“Otello” da William Shakespeare con Gianni Sallustro, Mario Brancaccio e con Simona Esposito, Nicla Tirozzi, Peppe Carosella e gli attori dell’Accademia Vesuviana
del Teatro e Cinema per l’adattamento e la regia di Gianmarco Cesario in scena al Teatro Instabile Napoli.
La celebre tragedia vede come protagonisti Otello (Gianni Sallustro), generale moro al servizio di Venezia, la sua amata Desdemona
(Vincenza Granato), e Iago (Mario Brancaccio), suo alfiere intento, attraverso una fitta trama di intrighi, ad ottenere il grado di luogotenente che il moro, invece, ha
assegnato a Cassio (Alessandro Cariello) e a vendicarsi per la presunta relazione tra Otello e sua moglie.
Saranno le debolezze umane a fornire il terreno fertile per le spregiudicate macchinazioni dell’ “onesto, onestissimo” Iago, la cui furbizia e capacità
manipolatrici metteranno a nudo lo spettro di bassezze di cui è capace l’uomo:
egli, infatti, forte della fiducia di cui gode presso l’ignaro Otello, instillerà in questi il sospetto che la moglie lo tradisca con Cassio, prima
attraverso le parole, e poi tramite la “prova”, quella del fazzoletto di lei, di cui
Iago riesce ad impossessarsi e che meschinamente lascia in camera di Cassio, affinché questi lo trovasse e lo portasse con sé.
Basteranno questi elementi a convincere Otello del tradimento e a far esplodere la sua folle gelosia.
La facilità con cui lo stimato generale e abile stratega militare cade nella trappola, ne delinea tutta la sua debolezza intrinseca:
egli, infatti, è capace con forza e intelletto di piegare i più temibili nemici in battaglia, ma
non riesce ad accorgersi della falsità e dell’arrivismo di chi considera amico,
lasciando che pochi elementi, per quanto ben architettati, facessero crollare
l’amore che tanto professava.
In “Otello” non c’è spazio per il ragionevole dubbio, dopo pochi tentennamenti cade nella tela del ragno, e non v’è
possibilità di dialogo:
l’unico confronto aperto che ha con l’incredula e innocente Desdemona è violento e osceno, anticamera dell’omicidio che
seguirà poco dopo.
Il suo amore per la consorte, sinceramente ricambiato, si trasforma rapidamente in una relazione tossica:
Otello è, in realtà, un uomo debole e ingenuo, schiacciato dal peso di una mascolinità forzata che, non
appena viene messa in dubbio, non esita a fare della donna un oggetto di cui disporre a proprio piacimento, fino a deciderne della possibilità di vita e
morte.
La tragedia di Otello, dunque, attraverso queste tematiche esprime tutta la sua (triste) contemporaneità:
un archetipo che, come tutti i grandi classici, non smette di elargire il suo insegnamento e scuotere le coscienze, in cui la donna è vittima, ma non esita a lottare per gridare al mondo intero la
verità, come vuol fare il personaggio di Emilia ( Simona Esposito) a tragedia compiuta.
Lo spettacolo si chiude, non a caso e a ulteriore testimonianza dell’impegno sociale che v’è alla base, con le
attrici che recitano la poesia “Se domani non torno” di Cristina Torres Cáceres.
Inoltre, la più alta e potente carica istituzionale, che nell’opera originale era il doge di Venezia, è interpretata da
una donna (Nicla Tirozzi), una scelta che si pone in sintonia con il messaggio di denuncia e riscatto femminile di cui si fa portatore lo spettacolo.
Bravi gli attori, in particolare Gianni Sallustro che ha magistralmente dato intensità al suo Otello, sia nei momenti di iniziale fierezza, che nel climax di
follia omicida e disperazione,
Mario Brancaccio che, con voce melliflua e movenze serpentine, ha conferito al subdolo Iago tutta la sua carica di
conturbante ambiguità, e Vincenza Granato, nel ruolo di un’amabile Desdemona, quasi eterea.