Nymphomaniac di Lars Von Trier racconta la storia di Joe (Charlotte Gainsbourg) è a terra, malmenata e svenuta in un vicoletto, quando lo studioso Seligman (Stellan Skarsgard) la trova, la porta a casa e la mette a letto cercando di farla riprendere. Da qui, partiranno i racconti della ninfomane Joe che dividerà la sua storia in otto capitoli: cinque per il Volume 1 e tre per il Volume 2. 5 e 3 sono anche i colpi, dietro e avanti, con cui la protagonista perde la verginità. Il “fortunato” è Jerome (Shia La Beouf), il primo a possederla e il primo che lei, forse, amerà veramente.
Nymphomaniac, presente nei cinema nella versione tagliata senza l’autorizzazione e senza l’intervento del regista, quindi, ripercorre le avventure di un’autodiagnosticata ninfomane dall’infanzia ai 50 anni.
Joe è fredda, calcolatrice, disperata e precisa nello scopare in tutti i modi, in tutti i laghi, in tutti i luoghi mentre Seligman è un mago nell’elevare questo suo eterno coatto ansimare in qualcosa di poetico richiamando la pesca, la successione di Fibonacci, la polifonia di Bach. Ma non basta, poesia non ce n’è, l’intellettualismo svanisce in preda ai sussulti da soft pornografia per famiglie.
In Nymphomaniac troviamo una splendida e completamente pazza Uma Thurman nella parte della moglie tradita, mentre brava e convincente risulta Charlotte Gainsbourg, contemporanea anche fra cento anni. Si attende il secondo Volume (a Von Trier è lecito dare la seconda chance) ma, nel frattempo, per chi ha voglia di emozioni forti mischiate a porno poetico ed estetizzante consiglio Shame di Steve McQueen e Shortbus del bravissimo e sempre underground John Cameron Mitchell. Di Nymphomaniac entra nella testa il desiderio della protagonista di volere altro oltre al tramonto, colori più accesi, emozioni più intense ma, poi, sarà l’amica e co-fondatrice del gruppo Mea Vulva, Mea Vulva, Mea Maxima Vulva a confidarle l’ingrediente segreto del sesso: l’Amore.