Il Napoli Teatro Festival Italia sotto la direzione artistica di Ruggero Cappuccio, ha chiuso in bellezza il folto programma di eventi con uno spettacolo in prima nazionale dal titolo accattivante Bruce Springsteen: come un killer sotto il sole, per la regia di Francesco Tavassi con un’ineguagliabile Mariangela D’Abbraccio nella suggestiva cornice della Fagianeria del Real Bosco di Capodimonte.
Lo spettacolo, prodotto da Coop CMC/NIDODIRAGNO, nasce dalla drammaturgia di Leonardo Colombati autore del libro omonimo, un testo esauriente ed approfondito sulla vita e i brani composti dal 1972 al 2017 del grande cantautore americano, brani che non sfigurerebbero nel panorama letterario di un Walt Whitman o di un John Steinbeck, passando da Flannery O’Connor a Raymond Carver e perché no? La semisconosciuta e rivalutata recentemente Lucia Berlin, La donna che scriveva racconti.
Lo stesso Colombati avverte:”Springsteen, autore e musicista, ci propone una visione alternativa del Sogno mericano, rivelandone l’altra faccia, quella che riguarda gli ultimi”. E l’intero spettacolo si propone lo scopo di dimostrare attraverso i testi e le musiche del Boss questo assunto con la complicità di una delle migliori attrici del panorama teatrale italiano, Mariangela D’Abbraccio che con la sua potente sensibilità e fisicità dà corpo ai vari personaggi che affollano le canzoni del cantautore americano condendo il tutto con riferimenti costanti e puntuali alla vita vissuta da un ragazzo del New Jersey che è stato testimone attento delle politiche presidenziali da Truman a Trump, della guerra nel Vietnam, dell’uccisione dei fratelli Kennedy e di King, degli attentati dell’undici settembre e che in un lontano giorno del 1956, assistendo alla prima celebre esibizione di Elvis Presley all’Ed Sullivan Show, manifestò il desiderio di diventare come lui ed ebbe in regalo, a Natale, dai suoi genitori una chitarra di plastica.
Da quel momento la vita di Bruce cambia radicalmente e i suoi occhi di adolescente e poi di giovane uomo osservano la realtà e la trasferiscono prepotentemente in musica e in parole. Il processo creativo da quel momento non subisce interruzioni di sorta e il futuro Boss si accorge che sa parlare del vestito strappato e delle calze sfilate di Mery, del lavoro massacrante di Fred alla catena di montaggio in fabbrica,del reclutamento forzato di giovani alla guerra, dell’ attesa in una lavanderia a gettoni, della minestra scondita ed insipida degli eroi di Furore, del puzzo di sudore e di fumo dei cinema di periferia, della paura di attraversare un fiume ed un confine dove i corpi di quelli che non ce la fanno vengono recuperati gonfi d’acqua e senza palpebre mangiate dalle tartarughe, dei luna park, dei circhi di provincia,del rapporto tra due fratelli uno buono e l’altro cattivo,del desiderio di andare lontano e diventare adulti, delle strade polverose e uguali con la volontà manifesta dei perdenti di perdersi: “Voglio morire con te nelle strade stanotte in un bacio senza fine…”perché “di giorno teniamo duro nelle strade di uno sfrenato Sogno Americano” e perché “la notte appartiene agli innamorati, perché la notte ci appartiene e non possono farti del male ora…”.
Jon Landau ha detto: “Ho visto il futuro del rock&roll e il suo nome è Springsteen”.
Lo spettacolo in poco più di un’ora e mezzo ingloba e macina tutto questo attraverso la magistrale prova attoriale di Mariangela D’Abbraccio supportata soltanto da alcuni video che mostrano il Boss durante i suoi concerti con la E Street Band, un leggio, una chitarra sulla sinistra del palco, qualche luce e il chiarore della Luna a Capodimonte. La potenza dei testi e la voce unica e ben modulata dell’attrice compiono il miracolo di fedeltà ad un mito dei nostri tempi. Anche noi, al termine dello spettacolo siamo Born To Run e Born To U.S.A. nel fermo-immagine di Bruce che balla con sua madre Adele Zerilli di Vico Equense.