Gli studi sul volo di Leonardo da Vinci dopo cinquecento anni dalla morte, si animano incarnandosi in corpi perfetti di ballerini che sospesi nell’etere, come muovendosi in un liquido amniotico, danno vita a un mandala in continuo mutamento, nell’iniziale esagono di sfere accompagnati da un suggestivo Kyrie, un mantra sacro della nostra tradizione che conduce lo spettatore in un mondo di quiete, un Paradiso a tratti ipnotico fatto di quadri coreografici di impatto strabiliante. Dei veri e propri tableaux vivants animati da straordinarie voci e strumenti musicali rinascimentali nati dal connubbio produttivo di Nogravity e Fondazione Pietà de’ Turchini con la maestria della coreografa Marianna Porceddu e la direzione musicale di Walter Testolin. I canti e le musiche, tutte eseguite dal vivo, raccontano la storia di un Paradiso perduto i cui costumi egregi di Giusi Giustino fluttuano insieme ai ballerini/anime che come angeli sospesi nello spazio, creano storie di rifrazioni proiettive, dove il reale e l’illusorio hanno uno spazio condiviso e se solo ci si lascia cullare dalle immagini senza entrare nelle inutili domande della mente razionale che sviluppa mille ipotesi sul come sia stato possibile realizzare tutto questo impianto, si può davvero essere nella Festa del Paradiso che dà il titolo allo spettacolo. E così un uomo che si fa albero diventa tanti uomini con altrettanti rami/braccia o il grande abito magico da cui appaiono e scompaiono ballerine in posizione fetale come partorite dallo stesso e poi quattro cerchi che ruotano a ritmo con la musica da sembrare meduse nel mare o l’uomo che danza insieme alle luci che compongono costellazioni per raccontare dell’eterno dialogo fra l’essere umano e il cosmo. L’immagine tra le più belle di questo fantasmagorico spettacolo è l’incontro tra l’angelo e la donna velata, il dialogo in movimento fra i due con il gioco di intrecci dei due fasci di veli, bianco per l’angelo e blu per la donna, lascia davvero estasiati. È sempre difficile raccontare in parole ciò che le immagini evocano ed in questo caso lo è ancor di più, forse perchè non siamo più avvezzi ai fasti delle grandi cerimonie rinascimentali, di cui questa festa ricalca lo stampo o forse più semplicemente perchè non siamo più allenati allo stupore e al sogno che questa danza dona a piene mani.
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