Oltre le quinte è il titolo del nuovo lavoro discografico di Luca Bash. Un album libero da ogni schema, dove ritroviamo una composizione di brani, in cui ogni musicista ha espresso la sua arte in base al proprio gusto. Un concept senza direzione artistica. Il lavoro discografico si compone di 15 brani, scritto è prodotto in italiano ed inglese. Difatti il lavoro in inglese s’intitola Keys of Mine che in italiano si traduce Oltre le quinte. Luca Bash, di origini romane, si dedica allo studio della musica negli anni ’90, prima con violino e successivamente con la chitarra.
La volontà di comprendere la composizione chitarristica lo spinge ad iscriversi all’Università della musica di Roma, uno percorso che conduce il giovane artista a produrre le sue prime 13 canzoni, tra cui “Dear John”, che lui stesso riconosce come il primo pezzo da poter presentare al pubblico. Nel 2006 viene invitato al Festival Internazionale di Piombino, ed in seguito forma la band, dal nome Bash, sciolta nel 2011. A seguito di un grave incidente, Luca Bash acquisisce una coscienza diversa rispetto la sua musica. Ricontatta il suo amico e chitarrista storico Giova (Giovanni) Pes, per l’inizio di un nuovo progetto: CMYK. Il duo realizza quattro EP di brani acustici, iniziando a diffondere il loro sound nel panorama internazionale indie. Nel 2015 il duo realizza Single Drops, che raccoglie il singolo “Your Tomorrow”, in una fusione tra chitarra latina e country americano, un lavoro molto apprezzato dalla critica.
Oggi, a distanza di anni, Luca Bash fa il suo rientro sulle scene co, Oltre le quinte, un progetto che nasce per omaggiare tutti i musicisti che hanno collaborato alla realizzazione dell’intero album. «Per quanto una persona possa partecipare ad un progetto per sperare che succeda qualcosa o per tentarle tutte, loro (i musicisti) sono gli unici che con un semplice gesto quale suonare e amare le mie canzoni, hanno di fatto reso possibile, il dare una forma a quello che io semplicemente sono: uno stupido artista che non ce la fa a rassegnarsi a vivere senza fare ciò che lo rende felice». Così come afferma il giovane cantautore. Si parte con Dietro le quinte, titletrack dell’album. «Riesco già a sentirli quasi fremere, ma non mi tocca quasi più la passione delle gente, che ancora non sa chi c’è dietro questa maschera». Un brano impegnativo che si muove sulle note pop. Una descrizione della finzione che si cela nella quotidianità di ognuno di noi. Ritmato e libero è Giorni così, segue Il Tuo domani, con un esordio di note malinconiche, che descrivono le speranze e le paure che ci accompagnano. Note country sono quelle che “lanciano” all’ascolto di Cafè Paradiso. “Che ti guardi attorno per non ridere, tu da sempre la mia dea, vorrei tu fossi mia”, così che fa una delle strofe di Tu non sai, una dichiarazione d’amore fresca, in cui si riconosce una nuova incisione del contenuto libero dell’intero disco. Polistrumentalità delicata con un sax che sa di “anima” sognante, ascoltiamo in Come il sole. Anche qui, riconosciamo una dedica d’amore che abbraccia concetti di speranza e di fiducia, descritti in musica. Le vibrazioni tipicamente indie, emergono con calda esaltazione in Nu Shu, un pezzo di ampio fascino e bellezza, che traspare dal contenuto delle note. “Non so chi sei ma è come se mi conoscessi già da un po’ e so il perché, è semplice per me fidarmi delle ipocrisie di un estraneo come te, educato, indifferente, rispetto a chi mentirà, temendo di farmi male, dolce”. Vibrano le parole in Candide bugie, pezzo di profonda riflessione, che cogliamo già dalle prime strofe. Suoni rock esplodono in Tre e non più tre. Un mood ovattato è riconoscible in Dr Hyde, un brano misterioso che si muove sempre sull’idea di descrivere lo spirito umano tra ego ed equilibrio. Piacevoli suoni accompagnano Swing Lover. Un tocco di leggerezza compone un pezzo, che ancora si concentra sulla paura dell’illusione. L’idiota è un brano che racconta di gente che scrive o sostiene un discorso senza senso e senza informarsi. La chitarra accoglie l’apertura di Al posto mio, un testo che ondula tra la delicatezza delle descrizioni ed un grido di ribellione, il tutto intervallato da un prezioso suono di sax. Sonorità dall’ascolto vibrante proseguono con Per non dire no, un brano di bella riconoscibilità nei suoni e nella voce, che qui diventa di appassionato rapimento. Il brano di chiusura del disco è Oltre le quinte, Controtempo. Una traccia che metaforicamente descrivendola, sembra disegnare il suono, così come l’olio sulla tela.
https://youtu.be/sW2DLg8vzSw