“Natura profondamente personale che attira per la grazia ma respinge per il temperamento selvaggio”.
Auguste Rodin
Il Teatro Bellini di Napoli ha ospitato Camille di Francesca Gammella per la rassegna Napoli Teatro Festival Italia diretta da Ruggero Cappuccio.
Lo spettacolo trae ispirazione dall’opera letteraria Camille di Dacia Maraini in cui viene narrata la storia della grande scultrice francese Camille Claudel, sorella del poeta Paul ed allieva,musa e amante di Auguste Rodin.
La performance alla quale abbiamo assistito, coniuga sapientemente teatro, musica, danza e arte multimediale per raccontare una donna che ha combattuto per affermare il proprio talento e la propria indipendenza pagandoli a caro prezzo con l’internamento nel manicomio di Montdevergues nei pressi di Avignone e l’abbandono da parte della famiglia e dell’amante.
Camille Claudel ha subito per anni la prevaricazione fisica e psicologica del grande maestro Auguste Rodin fin dai tempi del loro primo incontro all’Accademia Colarossi manifestando prima una resilienza umile e dignitosa nei confronti di un uomo che per età poteva essere suo padre fino a sconfinare in una sorta di autodistruzione fatta di rabbia, solitudine, amarezza, frustrazione, delusione, alienazione.
Internata all’età di 48 anni distruggerà quasi tutte le sue opere annullandosi per la fama e la grandezza del suo uomo che resterà per tutta la vita legato alla moglie Rose Beuret dimenticandosi di lei.
Se il teatro deve non solo divertire o intrattenere ma far riflettere sui grandi temi esistenziali, Camille ne offre una ghiotta occasione. La vita e le opere della Claudel sono state fortemente influenzate dalle pressioni operate dai genitori e dal fratello Paul e dalla presenza a dir poco ingombrante del suo insegnante,mentore e amante Rodin che avrà copiato opere e idee della sua musa ispiratrice soffocandone non solo il genio creativo ma vitalità e ambizione. Tuttavia le figure che hanno rappresentato i carnefici di questa sventurata artista sono da ricercare nella madre che mai andò a farle visita in manicomio e nel fratello Paul che, sebbene colto e sensibile, l’abbandonò e non si oppose alla sepoltura della sorella in una fossa comune.
A sipario aperto Auguste Rodin (Roberto Solofria) inizia la performance con queste parole:”Nessuno ,dico nessuno, può raccontare meglio di me la storia di Camille Claudel. Io le ho risucchiato l’anima…”Gli fa eco Camille(Marina Cioppa) che, seduta su un trono di argilla, non smette di plasmarla con le sue mani sapienti e doloranti a causa dello sforzo fisico e creativo. La scena è un giardino ricco di alberi pieni di fiori e di luci che illuminano cinque danzatori (Maria Avolio-Roberta De Rosa-Martina Fasano-Aniello Giglio-Katia Marocco) che evocano gli altri personaggi della storia ma anche le creazioni artistiche di Camille tra le quali spicca La Valse (Il valzer) dove espressività e movimento assumono aspetti originali ed ineguagliabili.
Il dialogo tra i due protagonisti diventa ad ogni battuta sempre più serrato e scopre le fragilità di entrambi in un vortice di pensieri, ricordi, accuse, rimpianti.
Se lo spettacolo voleva regalare emozioni l’obiettivo è stato centrato.
Numerosi e calorosi applausi al termine della rappresentazione.
Per approfondire vi consigliamo la lettura dei seguenti testi: Odilie Ayrol-Clause Camille Claudel La sua vita, una completa ed interessante biografia e della stessa artista Sono come Cenerentola e Corrispondenza.