Occhi speciali sono quelli del radiotelescopio più grande del mondo: si chiama Alma e si trova a 5.000 metri di quota sulle Ande cilene, a Chajnantor, al confine con la Bolivia. Sarà lui ad essere grado di rischivere la storia di stelle e pianeti.
«Non abbiamo idea di come le teorie attuali possano cambiare, ma con Alma potremo avere nuovi dati e raggiungere una precisione tale da poter individuare anche le molecole organiche alla base dei mattoni della vita» ha spiegato l’astronomo Bill Dent che, nel centro di controllo di Alma, gestisce insieme ai suoi colleghi l’enorme quantità di dati raccolti dalle 66 antenne del radiotelescopio.
Se, infatti, in questo periodo storico di particolare entusiasmo per il susseguirsi di numerose scoperte di sempre nuovi pianeti esterni al Sistema Solare, i telescopi ottici sono a caccia di immagini, i radiotelescopi, come Alma, punto invece a studiare i meccanismi in base ai quali masse caotiche di gas e polveri cominciano ad aggregarsi per dare origine ai pianeti ed alle stelle. L’obiettivo è quello di riscrivere la storia delle origini, chiarendo i meccanismi che hanno portato alla formazione di pianeti, stelle e galassie. Per fare ciò occorre esplorare il cosmo utilizzando lunghezze d’onda inferiori ad un millimetro: soltanto in questo modo diventa possibile analizzare i singoli granelli delle polveri che potranno generare nuovi pianeti o i gas che daranno origine a nuove stelle.
«Le polveri sono oggetti interessanti e che possono rivelarci molte cose» ha osservato l’astronomo Bill Dent. Fare un salto in avanti in questa direzione è necessario, ha aggiunto, perché: «le teorie attuali della formazione dei pianeti considerano aspetti macroscopici, che non riescono a spiegare i meccanismi con i quali le polveri si aggregano e acquisiscono una massa sempre maggiore».
Ricordiamo ai nostri lettori che il radiotelescopio Alma è nato dalla collaborazione tra Osservatorio Europeo Australe (Eso), Stati Uniti, Giappone, Canada, Taiwan, Corea del Sud e Cile.