essere dura. Il personaggio della storia, vero e spontaneo, si ritrova a vivere momenti di sconforto, provando sulla sua stessa pelle, la fame, l’abbandono, il rifiuto, l’odio, il disprezzo e la crudeltà dell’essere umano. Nonostante tutto, ci ritroviamo davanti una persona che, pur consapevole dei soprusi e delle ingiustizie subite, è riuscita ad andare avanti, con forza e con coraggio, senza mai arrendersi, prendendo la vita con un pizzico di ironia, che oggi l’è servito per calcare le scene e raccontare agli altri le sue vicissitudini.
Ad affiancare la Tarantina sul palco, gli attori Stefano Ariota, Roberto Maiello, Carlo Di Maio, Antonio Clemente. Le scene sono state curate da Paolo Foti, il disegno luci da Renato Esposito e i costumi da La Rossa.