Il 12 novembre 2013 è uscito il terzo album del compositore e musicologo Lorenzo Materazzo. Si intitola “Nowhere” ed è il suo primo lavoro interamente da solista. Il pianista, rimescolando la musica classica con quella elettronica ha regalato ai suoi ascoltatori 10 incredibili tracce in cui ha racchiuso tutta la sua vita. Un lavoro rivoluzionario in cui è possibile ritrovarsi catapultati in epoche passate grazie a suoni del futuro.
Come è nato “Nowhere”?
«Avevo precedentemente lavorato nel duo Ex.Wave portando a termine ben due dischi. Avevo quindi molta esperienza con il piano classico e la viola elettronica. Ho pensato così di continuare da solo mixando classica ed elettronica. Io sono un pianista classico, ma fin da piccolo ho apprezzato la musica elettronica molto più di quella pop in quanto più ricercata e raffinata. Basti pensare ai Radiohead ad esempio…»
Quindi esiste una vera e propria affinità tra due generi così diversi?
«Indubbiamente: per quanto siano agli antipodi, la musica elettronica necessita dello stesso rigore della musica classica. Inoltre, al primo posto c’è sempre la ricerca sonora. Ho impiegato mesi interi per la ricerca di un singolo suono…»
Parliamo di uno dei brano più belli dell’album: “Le vent printanier (A Chiara)”…
«È nato per caso: molto spesso la sera mi capita di sedermi al pianoforte e improvvisare qualcosa. Una sera iniziai a suonare mentre ripensavo a un film che avevo visto qualche sera prima “Le chiavi di Sara”. Mia moglie, Chiara per l’appunto, era in cucina e venne a sentire quello che stavo suonando perché diceva che le ricordava un brano famoso. Quando le dissi che era una mia improvvisazione mi consigliò di registrarla e scriverla, perché un giorno l’avrei messa in un cd… e così è stato!»
Il capolavoro assoluto del tuo disco però è sicuramente “How to destroy the world”..
«Sono contento tu abbia apprezzato, in quando è sicuramente il brano più complesso di tutto l’album. Ho composto questo brano mentre guardavo delle immagini del famigerato 11 settembre. Ho pensato di essere al centro della caduta delle torri e raccontare con la musica quello che stava accadendo. Il riverbero della stanza infatti è uguale a quello che avrei avuto se davvero mi fossi trovato lì. Alla fine del brano per un attimo cerco di riavvolgere tutto e il pezzo ricomincia al contrario… Ma purtroppo nemmeno la musica può cambiare quello che è successo, può però ricordarlo.»
Hai in programma dei concerti?
«No, sinceramente per ora non è quello che voglio. Per di più il mio lavoro è difficile da riproporre live. Il mio sogno nel cassetto era realizzare questo cd e il primo passo è stato fatto. A me basta semplicemente essere ascoltato. L’altro giorno una signora che aveva appena ascoltato il mio cd mi ha detto: “Tu suoni un genere che non ho mai sentito prima”: ecco, credo di aver lavorato duramente a questo cd per ricevere apprezzamenti come questo, nulla di più. Adesso voglio vedere quale sarà la risposta del pubblico, poi si vedrà …»