Dal 17 maggio è disponibile sulle piattaforme streaming e in digital download Night shift, il nuovo brano del chitarrista padovano Filippo Bertipaglia.
Composto dallo stesso Bertipaglia e prodotta da Corrado Rustici, Night Shift è un brano che vuole andare oltre i canoni classici della chitarra acustica. Al suono della chitarra si unisce una cassa in quattro che dà al brano un’atmosfera quasi disco dance, scandendo il ritmo serrato della composizione insieme ad altre percussioni che ne rimarcano la vivacità. La sensazione di libertà e movimento che si è voluta trasmettere è accentuata da un effetto delay sulla chitarra che segue e sottolinea gli interventi delle percussioni.
Il brano proposto nel video è una versione alternativa di Night Shift, spogliata delle percussioni e degli effetti di chitarra, dando così al brano una dimensione più intima. Il video mostra l’artista suonare la chitarra mentre i suoni del traffico circostante lo avvolgono, quasi a rimarcare, con una dicotomia, l’essenza profonda di Night Shift.
Il tuo ultimo singolo si intitola “Night Shift”, com’è nata?
“Night Shift” è nata in veste elettrica per un brand di moda nell’epoca pre-Covid. Avrei dovuto eseguirla durante un fashion show in qualità di chitarrista-modello, esperienza molto divertente. A Corrado è piaciuto il brano e abbiamo tramutato il tutto in una versione suonata con la chitarra acustica, modificando solo alcuni dettagli rispetto alla versione originale. Lui poi ha fatto il resto in sede di post-produzione.
La tua tecnica ha avuto un largo riconoscimento all’interno del settore. Quanto lavoro c’è per diventare un grande chitarrista?
A volte mi sento abbastanza solido, altre volte mi vergogno per come suono perché sono estremamente esigente e non mi risparmio nulla. Non mi definirei un grande chitarrista ma ti ringrazio. Penso che il motore per essere il più confidenti possibile con la chitarra (così come qualsiasi altro strumento) sia la curiosità. Il mio approccio allo studio, invero alquanto massivo quando ne ho la possibilità, è sempre stato determinato da un appetito interiore che abbisogna di conoscenza. Sono così entusiasta nel mettermi a trascrivere, studiare, eseguire qualcosa che non conosco perché voglio arrivare a realizzare ciò che sento o vedo fare da qualcun altro e so che con le giuste misure posso farlo anch’io. Più impari e più ti accorgi che c’è un mondo da scoprire là fuori. Quando non ti pesa per niente studiare per ore e ore al giorno allora vuol dire che sei sulla buona strada per crescere come chitarrista e si spera pure come musicista.
Corrado Rustici, tuo produttore nonché mentore. Come vi siete incontrati?
Ho avuto la grande fortuna di lavorare per accordo.it in qualità di trascrittore e tra le tante cose ho realizzato degli articoli dedicati alle parti chitarristiche di Corrado con Zucchero. Sapevo che Corrado aveva visto le trascrizioni dopo la loro pubblicazione e ne era rimasto piacevolmente sorpreso. Da lì a poco lo intervistai (sempre tramite accordo.it) durante una delle sue tappe di tour clinics italiane, forte del fatto che lui sapesse che non ero un totale sprovveduto. Nell’occasione gli diedi un cd casalingo, dove avevo registrato dei brani di sola chitarra, chiedendogli gentilmente se avesse potuto darmi qualche feedback anche solo su uno dei pezzi contenuti. Immagina l’enorme stupore quando, dopo qualche mese, ricevetti una mail dove mi chiedeva se fossi interessato a farmi produrre un album da lui. Ancora oggi mi sembra surreale.
Hai realizzato anche una versione alternativa del brano, pubblicata su YouTube. Cosa troviamo di diverso?
La versione live è completamente scevra di qualsiasi elemento ritmico elettronico presente nell’originale: cassa, hi-hat, filtri, delay preponderante. Quello che trovate nella versione YouTube è il sottoscritto che suona in completa solitudine il brano circondato dai rumori urbani di Milano che vanno a sostituire quelli elettronici della versione originale. Ogni singolo estratto dall’album che uscirà avrà due versioni: quella studio (su Spotify, Amazon Music, Apple Music e chi più ne ha più ne metta) e quella live che si potrà assaporare solo in formato video su YouTube. La cosa interessante è che entrambe le versioni hanno una ragione di esistere; non è stato prodotto il video tanto per mettere in immagini i suoni realizzati in studio precedentemente ma ha un valore del tutto indipendente. Consiglio vivamente l’ascolto di tutte e due gli esemplari!
La tua formazione, tra conservatori e specializzazioni, è accademica. Pensi che nella musica di oggi, tra algoritmi e social, i giovani abbiano perso un po’ di interesse in questo tipo di formazione?
I social media, in particolare YouTube, contengono materiali musicali, didattici o meno, incredibili. Puoi trovare interi concerti da trascrivere o addirittura trascrizioni già realizzate, didatti che ti insegnano a menadito qualsiasi concetto teorico o tecnico e via dicendo. Il problema sta nel fatto, a mio parere, che quando c’è troppa offerta c’è sempre il rischio di perdersi ed essere fagocitati dal mare magnum di informazioni a nostra disposizione. Vedere tutto ma non approfondire nulla. Questo accade soprattutto a chi compie i primi passi nello studio di uno strumento musicale. Per assurdo YouTube o certe pagine Facebook/Instagram dedicate alla didattica penso possano essere meglio utilizzate da persone con un solido background che sanno cosa stanno cercando e cosa vogliono approfondire. Inutile dire poi che per certi aspetti l’esperienza vis a vis è impagabile. Detto questo sono anche un grande fan degli autodidatti che imparano sulla loro pelle quale soluzione funziona e quale non, sbattendo in continuazione i denti addosso agli errori commessi ma al contempo sviluppando delle spalle larghissime proprio perché coscienti della motivazione di cosa sia “giusto” e cosa non lo sia. Per me hanno una marcia in più. Ultimo commento: ci sono tanti giovani che vanno a scuola per crescere in un ambiente che possa essere stimolante con l’obbiettivo di ottenere un pezzo di carta che possa aiutarli in un futuro dove la musica possa diventare più facilmente una professione. I conservatori pop, così come altre accademie AFAM, invogliano moltissimi ragazzi a iscriversi e a percorrere un percorso scolastico. quindi direi che non si è perso l’interesse.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Far uscire il prima possibile il disco e suonare in giro per il mondo con lo scopo di far viaggiare emotivamente le persone con la mia musica. Davvero non chiedo altro.