È uscito oggi “No More Pain” (prodotto da Mariella Restuccia e Massimo Muti per Musitalia), l’album di debutto della pianista e cantautrice jazz Giulia Malaspina. Registrato a Boston, il lavoro discografico è un concept album legato alla tematica del viaggio, composto da melodie classiche, armonie jazz e groove latini con un’anima italiana, nel quale convivono diversi stati d’animo come la solitudine, la gioia, la paura e lo stupore. Abbiamo intervistato per l’occasione Giulia Malaspina.
Venerdì 24 maggio esce “No More Pain” il tuo album di debutto, un concept album legato alla tematica del viaggio. Ce ne vuoi parlare?
«È un album che ho iniziato a realizzare quando ancora frequentavo il Berklee Collage Of Music a Boston. L’idea è venuta fuori quando stavo preparando la mia tesi. Volevo fare della musica originale piuttosto che degli standard jazz. Così ho deciso di mettermi a lavoro ed è così che è nato questo primo album. Successivamente mi sono trasferita a New York dove hi rilavorato su questi brani con un produttore, e dopo aver vinto il Made in New York – Jazz Competition, sono andata a Boston per lavorare di nuovo a questo disco e così ho registrato di nuovo tutto e così è nato “No More Pain”».
Ogni brano contenuto in “No More Pain” rappresenta una fase della tua vita, quindi possiamo dire che c’è molto di te in questo disco.
«Si, è un lavoro autobiografico».
Qual è il messaggio che vuoi lanciare con questo album?
«Il messaggio è certamente positivo. Bisogna vivere la propria vita bene, credendo ai propri sogni e cercando di non farsi buttare giù da altre persone o da situazioni, perché è solo credendo ai propri sogni che riusciamo ad essere felici».
Pianista e cantautrice jazz, dopo il diploma presso la Civica Scuola di Musica Claudio Abbado, ti trasferisci a Boston. Parliamo della tua esperienza a Boston. Cosa ha rappresentato per la tua crescita artistica?
«Mi sono formata in Italia, però tutto quello che ho studiato in maniera più dettagliata e di avanzato arriva dagli Stati Uniti. Ho avuto la possibilità di essere in contatto con persone da tutto il mondo, quindi ho imparato molte cose sul posto. Ad esempio i miei amici brasiliani mi hanno insegnato la samba, i cubani a ballare e suonare la salsa. Ho avuto la possibilità di essere a contatto con tutto il mondo, pur vivendo solo in due città come Boston e New York».
Come mai ti sei avvicinata al jazz? Cosa ti affascina di questo genere musicale?
«Mi è sempre piaciuto, da quando avevo 17 anni ed ho visto i primi concerti jazz, per la sua libertà di improvvisare, l’interplay tra i musicisti, il fatto che ogni volta che suoni un brano non deve mai essere uguale. Queste sono cose che mi hanno sempre affascinato del jazz. L’ho studiato, lo faccio ancora, però l’album sarà sempre jazz, ma più popolare. Chiaramente non passerà mai come album pop all’orecchio comune, però sarà comunque una via di mezzo, quasi a metà strada».
Quali sono i tuoi riferimenti musicali?
«Per quanto riguarda i miei riferimenti musicali, ci sono quelli della passato, che ho apprezzato e conosciuto grazie allo studio. In generale, nel quotidiano ascolto molta musica moderna, perché come tutto si evolve, anche la musica lo fa. Ascolto molti gruppi emergenti a New York. Ad esempio gli Snarky Puppy li seguivo da prima che vincessero il Grammy e diventassero famosi. Lo stesso Justin Bieber, che non c’entra nulla con il jazz e lo seguivo da quando metteva i video da bambino con la chitarra. Ascolto per la maggiore artisti emergenti e pianisti».
Ascolti quindi solo musica straniera?
«Sono stata negli Stati Uniti molto tempo, quindi ascolto per la maggiore musica straniera, però ammiro e ascolto anche molti pianisti italiani come Stefano Bollani».
Domenica 26 maggio sarai in concerto al Blue Note di Milano per presentare alcuni brani estratti dal disco di esordio “No More Pain”, unitamente a quelli del tuo repertorio.
«Sarà sicuramente una serata emozionante per me. Questo concerto l’ho organizzato prendendo alcuni brani del disco, ma anche alcuni arrangiamenti del mio repertorio. Canterò sia in italiano che in inglese e i musicisti sono tutti di ottimo livello. Nel corso della serata ci saranno delle sorprese. Il primo brano lo eseguiamo in trio, poi a seguire ci sarà sempre un nuovo musicista».
Seguiranno altri live in Italia oppure tornerai negli Stati Uniti?
«Prevedo di fermarmi un po’ in Italia anche perché sto lavorando ad un altro disco per l’anno prossimo. Poi sicuramente dopo l’uscita del secondo lavoro tornerò a New York per qualche concerto che ancora sto organizzando, però la mia base adesso è in Italia. Mi piacerebbe restare qui».