Il grunge made in Italy dei Raniss esplode con Niente di Positivo, il nuovo Ep anticipato dal singolo Neve, disponibile in digital download e su tutte le piattaforme streaming. Cinque brani che esprimono sensazioni interiori. Loro sono Mario Policorsi (voce e chitarra), Alessio Dell’Esto (basso), Andrea Alunno Minciotti (chitarra). I Raniss si stanno imponendosi nel panorama musicale, con un genere alternative rock. Incuriositi abbiamo conosciuto più da vicino il loro “mood”.
Niente di Positivo è il titolo del secondo album. Si tratta di un invito ad accettare in modo naturale le difficoltà della vita?
«Direi che è una visione un po’ negativa di tutto, sulle difficoltà ma non solo. Un punto di vista con pochi arcobaleni all’orizzonte».
Neve è il singolo che lancia l’album. Quanta strada avete percorso dai tempi di Disordine ad oggi?
«A livello di band non moltissima, preparare e trovare la giusta strada ci ha portato via un po’ di tempo, ma dall’uscita di “Due minuti all’alba” siamo motivati e stiamo lavorando abbastanza, con le difficoltà di una band alternativa autoprodotta».
Il vostro è un genere alternative-rock e post-grunge. A chi vi ispirate?
«Diciamo che scriviamo quello che ci ispira il momento in cui viviamo e quello che ci succede, mentre a livello musicale i nostri ascolti sono molto variegati tra noi, dal blues fino alla musica degli anni ’90. I nostri artisti preferiti sicuramente si snodano tra Foo Fighters, Pearl Jam e Smashing Pumpkins».
Come nasce il nome Raniss?
«Raniss è un nome che nasce nel 1997 dal primo gruppo punk che avevamo io (Alessio) e Mario. Il nome nasce da me, il significato lo lascio avvolto nel mistero».
Aspettative e constatazioni di Niente di Positivo?
«Per n oi è solamente l’inizio, siamo già a lavoro e stiamo scrivendo nuovi brani! Il 2017 spero sia l’anno per un album completo».
Come nascono i vostri pezzi?
«In genere partono con la musica e la melodia di Mario e poi li arrangiamo insieme. Io mi occupo oltre che a suonare il basso, anche della stesura dei testi. La fase comunque più importante è quella in cui siamo tutti insieme in sala prove».
Neve è una composizione di idee tra la rinascita e l’abbandono sulle tematiche che toccano tutti. È un brano autobiografico?
«Direi di sì, ma non soltanto. Neve è un pezzo molto diretto in pieno stile grunge anni ’90, che rappresenta uno stato di disperazione tra l’incubo ed il surreale».
È previsto un tour per l’estate?
«Per quest’estate abbiamo una decina di date per poter presentare il nostro lavoro, speriamo di partire appieno per l’inverno».