Era già stato in Italia in occasione del concerto estivo di Robbie Williams. Ora che la Sony rilancia Right Place Right Time in edizione speciale, con 7 brani inediti e un dvd che riprende uno show alla London O2 Arena, Olly Murs, l’astro brillante dell’X Factor inglese, è tornato per raccontarci com’è stato il suo anno di trionfi in giro per il mondo.
Ci dici come nasce la tua vicinanza con i Take That?
«Quando ho fatto l’X Factor inglese la trasmissione ha invitato Robbbie Williams e ci siamo conosciuti. Molti della mia etichetta dicevano che trovavano punti in comune tra me e lui e così abbiamo iniziato a frewquentarci, e ora con Robbie sono diventato proprio amico. È una persona speciale per me, un esempio da seguire. Vorrei essere forte come lui, che ha avuto una carriera lunga. Non si è mai arreso, quando negli anni ’90 aveva lasciato il gruppo, lo davano per morto e ora è di nuovo un artista di successo».
Hai ripreso anche il video di un suo successo in una sua canzone.
«Sì, mi piace fare citazioni. È successo che ho incontrato il regista del suo video Angels e mi ha detto che per la mia canzone Head on Heart voleva riprendere quell’idea. Così lo abbiamo mostrato a Robbie e lui è rimasto talmente entusiasta che ha deciso di comparire nel video. Mi passa un pallone da calcio, una scena simbolica ed emozionante».
Ora che vai come superospite nei talent show in mezzo mondo, cosa ti senti di dire agli aspiranti popstar?
«Che non devono pensare di essere arrivati in cima solo perché sono in tv per qualche mese. È una trappola in cui sono caduto anche io perché non so se qui è uguale, ma in Inghilterra tutti i giorni sui giornali si parla dei concorrenti di X Factor e quindi sei portato a pensare che seri a livello di Rihanna o Justin Timberlake. Poi ti vedi bene e sai che non sei proprio come loro, magari ha un’esposizione mediatica paragonabile a loro ma poi te lo devi sudare il successo».
Sei anche amico dei One Direction, ti piacciono?
«Non ho ancora scaricato il loro ultimo album ma lo farò. Sono molto contento per quello che sta succedendo intorno alla loro band, certamente non mi aspetto che la mia carriera prenda una piega simile, perché non ho tutta quell’euforia e fanatismo di ragazze attorno a me. Ma mi piacciono molte delle loro canzoni e recentemente a Tokyo abbiamo passato un po’ di tempo assieme. Sono dei ragazzi molto fortunati e molto abili a fare quello che fanno.»
È vero che per un periodo te n’eri andato a vivere in Australia?
«Sì era il 2008 e nel Sussex non c’era molto futuro per me. Avevo un lavoro che non mi piaceva, così l’ho abbandonato e me ne sono andato in Australia per starmene sulla spiaggia tutto il giorno in totale relax e ritrovare me stesso. In realtà mi mettevo a guardare tutte le belle ragazze che c’erano sul posto. Ma la musica era sempre in testa e quando ho deciso di tornare a casa mi sono messo d’impegno e ho pensato di fare le audizioni per X Factor».
Come è capitato il duetto con Giorgia?
«Non la conoscevo bene prima di arrivare in Italia e la mia casa discografica mi ha proposto questa canzone con le Did I Lose You. Così ci siamo incontrati e mi è piaciuta subito, ero perso nei suoi occhi».
Nei tuoi brani si sentono più i Maroon 5 che i Take That…
«Sono cosciente che l’utilizzo della chitarra funky è molto simile al loro sound. Per me è un grande complimento perché mi piacciono. Ma voglio essere anche ricordato per delle ballad, infatti il mio pezzo Dear Darlin’ è la prima canzone lenta che è conosciuta del mio repertorio. Recentemente l’ho cantata a un ricevimento con il principe Carlo e Camilla. Ho pure stretto loro la mano ma io vorrei conoscere la regina. Mi hanno detto che quella sera non era disponibile».
Il tuo primo successo internazionale è stato Troublemaker. Cosa pensi di quella canzone oggi?
«È quella che è andata in classifica in America e quindi è un pezzo importante della mia carriera, sono molto soddisfatto. È anche il simbolo di quanto sia stato forte il mio team a sostenermi in tutto il mondo. È fantastico essere in Australia, Giappone, Europa e America allo stesso momento. È anche la canzone che mi ha fatto viaggiare per tutti questi mesi. Ma non voglio vivere solo di successi, ne voglio fare altri e so che le cose si devono costruire per gradi. Non voglio l’hit istantaneo e poi scomparire. Mi sono messo d’impegno e ho scritto dei nuovi pezzi la scorsa estate e da febbraio tornerò a registrare. Voglio fare un nuovo album per la prossima estate».
C’è una canzone nella nuova edizione del disco che dice “Basta provare a cambiarmi”. A chi è diretta?
«Più che al mio lavoro è una canzone diretta alle persone che hanno rapporti con me. Tutti siamo stati in relazioni in cui il partner ti dice “non andare lì, non fare questo” e secondo me è una situazione negativa in cui trovarsi. Siamo sempre noi che vogliamo controllare gli altri. Il mio punto di vista è che più provi a cambiarmi, più io mi allontano. Io sono molto in controllo di quello che faccio. Musicalmente ne è venuta fuori una canzone con uno spirito un po’ country che mi sembrava adatto al repack del disco».