“Tina Pica 1884-1968” è il titolo dell’esposizione dedicata alla grande attrice di teatro e di cinema – formidabile “spalla” di Eduardo, Vittorio De Sica, Totò – a cinquant’anni dalla sua scomparsa.
La mostra sarà inaugurata Venerdì 15 giugno, alle ore 18, nell’ambito della “sezione mostre” del Napoli Teatro Festival Italia. Curata da Giulio Baffi e realizzata dallo scenografo Luigi Ferrigno, “Tina Pica 1884-1968” sarà allestita nello spazio Quartieri Airots (l’antica Chiesa della Congregazione dei 63 Sacerdoti) in via Carlo De Cesare 30 nei Quartieri Spagnoli di Napoli.
In questa occasione sarà inoltre proiettato in anteprima assoluta il docufilm “Fratello ricordati di Tina Pica” di Lucilla Parlato e Federico Hermann, prodotto da Identità Insorgenti.
La mostra organizzata da Vesuvioteatro.org, con il coordinamento di Angioletta Delli Paoli, le ricerche di Velia Basso e la collaborazione all’allestimento di Sara Palmieri e Laura Simonet, resterà aperta e visitabile, ad ingresso gratuito, fino a domenica 8 luglio (ore 17 – 20, lunedì e martedì chiuso).
«Tina Pica – sottolinea Giulio Baffi – ha lasciato il segno della sua forte personalità nella memoria di generazioni di spettatori e di attori. Le rendiamo omaggio ricordandola con una mostra ed un docufilm. Riapriamo per l’occasione l’antica “Chiesa dei 63 sacerdoti”, da tempo in disuso ma che diverrà a breve uno spazio teatrale e culturale. Nella Smorfia napoletana alla chiesa è attribuito il numero 84 , Tina Pica è nata nel 1884 ed è morta a 84 anni… così ho voluto costruire questo percorso dedicato a Tina Pica attraverso 84 testimonianze, tra fotografie “di famiglia”, immagini dai set cinematografici, ritratti, locandine, articoli, copioni, oggetti appartenuti alla grande, popolare ed amata donna-personaggio. Materiali messi a disposizione dai nipoti Franco e Francesco Pica, da Gioconda Marinelli, dall’Archivio del Teatro Diana, dalla Libreria del cinema e del teatro di Napoli e da tanti altri collezionisti cui va il mio ringraziamento».
Esposti, tra gli oggetti appartenuti alla Pica, il Nastro d’argento ricevuto nel 1955 come migliore attrice non protagonista in “Pane, amore e gelosia” diretta da Luigi Comencini, ma anche oggetti da toeletta, alcuni cappellini (“la sua passione”), il portasigarette ed il suo lungo bocchino di bachelite, fino agli occhiali di “Don Anselmo Tartaglia” del padre Giuseppe Pica, noto attore comico degli inizi del secolo scorso e acclamato interprete della maschera napoletana pasticciona e balbuziente.