“Ho una memoria molto selettiva: tengo con me le cose belle, cerco di cancellare quelle brutte, o se proprio non ci riesco, di accantonarle. È il mio modo per rimanere con gli occhi fissi sul futuro”. Orietta Berti
Dalla Sala della Rocca di Montecchio Emilia, in collegamento in streaming dalla piattaforma Youtube, Orietta Berti ha parlato della sua autobiografia dal titolo Tra bandiere rosse e acquasantiere, Ed. Rizzoli. Le hanno fatto da intervistatori di eccezione il sindaco di Montecchio Fausto Torelli e un caro amico Giacomo Manzotti.
Noi di Mydreams abbiamo seguito questo incontro consapevoli che una cantante così amata dal pubblico, che ha venduto 16 milioni di dischi, inciso oltre 1500 brani, partecipato a 11 Sanremo ed altrettante Canzonissima e superato i 55 anni di carriera non possa essere raccontata in poco più di un’ora di diretta. Tuttavia l’incontro si è rivelato sufficientemente esauriente e ha soddisfatto molte curiosità dei fan in collegamento.
Si è partiti ovviamente dal titolo del libro che ha un’apparente contraddizione tra le bandiere rosse e le acquasantiere e Orietta Berti ha detto: «Io sono nata a Cavriago, un piccolo paesino che rispecchiava l’umore dei libri di Guareschi ossia la simpatica lotta tra Peppone e Don Camillo. Mia madre si chiamava Anna Vittoria ma il suo essere comunista l’aveva fatta preferire il nome di Olga. In prossimità del 1° maggio casa mia diventava un laboratorio dove si confezionavano centinaia di bandiere rosse ed anch’io ne facevo tantissime da tappezzare tutto il paese. Mio padre Mafaldo invece era molto cattolico e mi portava sempre in chiesa, alle processioni, a Messa, mi raccontava la vita dei santi. Alla casa del popolo si ballava e si cantava e anche io cantavo e molti mi dicevano che avevo una bella voce. Più in là nel tempo andai anche dalla maestra di canto di Gianni Morandi a Bologna che disse a mio padre di non buttare al vento i suoi soldi perché io non sarei mai diventata una cantante. Secondo lei ero troppo mingherlina, insignificante, con poca voce e anche poco intonata. Ricordo ancora quel giorno e la timidezza mi giocò un brutto tiro. Il sogno di mio padre era quello di cantare e riversò su di me questo suo desiderio. Io partecipai al concorso Voci Nuove Disco d’Oro a Reggio Emilia, una manifestazione dove incontrai Iva Zanicchi, arrivata seconda e Gianni Morandi nono. (Vinse Paola Neri N.d.r.) Incontrai Giorgio Calabrese che mi chiese il numero di telefono dicendo che avevo una bella voce. Mi chiamò, andai a Milano a fare dei provini e conobbi anche Fabrizio De Andrè e Memo Remigi.Ebbi la fortuna di essere scritturata da una casa discografica multinazionale, la Polydor. Mi proposero di andare al Disco per l’Estate, una manifestazione canora molto in voga all’epoca con la promessa di fare le Canzoni di Suor Sorriso che furono incise e vendute nella sola Città del Vaticano. In un primo momento non volevo farle perché non desideravo rimanere legata al personaggio della suora ma era questa la condizione imposta. Andai quindi poi al Disco per l’Estate e vinsi con Tu sei quello di Alberto Anelli. Era il 1965 a da allora non mi sono più fermata».
È molto piacevole ascoltare Orietta Berti perché parla con calma anche se si vede che è emozionata a ricordare il tempo passato e gli incontri fortunati della sua lunga carriera. Incalzata dagli intervistatori prosegue il suo racconto: «1967 Ornella Vanoni non voleva cantare con me a Sanremo, preferiva un interprete maschile. All’epoca anche io avevo le mie insicurezze, vestivo quasi sempre di nero perché ero un po’ cicciottella. Comunque andai a Sanremo dove presentai con Les Compagnons de la Chanson (storico gruppo lanciato da Edith Piaf N.d.r.) il brano Io, tu e le rose. Sappiamo tutti quello che accadde: il suicidio di Luigi Tenco. Io non credo che quel biglietto lo abbia scritto lui di suo pugno. (Io ho voluto bene al pubblico italiano egli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché stanco della vita, tutt’altro ma come atto di protesta contro un pubblico che manda Io tu e le rose in finale ad una commissione che seleziona La rivoluzione. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi (N.d.r.) Fu un momento terribile. Fui al centro di una campagna denigratoria insieme alla mia famiglia da parte dei giornalisti e della critica. Superai questo momento grazie all’affetto del mio pubblico e quello di mio marito Osvaldo che da quel momento rinunciò al suo lavoro per seguire la mia carriera artistica. Poi arrivarono le Canzonissime che mi resero molto popolare. Incontrai Tony Renis che voleva farmi incidere Grande grande grande con le parole di Alberto Testa. Mina ne ha fatto un suo cavallo di battaglia. Forse è stata un’occasione mancata come anche quella di trasferirmi in USA per un anno e cantare per gli italoamericani. Ho preferito stare a casa con mio marito e i miei figli e fare concerti solo nella mia bella Italia. Negli anni ’70 poi diventarono tutti cantautori e la mia casa discografica puntò sulla folk music. Fu un successo: Come porti i capelli bella bionda, L’uva fogarina…Riscoprire le nostre radici fu una mossa vincente. E anche Morandi lo fece. Incisi 3LP che andarono a ruba. Io amo la mia terra che ha gente schietta, sincera. Poi sono iniziate le trasmissioni televisive con Fabio Fazio, Maurizio Costanzo, Celebrity MasterChef…».
Entrambi gli intervistatori sono d’accordo nel riconoscere che il libro è ironico, spontaneo, vero e rappresenta uno spaccato della storia italiana dagli anni ’50 ai nostri giorni nonché ricco di aneddoti. Vengono riconosciuti a Orietta Berti il grande rispetto per il pubblico e la sua proverbiale puntualità. Ancora oggi fa concerti ovunque e le sue canzoni sono state eseguite in quasi tutte le lingue del mondo ed incise da cantanti del calibro di Tom Jones e Dalida.
Orietta Berti continua a raccontarsi: «Ho avuto la fortuna di incontrare tre Papi. Giovanni Paolo II° per il concerto del Giubileo, Benedetto XVI° in qualità di giornalista perché avevo una rubrica su un giornale delle Ed. Paoline e Papa Francesco al quale ho regalato il mio cofanetto di canzoni per i 50 anni di carriera. È stato molto cordiale e mi ha rivolto una frase di Sant’Agostino: chi canta bene, prega due volte.
Ho incontrato tanti personaggi famosi quali per esempio il Dalai Lama e George Clooney che ho addirittura baciato, suscitando l’invidia di molte donne. Ho girato anche dei film e fatto dei fotoromanzi per Bolero e Grand’Hotel. A questo proposito ho un brutto ricordo. Dovevamo girare una scena su una barchetta in un lago. Sono venuti i pompieri a portarci a riva…».
Gli intervistatori continuano ad incalzarla con domande che ora riguardano il suo privato di mamma e moglie e il suo proverbiale collezionismo. Orietta Berti: «Non è stato facile avere due figli. Chiamai anche il famoso ginecologo della Loren, il professor Hubert de Waterville. Perchèi nomi di battesimo con la O? Nonno Oreste, mamma Olga e mio marito Osvaldo. Omar da Omar Sharif e Otis per la musicalità. Infatti ha un’origine greca e vuol dire uomo di fine orecchio. La mia nipotina si chiama Olivia. È vero: i nipoti si amano più dei figli.
Essendo del segno dei Gemelli già compro sempre il doppio di uno stesso oggetto. Colleziono tante cose ed arrivo fino a 90, poi smetto e non so perché. Solo per i Puffi ne ho 300 perché non piacciono solo a me ma anche ai miei figli. Ecco cosa colleziono: bambole (la prima me la regalò Osvaldo da fidanzato), completi da notte particolari per colore e tessuti, borse, scarpe ed acquasantiere molto preziose del ‘700 e dell’‘800 in marmo e/o in cloisonné. Amo molto gli animali in particolare gatti e cani. Forse avrei dovuto spostarmi per il mio lavoro a Milano o a Roma ma ho sempre preferito vivere nella mia terra. In provincia si sta meglio. So che il Comune di Montecchio vende cartoline con la foto della mia villa e mi fa piacere se questo può incrementare il turismo”. E ancora:” La mia canzone preferita? Tu sei quello e a seguire Quando l’amore diventa poesia. Finchè la barca va la faccio quasi sempre a fine concerto perché richiede uno sforzo vocale notevole. Potrei abbassarla di tono ma mi sembrerebbe di tradire il pubblico e di cantare un’altra canzone. Tra i prossimi progetti c’è quello di fare un altro cofanetto con canzoni inedite. Me ne sono arrivate moltissime ma non le ho ancora scelte. Sono per il momento impegnata a promuovere questo libro e mi dispiace di non poter incontrare i miei fan dal vivo».
Una carriera strepitosa e densa di successi non si improvvisa e la stessa Orietta Berti ne è consapevole quando dice con grande umiltà: «Ho lavorato sodo ma devo anche ringraziare le tante persone che hanno creduto in me e che mi hanno sostenuto ad incominciare da Osvaldo, mio marito. Entrambi abbiamo sempre cercato di non pensare solo al nostro guadagno ma di rendere soddisfatti anche tutti coloro che hanno lavorato con noi e che ci sono rimasti fedeli per tutti questi anni». E a pensarci bene non è poco soprattutto in questo periodo difficile per i tanti lavoratori dello spettacolo.